giovedì 28 febbraio 2019

mercoledì 27 febbraio 2019

"Mai dire mai". La caduta del tabù dei due mandati.




Sentire Di Maio derogare,  per ora limitato ai Comuni, al principio, discutibilissimo, ma fondativo del suo movimento, quello della non elegittibilità dopo due mandati, dopo, sottolineo "dopo", una pesante sconfitta elettorale, mi suggerisce un pensiero cattivello: il Movimento 5 Stelle è già prossimo alla dissoluzione e l'odor di cadaverina spinge chi è più vicino al corpo in decomposizione a trovare quanto prima delle vie di fuga.
Dire che i due mandati non bastano per chi si presenta alle elezioni nei Comuni significa solo, ma la mia interpretazione è malevola, preannunciare il passaggio di molti nelle prossime legislature, esteso il principio anche alle elezioni politiche, nella migliore delle ipotesi al Gruppo Misto, nella peggiore ad altro schieramento politico. 
I primi ad accorgersi che la nave affonda sono i topolini vicini al Capitano.

martedì 26 febbraio 2019

"Mai dire mai". Sulle promesse di Capitan Findus e sull'arte di succhiare il sangue agli alleati.



Capitan Findus per rassicurare l'alleato, che è più suonato di un pugile dopo il KO, promette e giura che non ritornerà MAI col Centro-Destra. Oggettivamente non gli conviene: vampirizzare il partito ora suo alleato gli conviene sicuramente di più, tanto più che i M5S hanno leader di carta velina. Dovesse cambiare casacca (cosa che trova assai piacevole) si troverebbe a fronteggiare l'Immarcescibile; quest'ultimo guida un partito che, pur ridotto di dimensioni numeriche, ha ancora qualche potere di attrazione, in particolare per quell'elettorato moderato che, pur approvando senza proferir verbo ciò che fa il Capitano, ama fregiarsi del titolo di “liberale” (in realtà, è la solita borghesia imprenditoriale che non ha mai smesso di accarezzare l'ur-fascismo italiano sia quando è can da pagliaio sia quando incomincia a mordere sul serio).
Il Capitano afferma: “Mai con Berlusconi”.
Scelta legittima: ha solo fatto i conti col pallottoliere e sa che, pur contando su un 35% dei voti virtuali, Berlusconi e alleati ne potranno portare al massimo un 15% e governare sul filo del rasoio in parlamento non è semplice, mentre ora la somma dei voti di Lega e Pentastellati supera abbondantemente la maggioranza assoluta.
E la Sardegna allora? Guardate i risultati: Solinas ha quasi il 50% dei voti (senza contare che c'è di mezzo il Partito Sardo d'azione). Va bene per vincere le Regionali, non per governare un Paese. C.V.D.
In realtà, Capitan Findus non attende altro che tornare nella sua sede naturale, ovviamente in posizione di forza. Sa, perché non è stupido, che, però, non potrà vampirizzare più di tanto l'alleato liberale con le politiche estreme che le sono ora care per raccogliere voti senza sbattersi più di tanto.
Drenare voti dai 5stelle, infatti, è molto più semplice; in primis, perché gran parte del suo elettorato (ed è più della metà del partito) è in pectore di Destra (l'espressione “non siamo di Destra né di Sinistra”, come molti hanno compreso, significa che è “prevalentemente” di Destra), mentre la restante parte, minoritaria, raccoglie la protesta degli orfani della Sinistra o di chi non ha altro da sperare e confida in qualche politica sociale che ormai la Sinistra ha abbandonato (lotta alla disoccupazione, difesa dei più deboli, attenzione alle aree marginali del Paese).
Usando un'immagine che non mi piace, appartenendo al linguaggio dei simpatizzanti del Capitano, per esemplificare: le zecche rosse prelevano il sangue da se stesse, mordendosi da sole, prosciugando le proprie energie e riducendo la loro massa corporea, le zecche verdi si attaccano e dissanguano le altre zecche che incontrano, non facendo distinzione di colore e confidando nella loro beotaggine. 
E ingrassano, come è loro natura, in modo parassitario. In voti e in denaro pubblico (che ritorneranno sia chiaro tra 80 anni).
arz©

lunedì 25 febbraio 2019

Open, Mentana e il nuovo giornalismo dei giovani: questioni di metodo.


Premesse: non intendo polemizzare con Mentana perché, com'è giusto, Mentana non mi fila per nulla (e fa bene e probabilmente mi “blasterebbe” in un nano-secondo), ritengo l'idea di un giornale online dei giovani (c'è proprio un limite di età per scrivere su“Open”) lodevole e, in ultimo, penso che il dispensare consigli ai professionisti perché si ha accesso ad una tastiera sia, in genere, un po' da sfigati e invidiosetti per essere stati esclusi dalla mensa.
L'ultimo punto mi riguarda solo in parte: probabilmente sono uno sfigato, ma non un invidioso.
Poi, ho un'età che prelude alla pensione, infine, l'esame da giornalista non lo passerei neanche se studiassi molto, non possedendone le qualità. I pasticcioni come me tutt'al più possono imbrattare fogli e far ridere il prossimo: non informano, ma, se gli va di lusso, dilettano.
Se sono intervenuto, dunque, nella questione, l'ho fatto solo per spirito civico: vorrei un giornalismo degno di questo nome. Desidererei che i “giornalisti” in Italia si potessero vantare di esserlo, non condividendo un'etica e una deontologia professionale lassa e di basso profilo, talvolta dettata dalla pigrizia, più frequentemente dalla mancanza di finanziamenti e, peggio, da finanziamenti che vogliono indirizzare la pubblica opinione in modo subdolo. E' inutile fare gli esempi: mi avete già capito.

L'episodio riguarda il ragazzo di colore che in Ospedale, per un dolore, al petto, viene invitato a morire da una voce fuori campo... ( Open )

Scrivo su FB, rivolto a Mentana:


Partiamo dalla premessa che gli episodi di razzismo esistono e chi lo nega ha la benda sugli occhi, ma un giornale on line, con le giuste pretese di fare un nuovo tipo di informazione, non deve comportarsi come un qualsiasi utente di Internet. Anch'io, sul mio divano, posso costruire un articolo sull'episodio (e lo faccio per mio diletto), ma non sono un giornalista. Un giornalista, a mio modestissimo avviso, non dovrebbe abbeverarsi solo dal pozzo delle dritte delle agenzie, tanto meno da quello delle notizie prese qua e là da Internet. Si alza, chiama l'interessato, va a scassare gli zebedei in Ospedale per individuare il responsabile (che c'è ed è udibile), intervista telefonicamente i protagonisti (e non copincolla dai profili Facebook). Insomma, notizie di prima mano non di seconda e di terza, vaglio della componente soggettiva da quella oggettiva and so on.
Non ho alcun titolo per insegnare il mestiere a chi dovrebbe già conoscere l'ABC e quindi non continuo, proprio perché ho rispetto dei ruoli.
Le fonti, lo sappiamo, sono sempre difficili da valutare e, anche se il giornalista non è uno storico, ha un notevole vantaggio su di lui: i testimoni sono ancora vivi e vegeti e possono essere consultati.
Se poi il problema è pagargli la connessione telefonica o la benzina per recarsi sul luogo...non ne usciamo”.

arz

domenica 24 febbraio 2019

Ritorna "Pissi pissi bao bao". Cose di scuola (Severamente vietato a chi non si occupa di scuola).



Piccola osservazione oziosa e sicuramente inutile suscitata dall'episodio di Foligno (i cui contorni sono ancora oscuri e pertanto è bene che non si giudichi alla leggera) e dallo stimolo offerto da una mia amica che ha vissuto un “esperimento sociale” nella classe di sua figlia (ma era una terza liceo, eh!).
Va molto di moda anche a scuola la proposta di questi esperimenti per veicolare alcuni contenuti educativi. Tutto ciò prevede, innanzi tutto, un coinvolgimento emotivo. Cosa e buona e giusta, perché si sa che, in particolare a una certa età, la lezione frontale ha l'unico effetto di provocare non solo sbadigli, il che sarebbe il meno, ma, da quel che dicono pedagoghi e psicologi, anche un impatto nullo sull'apprendimento.
L'idea, quindi, è quella di presentare, e lo si fa anche con un pubblico adulto, un contenuto a forte valenza emotiva (un filmato, una simulazione, un'attività le cui ragioni si scoprano piano piano e di cui i partecipanti siano all'inizio dell'esperimento all'oscuro) e poi attraverso la riflessione e la discussione veicolare concetti specifici e/o promuovere nuove sensibilità su alcune tematiche.
Il docente esperto sa, dovrebbe sapere... , come valutare l'impatto emotivo, anche se non può prevederne tutti gli effetti: ad esempio, far vedere un filmato in cui un tossicodipendente si droga endovena e passa la siringa al suo compagno di sventura , ad esempio, ha sicuramente un impatto visivo-emotivo (e non lo si presenta a ragazzini delle Medie), ma anche in una quinta liceale ci sarà chi non reggerà l'immagine cruda e si sentirà male.
Valutare il contenuto, insomma, non è sempre facile e le variabili da considerare sono molte: il grado di maturità della classe, la presenza di allievi con determinate problematiche, l'opportunità dei contenuti, il legame con il programma stabilito ad inizio anno e, non ultimo, la capacità di contenere l'impatto dell'esperienza da parte del docente.
L'insegnante sa di muoversi in una cristalleria, il che comporta sempre qualche rischio. Ma chi non risica non rosica e tenere lontani, in particolare i ragazzi più grandi, da alcune tematiche, per paura delle eventuali conseguenze, lasciando che questi ultimi si informino in modo disordinato solo nel Mare magnum di Internet non va bene lo stesso. E, per fare un esempio umoristico (e mi compete), sarebbe come delegare l'educazione sessuale degli adolescenti alla visione di YouPorn per evitare che qualche genitore si lamenti con voi perché avete parlato di contraccettivi nella vostra classe.
Quel che temo, però, è , per via indiretta, la suggestione di Internet sui docenti più giovani.
Gli “esperimenti sociali” sono all'ordine del giorno su Facebook e alla fine del filmatino è ovvio che molti pensino: “Che forte! Sarebbe bello farlo in classe!”
In questi casi è meglio dar retta agli psicologi esperti: spingere troppo sul versante emotivo, quando non si sanno gestire gli effetti, dovrebbe indurre a una notevole prudenza. Quando c'è un rischio di destabilizzare il paziente, tra l'altro, gli psicologi sono obbligati a far firmare il cosiddetto consenso informato.
Ammesso e non concesso che l'episodio di Foligno sia stato un esperimento sociale, umiliare un bambino e isolarlo dagli altri, tenendolo all'oscuro di ciò che si intende fare, anche se il fine fosse stato quello di veicolare il concetto che la segregazione è un male, equivale all'operazione del chirurgo che si ostini a voler trapiantare il cuore ad un paziente senza anestesia e con un coltello da cucina come strumento di incisione. Anche se l'operazione riuscisse, il paziente sarebbe in qualsiasi caso morto. Capire il nesso di causalità fa parte della base obbligatoria richiesta ad un docente. Insomma non basta l'analisi grammaticale dell'insegnamento, ma è necessario approfondirne anche l'analisi logica e del periodo.
arz©

sabato 23 febbraio 2019

La "pietas" ad intermittenza. Formigoni e i poveracci.


Anch'io non godo nel vedere qualcuno in galera, nemmeno Formigoni. Ci mancherebbe! Sono un buonista! 
Ma i cattivisti di sempre, quelli che giocavano con i cappi in Parlamento, come mai si sono in parte convertiti al melenso e vituperato buonismo?
Perché alcuni telegiornali su migliaia di immagini presenti su Internet, invece di scegliere tra le immagini di Formigoni al Potere, quando affermava senza vergognarsi che l'unico giudizio che conta per lui è quello di Dio e mostrava la faccia del peggiore degli impuniti, scelgono ora la foto sotto riprodotta che muoverebbe a pietà anche il più duro di cuore e il forcaiolo abituale?


L'ultima domanda: perché lui, proprio lui, quello che ha inquinato CL che era un movimento criticabile, ma pulito, che ha creato quell'ircocervo di interessi ad excludendum della Compagnia delle Opere, che risulta al terzo grado di giudizio colpevole, merita ora l'interesse di tutti, mentre il tossico da tre soldi, l'extracomunitario piccolo spacciatore, chiunque delinqua per qualsiasi ragione, ma non sfoggi camicie variopinte e non conti su amicizie altolocate, può marcire in galera per tutta la vita (“Buttiamo via le chiavi!”) che tanto di loro non frega niente a nessuno? 
Insomma, da buon buonista o falso buonista, auspico che la “pietas” sia equamente distribuita o, se, come affermano a corrente alternata a seconda dei propri interessi i cattivisti, non c'è, perché l'è morta, logica vuole che non ci sia nessuna pietà. 
Nemmeno, però, per quelli che hanno portato via 49 milioni all'erario pubblico e fino a poco tempo fa sedevano tranquillamente e impunemente al Senato cum bulla del Capitano Ottimo Massimo. E si butti via la chiave!

Per chi ha la memoria del pesce rosso, eccovi altre foto di Formigoni imperante; simpaticissimo, vero?



arz©

"Specchio!" ovvero l'oziosa provocazione della Pravda de noantri: il razzismo dell'antirazzismo.

C'è un gioco infantile che consiste nel mettersi l'uno di fronte all'altro e imitare i gesti, le smorfie e le boccacce di chi è davanti a noi. Ad un certo punto, non si capisce chi imiti e chi sia stato imitato.
Il gioco è bello, eh, ma appartiene all'infanzia poiché, per chi non ne conosce il funzionamento, lo specchio è un oggetto meraviglioso e magico.
Ecco il pessimo giornalismo che contraddistingue l'informazione in Italia  si comporta nello stesso modo.
C'è un clima di intolleranza e questo nessuno lo può negare.
La Sinistra cerca di dimostrare che il clima di intolleranza è incentivato dal Governo o che comunque il Governo è responsabile dell'emersione dell'intolleranza. E' una tesi che va dimostrata. 
Chi è contrario a questa tesi dovrebbe dire: no, non c'è un clima di intolleranza oppure l'intolleranza c'è sempre stata, ma qualcuno sta puntando l'occhio di bue dell'informazione sul fenomeno ad arte.
No, “La Verità”, la Pravda della Destra italiana, non ci sta.
Evidentemente percepisce che l'intolleranza è in aumento. E negarlo sarebbe stupido. 
Potrebbe incolpare Facebook che ha dato libero sfogo agli ubriaconi da bar e ai violenti, la crisi economica (ma evidentemente non conviene tirar fuori l'argomento, quando gli alleati sono al Governo), la scuola o qualsiasi parafulmine che si utilizza in simili occasioni. 
No, “La Verità” utilizza la tecnica dello “Specchio”: il vero razzismo è quello degli antirazzisti.


Come sto osservando da un po', non c'è solo il problema comunicativo legato alle parole, ma anche quello della logica (e, probabilmente, della sintassi). 
In primis, l'espressione razzismo unita a quella di antirazzismo implica l'esistenza del concetto di “razzismo” (parola che, a mio avviso, andrebbe sempre utilizzata con le pinze: il razzismo si manifesta quando dai del “selvaggio” all'uomo di colore e utilizzi l'aggettivo per dire che ogni uomo di colore e la sua progenie manterranno fino alla fine dei tempi questa caratteristica , utilizzo ovviamente il "politically correct” per evitare di essere bloccato su FB. Non si manifesta quando gli dai dell'idiota. Idiota è termine interrazziale,  mentre “selvaggio” implica la superiorità di un'etnia sull'altra. Al panettiere bianco latte puoi dare dell'idiota liberamente, si offenderà, neh!, ma difficilmente lo apostroferesti con l'aggettivo “selvaggio”. L'argomento è più complesso, ma sto semplificando e, come sapete, sono un umorista, non un sociologo).
Quindi, seguendo la logica, solo la logica, l'”antirazzismo”, essendo razzista, avrebbe individuato nei “razzisti” caratteristiche tali da farne un'etnia distinta. Non solo, se sono “razzisti” gli antirazzisti questi ultimi evidentemente pensano che tu nasca “razzista” e che tu possa trasmettere il “razzismo” per via genetica ai tuoi figlioli. 
Purtroppo, queste idee non appartengono alle basi del pensiero di Sinistra (andatevi a leggere o a rileggere Bobbio). 
I“sinistri”, come li chiamano per sbeffeggiarli , credono l'esatto contrario: che razzisti si diventi e che ogni caratteristica morale e intellettuale non si trasmetta di padre in figlio, ma sia condizionata dall'ambiente. Magari si sbagliano, e l'uomo è proprio un legno storto che non si può raddrizzare, ma da lì partono i loro ragionamenti.
Spero di aver confuso un po' le idee al lettore per mettere in chiaro che il gioco dello "Specchio" appartiene all'infanzia e fa il paio con la bellissima espressione "Chi lo dice sa di esserlo!" o quell'altra "Gallina che canta ha fatto l'uovo!", generalmente rivolta al compagnuccio che dice: "Chi ha scoreggiato?"
Praticare simili giochetti da piccini va bene, ma utilizzarli quando si è grandicelli, pur con la voce fessa, e ci si vanta di appartenere all'Ordine dei giornalisti, no.

lunedì 18 febbraio 2019

Comma 22, Grillo e i Pentastellati al bivio. La Sinistra al Trivio: o imitare i suoi avversari o far finta di nulla o recuperare i propri valori.


Grillo si permette di prendere in giro i grillini. Ci sta: la votazione per il rinvio a giudizio o meno di Salvini per via telematica è veramente un Comma 22 (per chi non lo sapesse, non perché ignorante, ma perché il libro ha avuto un certo successo come libro antimilitarista negli anni Sessanta e poi è stato più citato che letto, il Comma 22 recita: Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo», insomma, un bel paradosso per mettere nel sacco chi cerca di sfangarsela in Caserma): lo è per più aspetti, per come è stato formulato il quesito, per il fatto di mettere in un cul de sac i pentastellati, per la pilatesca chiamata in correo dei militanti, quando chi dirige le manovre non sa che pesci pigliare.
Ma non è questo il punto, per quanto mi riguarda: che il Movimento 5 Stelle abbia la vocazione dei lemming (ma forse è leggenda) è affar suo; ho già provveduto a dispensare consigli, ma non mi danno retta (li ho dati a tutti, ma il mio conto Paypal è sempre a zero ;-)).
Il Comma 22 riguarda, però, a mio avviso, anche la Sinistra e la sua Storia che è, per chi la conosce, gloriosa (permette, ad esempio, a Leghisti e Pentastellati di contare qualcosa).
La Sinistra, in Italia, da sempre, si è battuta per far votare tutti.
Tutti tutti (tranne i minorenni, d'accordo). Anche gli analfabeti. Ecco il punto.
Vedo che sta correndo per la schiena della Sinistra un brivido: perché far votare gli analfabeti funzionali? Non vedete che votano “a cazzum” e per di più coloro che li stanno danneggiando?
Come ho sempre scritto, questo modo di ragionare non li/ci porta lontano; anzi, denota una forma di pigrizia che alimenta l'idea,  non del tutto campata in aria dopo l'esperienza renziana, che chi è di Sinistra sia una carogna elitaria che auspica un'oligarchia che si disinteressa dei più per curare i propri interessi.
No no: il diritto di voto, persino quello telematico, spetta a tutti e spetta a chi pensa di aver maggior consapevolezza (e qualche volta sbaglia, sia chiaro) convincere gli altri della bontà delle proprie ragioni.
Necesse est sporcarsi le mani nelle piazze e nei Social, dove i mestatori mestano volentieri alla grande, ma non per mestar meglio, ma per rendere evidente la manipolazione.
Se la Sinistra non crede più nel potere della parola, però, ha perso sul serio: credere solo alla potenza del Medium senza pensare al potere della comunicazione e in particolare della parola vuol dire aver perso del tutto il bandolo della matassa.
La Sinistra insista: più scuola, più libri, più studio. Non solo a parole, eh! E anche più merito (quello che tutti riconoscono, non solo pochi burocrati), temperato dalla capacità di sostenere chi non ce la fa, più solidarietà, più attenzione al lavoro e in particolare a chi non ce l'ha, più attenzione ai deboli di tutte le risme. Più democrazia, più scelte condivise. Se serve, si favorisca anche il televoto e non solo quando si è sicuri di vincere ( e, nel caso fortuito si perdesse, dare la colpa a qualcun altro, come sembra venga facile ai nuovi fautori della Democrazia Diretta).
E quando il voto non è neanche televoto, ma è voto voto, se si perde, levarsi dalle palle. Sul serio. E se il personaggino non se ne va, ricordo il solito aneddoto di Petrolini che, avendo ricevuto dei fischi, si rivolse al pubblico, dicendo: “Io nun ce l'ho cò te ma cò quelli che te stanno vicino e nun t'hanno buttato de sotto”. Non sono stato chiaro? Be', allora anche voi siete analfabeti funzionali ;-)

giovedì 14 febbraio 2019

Leggere tra le righe le scelte della Lega: dalle Gabbie salariali alle gabbie vere e proprie. Piccoli passi verso la criminalizzazione dell'opposizione intellettuale.


Le notizie arrivano a spizzichi e bocconi. E fintanto che le bocce sono in movimento sarebbe opportuno non esporsi molto. Non perché sia pericoloso schierarsi, ma perché è facile prendere lucciole per lanterne.
Fatta la premessa d'obbligo di chi potrebbe andare a caccia di farfalle virtuali, ecco ciò che giunge da fonti giornalistiche: la "regionalizzazione" di tre regioni del Nord è cosa fatta.
Si prenderanno parte del gettito fiscale, e gestire il denaro “proprio”, secondo la prospettiva federalista, è cosa buona e giusta.
Muore, è il caso di dirlo, la prospettiva solidaristica ossia la distribuzione del denaro dalle regioni più ricche a quelle più in difficoltà.
Il M5s che ha pescato nel malcontento meridionale tace. E chi tace acconsente. Evidentemente godono a farsi vampirizzare dal Gattone del Cheshire che se la ride sotto i baffi: l'obiettivo della Lega Nord è stato raggiunto di nascosto, anche se lo slogan della Lega senza il Nord: “Prima gli italiani” andrebbe corretto con l'indicazione delle regioni che vengono prima di altre. 
Come per i maiali della “Fattoria degli animali”, le leggi valgono per qualcuno per altri no, quando si tratta di letti, ma in particolare quando si tratta di cibo.
Ovviamente la notizia è relegata nelle pagine interne dei giornali cartacei e in carattere più piccolo nelle edizioni on line.
Siccome però ci sono numerosi meridionali che lavorano e vivono al Nord, bisognerà rendere l'offa gradevole per tutte le mandibole: si prospetta una retribuzione regionale maggiorata senza distinzione tra docenti del Nord e del Sud (varrà solo per Veneto, Lombardia e Emilia Romagna) di 200 euro per gli insegnanti (così come avviene nel Trentino-Alto Adige che è regione autonoma).
So che molti miei colleghi, del Nord e del Sud, gongoleranno: vivere oggi con lo stipendio statale al Nord significa far la vita del protagonista di “Breaking Bad” ossia fare il docente di chimica e poi lavorare in autolavaggio per arrotondare (quando avrà problemi di salute, il mite prof deciderà di darsi al traffico di droga).
Duecento euro in più potranno evitare agli insegnanti di diventare spacciatori di droga? Più probabilmente smetteranno di arrotondare all'autolavaggio, ma tant'è.
Chi mi conosce sa che, nonostante sia di stirpe orobica da generazioni, vivo come un marziano lo spirito dei tempi. E ovviamente sono contrario a retribuzioni diverse per mansioni che sono uguali (ammetto solo lo svantaggio climatico, ma non posso pretendere uno stipendio maggiorato perché a Bergamo non c'è il sole e non c'è il mare...) 
Poiché sono sempre in posizione minoritaria, so che pochi dei miei compagnucci di lavoro saranno d'accordo con me. Non gliene faccio una colpa.
Ma c'è di peggio nella proposta (e non è la prima volta che succede per iniziativa della Lega).
Poiché lo scopo non è solo dividere il Nord dal Sud, ma anche rendere evidente a tutti chi è favorevole e chi è contrario alle politiche del Partito autoproclamatosi maggioranza nazionale ci sarà la possibilità per chi lo vorrà di rinunciare al bonus regionale.
Ed è qui che si evidenzia il veleno della proposta: chi lo farà, e lo farà evidentemente perché in disaccordo con le scelte regionali, sarà chiaramente identificato come oppositore politico, come un corpo estraneo, il cancro di un corpo sano.
 E fianco a fianco a fare lo stesso lavoro ci saranno nella stessa scuola due insegnanti: uno che guadagnerà un po' di più perché fedele alle scelte del partito politico dominante e l'altro, identificabile dal cedolino che renderà evidente la sua scelta di non aderire alla scuola regionalizzata, sarà lo sporco oppositore, il pericoloso intellettuale che sarà bene guardare a vista. Sarà il solito sporco Statale.
Dalle Gabbie salariali alle Gabbie vere e proprie il passo è breve.
P.S. Vuoi vedere che sto diventando complottista anch'io? ;-)

domenica 10 febbraio 2019

Il populismo che si guarda allo specchio e non si vede.





Per inquinare i pozzi hanno dovuto inquinare il linguaggio.

Si è partiti con i “fascisti rossi”, perché dar dei “Comunisti” agli avversari politici non sembrava abbastanza offensivo: molti di loro ne erano fieri.
Spesso (ma non sempre: c'erano anche i fuoriusciti che si sentivano traditi dal PCI ed erano antifascisti) l'epiteto veniva utilizzato da chi aveva qualche simpatia per il fascismo delle “cose buone” e magari aveva collocato il busto del Mascellone in salotto.
Perché l'offesa non era nella parola “fascisti”, ma nell'aggettivo “rossi”. Ma quale offesa maggiore per un “rosso” che essere definito “fascista”?
Ora Belpietro usa il termine “collaborazionisti”. Sappiamo tutti chi fossero i “collaborazionisti”.
Ora il direttore de "La verità" onora del titolo coloro che appoggiano Adolf Hitler Macron, non coloro che hanno soffiato e soffiano sul malcontento per favorire l'estremismo di Destra xenofobo, negazionista e paranazista.
Insomma , è la solita abitudine di coloro che appartengono ai movimenti populisti di attribuire agli altri i propri difetti strutturali (dove l'ho letto? Barthes? Eco?)
Pierre Poujade non è mai morto.
Un altro semplice esempio?
“Razzisti all'incontrario”, rivolto dai razzisti DOC agli antirazzisti per sottolineare una presunta discriminazione nei confronti dei bianchi.
De hoc satis, populisti comunisti statalisti! ;-)
arz©

sabato 9 febbraio 2019

Sesso orale alla scuola elementare? Neanche quello scritto, perdinci!



La notiziola è questa:
Sesso orale alla scuola elementare


Parlare di sesso a scuola non è mai stato facile. Nelle scuole Medie e Primarie, infatti, per annacquare la nitroglicerina, ma non per renderla stabile, si parla di “Educazione affettiva e sessuale”.
Da quando si parla di sessualità a scuola, c'è sempre stato il genitore che alza il ditino, dicendo: “Chi siete voi per parlare di queste cose? Ghe pensi mì!” Si chiama con il bel nome di “libertà educativa”. 
La teoria gender che, secondo alcune frange del mondo cattolico, vorrebbe conquistare il Mondo per trasformarci tutti in transessuali, è una bufala di prima forza e fa il paio con le teorie complottiste che vanno tanto di moda.
Non meraviglia, dunque, che il neofascismo nostrano approfitti della ghiotta occasione per conquistare un po' di visibilità.
Ecco, però, facciamo così: a scuola non si parlerà più di sessualità, neanche delle cicogne e dei cavoli. Le api siano bandite dagli abbecedari e si abolisca il neutro nell'insegnamento delle declinazioni del Latino.
Poi, però, chi propone questo nuovo oscurantismo, a tempo debito, sia lasciato nelle mani dei genitori delle neomamme adolescenti, delle fanciulle squartate dalle mammane e dei sempre più numerosi ragazzi colpiti dalle malattie a trasmissione sessuale (si vadano ad informare sul fenomeno in Ospedale, please!)
Loro vogliono il Nuovo Medioevo, io voglio il ritorno degli spettacoli circensi dell'antica Roma... ;-)
arz©

giovedì 7 febbraio 2019

Diplomazia gialloverde.


Prima sputano negli occhi ai Francesi (quelli che sono peggio di noi per quanto riguarda l'accoglienza, quelli che non sanno che cosa sia il bidet, quelli che accolgono i terroristi, quelli che sfruttano l'Africa e sono i promotori dell'emigrazione in Italia, quelli che mettono la baguette sotto l'ascella, quelli che si appattano con la Germania per metterci in un angolo etc...: e giustappongo stereotipi e giudizi opinabili a bella posta, per mettere in evidenza che la confusione regna sovrana nelle accuse ai nostri vicini di casa, nel buio sotto vuoto spinto dei cervelli di chi si esprime senza il filtro della buona educazione e di chi non si accorge così che di notte tutti i gatti sono bigi) e poi, quando indignati, questi ultimi richiamano il loro ambasciatore, si sbracciano per dire che ci sono antichi legami con loro e, suvvia, mai e poi mai si intendeva offenderli, eh, perdinci, quanta mancanza di umorismo!

Ricorro al solito esempio: cosa pensare di vicini che entrano a casa vostra , si tolgono i calzini, si piazzano sul vostro divano, spandendo le patatine come capperi sulla pizza sul vostro tappeto, fanno apprezzamenti non gradevoli non solo sul vostro arredamento, definendolo Kitch, ma anche su vostra moglie, vi accusano di essere negligenti nella pulizia della vostra casa e di voi stessi e, poco dopo, a fronte della vostra faccia storta, si rivolgono a voi con un : “Ma non siamo amici? Non volevamo mica offendervi...” e, quando li mettete alla porta, si rivolgono a voi, offesi: " Eh, ma quanto siete permalosi!"?
arz©

martedì 5 febbraio 2019

Il confine di cartone tra pubblico e privato ai tempi di Facebook. Sul contare fino a 10 prima di condannare a morte chicchessia.

Amabilmente conversando con un'amica (reale e non virtuale) su Facebook e di Facebook in merito alle condanne a morte istantanee dopo fatti di cronaca cruenti e all'abitudine di ergersi a giudici con facilità nello spazio pubblico internettiano:

"[...]  La penso anch'io così, sebbene qualche volta cada anch'io nel trappolone. Per fare un paragone (che elude un po' le tue condivisibilissime considerazioni sull'oralità) un po' bislacco, ma non più di tanto, la scrittura su FB è, nella fase della produzione, assimilabile a quella diaristica: scrivo per me e per me solo, per cui quello che scriverò potrà essere “forte” e pesantissimo, potrò permettermi giudizi trancianti e augurare a chicchessia la malamorte e il vermocane. Purtroppo, la scrittura su FB e in genere su Internet è destinata a una condivisione del pensiero nella dimensione pubblica (con contraddittorio annesso). 
E ciò che scrivi per te non funziona più allo stesso modo, poiché affidi il lucchetto che sigilla il tuo diario personale a tutti.
Come molti hanno già osservato è questo trasparente confine tra dimensione privata e dimensione pubblica che non viene colto da molti utenti di FB (vedi i casi di licenziamento perché il dipendente che si è espresso in modo scorretto nei confronti dell'azienda per cui lavora: la frustrazione privata che diventa pubblica).
E' lo stesso fenomeno che, a mio avviso, nella vita quotidiana, fa sì che molti confondano ciò che si può pensare con ciò che si può dire nel nome dell'autenticità e della trasparenza. 
Insomma, so di essere impopolare o peggio considerato piccolo borghese (wow!), ma un po' di sana “ipocrisia” (un tempo si sarebbe chiamata semplicemente educazione) andrebbe insegnata nelle famiglie non solo per quanto attiene ai comportamenti, ma anche alle parole. 
Semplificando, ma non banalizzando: se il bimbo ha tanta voglia di dare un cazzotto al compagno, il genitore accorto dovrà fargli capire che il passaggio all'atto non sarà positivo perché lo riporterà all'istinto primitivo e bestiale dell'Uomo (e lo rassicurerà che l'istinto non è “cattivo”, ma va solo controllato), se il bimbo vorrà mandare a quel paese la maestra, si trattenga: mandarla “affanculo” non renderà il bimbo più grande e assertivo, né più “sincero” e trasparente nei suoi sentimenti, lo renderà solo più sgradevole. 
All'utente di FB si potrà allora chiedere che a fronte di qualsiasi fatto sarà sempre lecito porsi delle domande, ma ergersi a giudici o peggio a boia autorizzati a qualsiasi pratica di morte non sarà segno di grande maturità, ma di faciloneria spicciola, di Tribunale dell'Inquisizione al Bar Sport tra un Bitter e un Aperol. 
D'accordo, non è logico passare per tutti i gradi di Giudizio per esprimere la propria idea, ma lasciare almeno il tempo di far sedimentare gli istinti primordiali, quelli che portano al linciaggio, nel caso specifico quello mediatico, è d'obbligo.
Insomma, ecologia della mente e delle parole. 
A casa, a scuola e su FB.

arz©

domenica 3 febbraio 2019

"L'ottimismo è il sapore della vita!" sive i cultori delle magnifiche sorti progressive nel secol superbo e sciocco.



L'ottimismo è una bella cosa: essere ottimisti ti sprona a fare meglio (e lo dice uno che ha l'umor/huomor nero in corpo).
Essere ottimisti, però, sapendo che le conseguenze del nostro agire non ricadono su noi stessi (che, spesso, abbiamo una condizione di relativo privilegio), ma su chi non ha nessun paracadute nel caso di crisi non è solo vuota beotaggine, ma crudeltà.
Insomma, gli appartenenti dell'attuale classe politica che si dichiarano ottimisti ed entusiasti per le magnifiche sorti progressive, nonostante i numerosi scricchiolii dell'edificio, mi ricordano tanto i venditori di elisir di lunga vita che, nella miglior delle ipotesi, contano in cuor loro sull'effetto placebo dell'intruglio.
Solo un consiglio a chi comanda: pacato ottimismo o temperato pessimismo, perché l'icona più significativa e tragica nel contempo di questi nostri tempi confusi non sia la faccia raggiante di un giovane che festeggia la “fine della povertà” senza neanche provare a ridere di se stesso.
arz©

venerdì 1 febbraio 2019

Capitan Findus, proseguimento di una banale analisi linguistica: l'effetto blur spargimerda.


Mi scuso per il titolo del post, ma, quando ci vuole, ci vuole.
Sto cercando, non nel ruolo di fine docente di linguistica (non lo sono), ma di sfaccendato umorista (obbligato agli arresti domiciliari per ragioni di salute), di dipanare quei nodi del linguaggio che, quando si ingroppano, tendono i denti del pettine e i nervi del sottoscritto.
Per dipanar lo gliuommero ci vuol pazienza; e in questo momento, in quanto paziente, ne ho, per la prima volta in vita mia, a iosa.
Che cosa non va nel linguaggio del nostro Capitano? Nulla dal punto di vista dell'efficacia, molto dal punto di vista etico-morale, specialmente sugli effetti a lungo termine nel pensiero delle persone comuni.
Insomma, Salvini, come altri politici (non è l'unico), non sta contribuendo all'ecologia della mente e del linguaggio, ma, buttando spazzatura nella testa delle casalinghe di Voghera, si dimostra un Capitano poco attento al bene del suo equipaggio e dei suoi passeggeri.
In uno degli ultimi discorsi, prima dell'invocazione dell'immunità parlamentare, quando il tono era “duro e puro”, dopo aver parlato di “barche, barchini e barconi” (v. il post precedente), il discorso continuava così: “ [...]di scafisti, trafficanti , mafiosi o amici di tizio o ONG olandesi o tedesche in Italia non sbarcano nessuno. Sì, sì, sì. Lo rivendico, lo confesso, lo ammetto: ho bloccato la procedura di sbarco dei migranti. [...]”
Oltre all'uso finale della ripetizione e del climax che ho già sottolineato (tra l'altro la voce del triplo “Sì”, se avrete accesso al filmato, ha connotazioni veramente infantili, e leggermente inquietanti...e non è un caso a mio avviso), quel che mi interessa è la parte iniziale.
Lasciamo perdere l'anacoluto ("non sbarcano nessuno") che ci sta nella foga dell'oratore intento a leggere e sottolineare con l'evidenziatore giallo le parti del documento del Tribunale di Catania, ma veramente irritante è l'accostamento per asindeto di persone che hanno obiettivi del tutto diversi e che sono accomunate solo dal fatto che si occupano di migrazione.
Accostare mafiosi e ONG, al di là delle considerazioni critiche che si possono legittimamente porre sul loro operato, è a tutti gli effetti una vigliaccata della peggior specie.
Criminalizzare “Medici senza frontiere”, “Emergency” ed altre ONG (ovviamente “straniere” per statuto, anche se le loro sedi sono in Italia) e relegarle nel linguaggio rivolto al proprio elettorato nel campo semantico dell'illegalità è un'operazione spargimerda che inquina in profondità i pozzi della comunicazione politica.
L'effetto è quello delle foto per gli sposi, al contrario: sapete quell'alone che con Photoshop nasconde i difetti e conferisce alla fotografia effetti da sogno romantico?
Ecco, l'effetto blur spargimerda di Salvini ha l'effetto opposto, conferendo all'immagine della realtà un connotato da incubo, dove il più “buonista” dei buoni su questo atomo di male che è il Mondo è disposto a uccidere la propria madre e a buttarla nel pozzo, dove i buoni non esistono: esistono solo i buonisti e/o i falsi buonisti.
Poi ci sono loro: i falsi falsi buonisti, se volete perdere il filo del gomitolo e del buon senso e immergervi nella Babele del linguaggio politico di questi giorni.
arz©
Il filmato: Corriere dell'Umbria


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