Figuriamoci se mi metto di traverso ai
banchi monoposto con le rotelle! Basta guardare gli arredi delle
scuole (sto facendo un discorso generale,eh!) e lo stato pietoso di
molte aule scolastiche per vedere come la situazione sia
drammatica da anni.
Sia chiaro che sono anche d'accordo con
la banale constatazione che le scuole belle, ben arredate, con
ambienti didattici adeguati “funzionano” meglio.
Temo, però, il cortocircuito con relativa fiamma puzzolente quando
l'attenzione cade più sugli ambienti che sulle persone.
L'investimento nella scuola non passa solo attraverso le ditte che si
occupano di imbiancare, ristrutturare, arredare adeguatamente la
scuola (ditte che spesso quando si tratta di lavoro pubblico lavorano
male e a prezzi non sempre di mercato).
Ovvio che su questi denari ci sono
tanti appetiti.
Gli appetiti più scarsi sono quelli
riguardanti l'investimento sulle persone, perché portano sì grasso, ma grasso che
non cola.
Fare del mestiere di insegnante un
lavoro dignitoso, ben pagato, non cedendo alla tentazione di controbilanciare lo stipendio
basso con garanzie tali da attrarre solo i mediocri, è molto più
costoso, non tanto in termini monetari, ma in termini di investimento
sociale, politico e, direi, psicologico.
Un corpo docenti formato da
persone motivate e riconosciute nel loro ruolo sociale avrebbe ovvie
ricadute sulla qualità dell'insegnamento: ne conseguirebbero una
riduzione delle devianze, una maggiore attenzione per la costruzione
di personalità solide e uno stimolo verso l'innovazione
e la creatività nei discenti più dotati.
Tali risultati sono notoriamente
frutti il cui sapore, però, si può apprezzare solo a lungo termine, quando son ben bene maturati: è
vero, hanno la consistenza di carta velina in termini di visibilità
e di spendibilità immediata per una politica dal fiato corto e dalla miopia
patologica, ma darebbero un succo nutriente per la costruzione di
società ricche e equilibrate. Amen.
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