lunedì 27 dicembre 2021

Sulla lenta agonia della Satira (la lettura è pesa e poco adatta alla digestione; si astengano coloro che non si occupano di Satira e Umorismo). Considerazioni extravaganti.

 A margine di alcuni miei interventi altrettanto marginalissimi sulla Satira su Facebook, riporto con qualche ritrosia, poiché so che l’argomento è indigesto come qualsiasi cibo natalizio ricco di lipidi, e sarebbe il meno, e di spezie esotiche, e qui si blocca il bolo, atte a ingolosire commensali adusi a gusti più tradizionali, qualche mio penso.

La lunga agonia della Satira ha molte cause. 

Lascio ad altri più esperti e competenti le ragioni di questo fenomeno abbastanza inquietante.

Una delle concause, comunque, a mio modestissimo avviso, è la difficoltà di molti nel capire che in una qualsiasi comunicazione ci siano molti livelli di interpretazione e non uno solo.

Dante per ogni messaggio indica stratificazione diverse: il senso letterale, quello allegorico, morale e infine quello anagogico. 

Diciamo pure che il sottoscritto, come molti suoi contemporanei, è già in difficoltà a raggiungere l'anagogico, e l’allontanamento da una visione “sovrannaturale” delle cose ha contribuito, e molto, all’ignoranza e ad una lettura parziale del Mondo. 

Questo vien scritto a parziale scusante di chi oggi si trova in estrema difficoltà ad apprezzare il messaggio satirico.

Mi sembra di capire che oggi e diffusamente ci ritrovi spesso nelle panie nel cogliere la differenza tra un messaggio letterale e un significato "altro". 

In soldoni: fare gli spiritosi confidando nella capacità degli interlocutori di capire che si sta scherzando sta diventando sempre più complicato (v. l'abuso degli emoticon con l'occhietto strizzato nella comuncazione scritta in Internet).

E ci fermiamo sui due livelli, eh!, quello letterale e quello che è “altro”.  

Dante, tanto per essere chiaro, prevede altri due scalini sive dislivelli che ormai sembrano irraggiungibili ai più: quello morale e quello anagogico.  

Pochi ormai arrivano a quella che, forzando assai la mano, Dante chiamerebbe la lettura allegorica di un testo  e che noi , che ci occupiamo di Satira, secolarizzati, chiamiamo ironica e sarcastica: ossia una “veritade ascosa sotto bella menzogna”.  

Tutto qui.

Per digerire la suesposta mappazza, vi consiglio un Tavernello con l'Idrolitina. E un ruttino liberatorio.


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