sabato 18 novembre 2023

La politica dei piccoli passi: come imporre un sistema antidemocratico. Lezione n.2: La semplificazione.



Il Mondo è complesso. Per spiegare molti fenomeni non si può ricondurre tutto alle stesse cause.

I fenomeni storici e sociali ( e anche quelli esistenziali)  prevedono analisi complesse, pieni zeppi di “ma” e di “forse”.

Il nemico numero uno dei sistemi antidemocratici è, di fatto, la complessità.

Ciò che è complesso è difficile, è materia di “professori” e “professoroni” e non c’è peggior nemico dei sistemi totalitari che i seminatori di dubbi.

Tutto deve essere ridotto a una causa: non è detto che sia sempre la stessa, ma deve essere ridotta ad una sola. 

Due, quando va bene; tre creano confusione.

Il motivo del disagio e delle fatiche (economiche, sociali, esistenziali) deve essere unico e identificabile.

Il principio è comprensibile e, direi, quasi biologico: l’uomo è economo di natura (la linguistica insegna) e non ama sprecare energie.

Il Mondo, cinico e baro, ci rema contro, che colpa ne ho io?

Ecco dunque la tendenza della ricerca spasmodica del capro espiatorio: la società, la giustizia, gli immigrati, gli Ebrei, l’Islam, i poteri forti, la mamma e il papà.

La catarsi nello spettacolo tragico che vede comparire il capro espiatorio è formidabile: ci scioglie da ogni colpa e da ogni responsabilità.

La semplicità del meccanismo è anche il motivo del suo successo.

Chi parla di complessità va condannato: non c’è spazio, nel mondo piatto delle certezze artefatte, né per i “ma” , né per i “però”.

Ed ecco i movimenti sovranisti, nazionalisti e antidemocratici approfittare di un’ingenuità umana: la reductio ad unum.

Vellica la nostra natura, la nostra pigrizia e la nostra deresponsabilizzazione. 

E il nostro eterno infantilismo.



Però

Poesia di TRILUSSA

In un paese che non m’aricordo
C’era una volta un re ch’era riuscito
a mette tutto er popolo d’accordo
e a unirlo in un medesimo partito
che era quello monarchico per cui
era lo stesso che voleva lui.

Quando nasceva un suddito er governo
je levava una ghiandola speciale
per aggiustarje er sentimento interno
secondo la coscienza nazionale
in modo che crescesse nell’idea
come un cocchiere porta la livrea.

Se cercavi un anarchico .. Domani!
Macchè! non ne trovavi più nessuno
nè socialisti nè repubblicani
manco a pagarli mile lire l’uno
qualunque scampoletto di opinione
era venduto a prezzo di occasione.

Per questo in quel paese che vi ho detto
viveano così ch’era un piacere
senza un tirate là, senza un dispetto
ammaestrati tutti di un parere
chi la pensava differentemente
passava pe’ un fenomeno vivente.

Er popolo ogni sera se riuniva
sotto la reggia pe’ vedè er sovrano
che apriva la finestra tra l’evviva
e s’affacciava tra lli sbattimano
fino a che non pijava la parola
come parlasse a ‘na persona sola.

– Popolo – je diceva – come stai? –
E tutto quanto er popolo de sotto
j’arispondeva – Bene! Assai! –
– Ce pare d’aver vinto un terno al lotto! –
E il re contento, dopo averje detto
quarche altra cosa li mannava a letto.

Ecchete che una sera er Re je chiese
– Siete d’accordo tutti quanti? –
E allora da centomila bocche non si intese
che un -sì -allungato che durò mezz’ora.
Solamente un ometto scantonò
e appena detto sì disse però.

Vi immaginate quello che successe!
– Bisogna bastonarlo – urlò la folla
– Le indecisioni non sono più permesse
se no ricominciamo il tirammolla. –
– Lasciate che mi spieghi e poi vedremo –
disse l’ometto che non era scemo.

– Defatti appena er Re c’ha domandato
se eravamo d’accordo j’ho risposto
nel modo che avevamo combinato
ma un buon amico che c’avevo accosto
per fasse largo, proprio in quel momento
m’ha acciaccato li calli a tradimento.

Io dunque non ho fatto una protesta
quel però che mi è uscito in bona fede
più che un pensiero che c’avevo in testa
era un dolore che sentivo al piede.
Però, dicevo, è inutile se poi
ce pestamo li calli tra di noi.

Quanno per ambizione o per guadagno
uno non guarda più dove cammina
e monta sulli calli del compagno
va tutto a danno della disciplina.-

fu allora che la folla persuasa
je disse – vabè, però stattene a casa –

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