giovedì 28 dicembre 2023

Procrastinare. Domani è un altro giorno.

 Per puro divertimento avevo creato questa Fake News, ma non l'avevo pubblicata. Avevo la netta sensazione che pochi, pochissimi, l'avrebbero apprezzata. 

"Le solite esagerazioni di voi sinistronzi!" 


Ora, però, che vedo che la conferenza di fine anno è stata fissata al 4 gennaio, la ripropongo. 

Senza indugio. 

Otoliti o non otoliti, evitare quella che è stato dall'inizio del suo mandato un incontro sgradito con i giornalisti non compiacenti (o non troppo compiacenti, suvvia!) è una buccia di banana non da poco che indica la nuova strategia del Governo: "Procrastinare. Procrastinare. Fortissimamente procrastinare!"

E sorridere sempre,eh!, perché questo è il migliore dei Governi possibili! 

Intanto i suoi sodali brindano felici per la fine d'anno: la disoccupazione non c'è più e l'economia va d'incanto. 

O all'incanto? ;-)


sabato 2 dicembre 2023

Piccole notazioni amare prenatalizie.

 Molti conoscono il principio della rana bollita di Chomsky: la rana non si accorge di essere bollita e non reagisce, poiché il cuoco si è premurato di alimentare la fiamma del fornello in modo graduale.

C’è stata e c’è un’inflazione che ha eroso in questi anni e erode ancor oggi il potere di acquisto dei salariati: l’aumento di gas e luce è sotto gli occhi di tutti, ma basta andare al supermercato per capire che i prezzi sono aumentati e non di poco.

Allo stesso tempo, gli stipendi sono rimasti tali e quali.

Ogni tanto il Governo, con il trombetto di Rai, di Mediaset e dei giornali d’area, se ne esce con i comunicati trionfali (“La disoccupazione è in calo! Ci saranno nuovi bonus! Ci saranno aumenti per tutti!”).

La triste realtà è che gli stipendi lentamente si stanno erodendo, si incomincia a pensare di far cassa sulle pensioni, mentre le partite IVA e gli evasori totali e parziali si sentono in una botte di ferro: riduzione delle aliquote e controlli al lumicino.

Il divario tra classi abbienti e ceto medio impoverito si sta allargando e vi è un aumento graduale di chi vive sotto la soglia di povertà, compresi la categoria dei “working poor” ossia di quei lavoratori che per bassi stipendi o per precarietà devono rinunciare al pranzo o alla cena.

A questo vorrei aggiungere l’osservazione che lemme lemme il concetto di “guerra” è stato sdoganato, l’industria degli armamenti , anche italiana, sta facendo profitti incredibili fino a pochi anni fa e che l’elettorato bollito e non solo in Italia vota personaggi come Javier Milei in Argentina che sembrano usciti da un fumetto della Marvel o dal film “Idiocracy”.

Siamo, e mi duole dirlo, in un’economia che è già di guerra, prima che questa scoppi.

E le rane, noi, credono, mentre i fuochi di guerra esplodono qua e là, di essere in una vasca Jacuzzi, mentre il cuoco, col forchettone già pronto, si accinge ad alzare la fiammella sotto la pentola.

Ah, Buone Feste!  

sabato 18 novembre 2023

La politica dei piccoli passi: come imporre un sistema antidemocratico. Lezione n.2: La semplificazione.



Il Mondo è complesso. Per spiegare molti fenomeni non si può ricondurre tutto alle stesse cause.

I fenomeni storici e sociali ( e anche quelli esistenziali)  prevedono analisi complesse, pieni zeppi di “ma” e di “forse”.

Il nemico numero uno dei sistemi antidemocratici è, di fatto, la complessità.

Ciò che è complesso è difficile, è materia di “professori” e “professoroni” e non c’è peggior nemico dei sistemi totalitari che i seminatori di dubbi.

Tutto deve essere ridotto a una causa: non è detto che sia sempre la stessa, ma deve essere ridotta ad una sola. 

Due, quando va bene; tre creano confusione.

Il motivo del disagio e delle fatiche (economiche, sociali, esistenziali) deve essere unico e identificabile.

Il principio è comprensibile e, direi, quasi biologico: l’uomo è economo di natura (la linguistica insegna) e non ama sprecare energie.

Il Mondo, cinico e baro, ci rema contro, che colpa ne ho io?

Ecco dunque la tendenza della ricerca spasmodica del capro espiatorio: la società, la giustizia, gli immigrati, gli Ebrei, l’Islam, i poteri forti, la mamma e il papà.

La catarsi nello spettacolo tragico che vede comparire il capro espiatorio è formidabile: ci scioglie da ogni colpa e da ogni responsabilità.

La semplicità del meccanismo è anche il motivo del suo successo.

Chi parla di complessità va condannato: non c’è spazio, nel mondo piatto delle certezze artefatte, né per i “ma” , né per i “però”.

Ed ecco i movimenti sovranisti, nazionalisti e antidemocratici approfittare di un’ingenuità umana: la reductio ad unum.

Vellica la nostra natura, la nostra pigrizia e la nostra deresponsabilizzazione. 

E il nostro eterno infantilismo.



Però

Poesia di TRILUSSA

In un paese che non m’aricordo
C’era una volta un re ch’era riuscito
a mette tutto er popolo d’accordo
e a unirlo in un medesimo partito
che era quello monarchico per cui
era lo stesso che voleva lui.

Quando nasceva un suddito er governo
je levava una ghiandola speciale
per aggiustarje er sentimento interno
secondo la coscienza nazionale
in modo che crescesse nell’idea
come un cocchiere porta la livrea.

Se cercavi un anarchico .. Domani!
Macchè! non ne trovavi più nessuno
nè socialisti nè repubblicani
manco a pagarli mile lire l’uno
qualunque scampoletto di opinione
era venduto a prezzo di occasione.

Per questo in quel paese che vi ho detto
viveano così ch’era un piacere
senza un tirate là, senza un dispetto
ammaestrati tutti di un parere
chi la pensava differentemente
passava pe’ un fenomeno vivente.

Er popolo ogni sera se riuniva
sotto la reggia pe’ vedè er sovrano
che apriva la finestra tra l’evviva
e s’affacciava tra lli sbattimano
fino a che non pijava la parola
come parlasse a ‘na persona sola.

– Popolo – je diceva – come stai? –
E tutto quanto er popolo de sotto
j’arispondeva – Bene! Assai! –
– Ce pare d’aver vinto un terno al lotto! –
E il re contento, dopo averje detto
quarche altra cosa li mannava a letto.

Ecchete che una sera er Re je chiese
– Siete d’accordo tutti quanti? –
E allora da centomila bocche non si intese
che un -sì -allungato che durò mezz’ora.
Solamente un ometto scantonò
e appena detto sì disse però.

Vi immaginate quello che successe!
– Bisogna bastonarlo – urlò la folla
– Le indecisioni non sono più permesse
se no ricominciamo il tirammolla. –
– Lasciate che mi spieghi e poi vedremo –
disse l’ometto che non era scemo.

– Defatti appena er Re c’ha domandato
se eravamo d’accordo j’ho risposto
nel modo che avevamo combinato
ma un buon amico che c’avevo accosto
per fasse largo, proprio in quel momento
m’ha acciaccato li calli a tradimento.

Io dunque non ho fatto una protesta
quel però che mi è uscito in bona fede
più che un pensiero che c’avevo in testa
era un dolore che sentivo al piede.
Però, dicevo, è inutile se poi
ce pestamo li calli tra di noi.

Quanno per ambizione o per guadagno
uno non guarda più dove cammina
e monta sulli calli del compagno
va tutto a danno della disciplina.-

fu allora che la folla persuasa
je disse – vabè, però stattene a casa –

venerdì 10 novembre 2023

La politica dei piccoli passi: come imporre un sistema antidemocratico. Lezione n.1: La mitridatizzazione.

  I sistemi dittatoriali non sono fenomeni “puntuali”. Mi spiego: non si impongono d’improvviso, ma richiedono una preparazione “durativa”.

Quando si pensa alle dittature, si pensa subito al colpo di Stato.

No, storicamente molti dittatori si sono imposti piano piano, contando sulla complicità della borghesia impaurita. Un esempio luminoso è Hitler: dal reietto vagabondo, cacciato dall’Accademia d'Arte viennese, al Cancelliere votato democraticamente dal popolo tedesco, passa un decennio durante e dopo il quale la borghesia impanicata lo vota senza rimorsi. Democraticamente.

Orbene, ordunque: per preparare il nuovo sistema dittatoriale, riattualizzato, la politica dei piccoli passi funziona ancora; d’accordo, con qualche passo indietro quando l’aria che tira non è buona, tirando e ritirando la corda per vedere che non si spezzi prima del dovuto.

Esemplifico: il Presidente del Consiglio, la Ducia, aveva parlato dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica: era già un bello strappo. Ora rilancia: ci sarà l'elezione del Presidente del Consiglio.

Prima si spara la cazzata incostituzionale, poi si odora l’aria che tira e, infine, se non c’è reazione significativa, la si ripropone in forma peggiorata. Incostituzionalissima.

Ora, per attentare al diritto di sciopero, Capitan Findus tuona: “Che scandalo uno sciopero di 24 ore! Al massimo ve lo concedo di 4”.

La cazzata è evidente: Salvini può precettare uno sciopero per altri motivi, di certo non può sindacarne la durata (fatte salve le fasce di garanzia per il settore Trasporti).

Sparatala grossa, sta attendendo la risposta. 

Per poi spararne un’altra, anticostituzionale e motivata solo dallo stile autoritario che piano piano sta assumendo la nostra povera Italia.

La mitridatizzazione di queste sparate è colpa nostra.

Il veleno dell’autoritarismo non ti ammazza subito, ma lentamente. Piano piano.

E, se non ci ammazzerà perché ormai abituati al veleno, chiederemo a breve che qualcuno ci trafigga con la spada. Mitridate insegna.

venerdì 29 settembre 2023

La mela, il fico...e la pesca!

 


C’è una “cosa” (scusatemi il linguaggio vago) che viene trasmesso in Tv o pubblicato in Rete e che per qualche motivo ha qualcosa di anomalo (per la realizzazione, per il contenuto o per l’ ideazione).

L’anomalia deve colpire qualche aspetto della società, magari collegato a qualche tabu ancestrale: sesso, religione, famiglia, sangue o morte…

La “cosa” deve colpire per il linguaggio, per la lunghezza dello stesso, per l’uso anomalo degli stilemi comunicativi, per la distorsione per iperbole per eccesso o per difetto.

Non deve mancare, per dare pepe, qualche aspetto provocatorio e divisivo.

Si butta la “cosa” nell’etere nei canali più adeguati. 

Si shakera, magari la si insaporisce un po’ con qualche commento farlocco ad arte.

Si aspetta che il pubblico si senta provocato e intervenga per dire la sua.

Si eccita il Guelfo e il Ghibellino perché prenda posizione.

Anche se il Ghibellino se ne starebbe calmo e tranquillo, al primo attacco del Guelfo, indosserà l’usbergo e impugnerà il ferro.

La “cosa” si gonfia come la panna e viene rimbalzata dalla Rete ai giornali, dai giornali alla pubblica opinione e dalla pubblica opinione alla Rete con l’effetto dello specchio di barberia che moltiplica le immagini e le sensazioni di piacere e di disgusto.

Ed ecco che la mela (o il fico) di Eva che viene divorato avidamente da tutti, volenti o nolenti, perché tutti si sentano “come Dio”, padroni del bene e del male.

Ah, può essere una mela o una pesca, eh!

giovedì 6 luglio 2023

Incrinature

 


Interrompo il silenzio sul Governo. Come ho scritto nel post precedente, sto aspettando con calma e gesso che il pateracchio o ircocervo messo su alla bell'e meglio dalla Destra imploda come il Titan dei miliardari. 

Come il Titan, infatti, il governicchio è fatto di pezzi di risulta e la cabina di comando utilizza il joystick della Playstation per governare il sommergibile Italia. 

Purtroppo, i passeggeri paganti siamo noi.

Però, la piccola uscita della Santanchè mi è sembrata degna di nota: è, a mio modesto avviso, il primo scricchiolare delle giunture, il primo segnale che qualcosa si sta incrinando.

La notizia è di oggi: per scagionarsi la Santanchè ha riferito che le multe inviatele per divieto di sosta, per violazione di qualche ZTL etc. non sono sue. 

La sua Maserati è stata data, bontà sua, in comodato d'uso gratuito ai Carabinieri. Sapete come sono fatti i miliardari anche se sull'orlo del fallimento! Regalano e donano ai poveretti della città. 

Si chiama filantropia. 

Orbene ordunque, la Santanchè, impietosita perché i Carabinieri della scorta viaggiavano sulla Panda, poiché aveva qualche Maserati che le avanzava, ha pensato bene di locupletare i membri della sua scorta. 

Peccato che nel racconto-barzelletta si insinui il sospetto che i Carabinieri, una volta espletate le loro incombenze istituzionali, se ne andassero a spasso con il macchinone e gli occhiali neri, cumulando multe su multe. 

Ovviamente, senza avvertire la Santanchè. 

Insomma, dopo la banda della Uno bianca ci sarebbe la banda della Maserati rossa.

Non so se la Santanchè si sia resa conto di quello che stesse dicendo e da quale posizione: una carica dello Stato che addossa una colpa non all'opposizione o a qualche malvagia potenza straniera, ma a un pezzo dello Stato che dovrebbe essere sotto il controllo di chi governa mette nei guai se stessa e le istituzioni . 

In questo caso più che una pitonessa  la Santanchè si è comportata da uroboro, quel serpente che si mangia la coda e si autoalimenta con le proprie carni per poi scomparire...

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