venerdì 3 maggio 2019

Pissi pissi bao bao. Post vietato ai genitori atletici e a coloro che non vivono nel mondo della scuola.


Insomma, alla Primaria niente più note. 
Che ne penso? Ma interessa veramente a qualcuno quello che ne penso io (nelle vesti di umorista più che in quelle di insegnante) o quello che pensano gli insegnanti? Temo di no.
I provvedimenti, come si è visto, cadono dall’alto (scrivendo ho battuto dall’”altro”, bellissimo “lapsus tastierae”, ne approfitterò). Come polpette avvelenate. Senza chiedere il permesso a maestre e maestri.
Serve una nota in generale? Serve una nota a un bambino?
Non si può generalizzare: può servire o non servire.
Serve, se c’è la collaborazione della famiglia, non serve o servirà a poco, se la collaborazione della famiglia non c’è.
Punto. E’ così semplice!
La nota “Gigetto ha offeso la compagna Silvia con parole inadatte all’ambiente scolastico” tradotta dallo scolastichese in lingua quotidiana e comprensibile dovrebbe essere interpretata dalle orecchie sensibili di mamma e papà: “Cari genitori di Gigetto, il vostro pargoletto ha dato della puttana a Silvietta. La parolaccia non ha offeso le mie delicate orecchie e non mi ha fatto diventare rosso. Devo, però, tutelare Silvietta e segnalarvi che Gigetto usa un linguaggio volgare e poco rispettoso nei confronti delle compagnucce! Io posso rimproverarlo, ma la parola di un genitore pesa il doppio, eh! A buon intenditor…”
Il genitore che si fida dell’insegnante penserà: “Ohibò! Il mio pulcinotto va rimproverato! Lo so: è una scocciatura e una fatica, ma mi spetta. Stasera solo mezzora di Play. Poi cercherò di spiegargli come ci si comporta con le compagnucce. Grazie al maestro so come si comporta Gigetto fuori casa. Non ho bisogno delle telecamere io! C’è l’insegnante che controlla! Meno male!”
In questo caso, la nota serve. Due adulti che intervengono e risolvono il problema. Bravi, bene, bis!

Se però il genitore di Gigetto tra i denti sibilerà: “Porca puttana*, che rompicoglioni questo maestro! Perché si intromette nelle questioni che riguardano i bambini! Perché non si fa i cazzi suoi? E poi, suvvia, che cos’ha detto di male il mio Gigetto! Lo sanno tutti che Silvietta è una smorfiosa! Anzi, la bimba dovrebbe essere contenta di essere chiamata così. Perché evidentemente piace a mio figlio. Chi disprezza compra!”
In questo caso la nota, come facilmente si arguisce, non servirà a molto. Anzi, è confusiva e , usando un termine che va per la maggiore in altro contesto, è divisiva.

Evidentemente dall’alto e dall’altro si ritiene che questo tipo di famiglia (quella che si dirigerà furibonda in presidenza, quella che pretenderà scuse ufficiali perché non c’è prova provata che Gigetto abbia detto “puttana”, ma probabilmente le ha detto, che ne so? , “Che bella sottana!” o cose del genere, insomma, quella che crede che il proprio pargolo non abbia offeso Silvietta, anzi, che le stesse facendo un bel complimento, perché lui è speciale e sincero) sia maggioritaria in Italia.
Io personalmente non lo credo affatto (facciamo il 2% ?), ma da quando qualche genitore ha incominciato a fare il pugile nelle aule scolastiche, dall’alto e dall’altro qualcuno ha pensato bene di risolvere il problema alla base. 
Sia chiaro che il genitore pugile ci sarà ancora (non ha di certo bisogno di una nota per esercitare l’arte dei pugni), mentre chi ci andrà di mezzo saranno il maestro che alzerà gli occhi al cielo, sentendosi senza ugne e senza denti, Silvietta, che si abituerà ad essere offesa, e i genitori di Silvietta che, quando la bimba arriverà a casa e riferirà la questione a mamma e papà , aggiungendo al piatto già indigesto il cappero velenoso che il maestro non ha fatto nulla per impedirlo, penseranno anche loro: “Maestro del piffero, sarebbe da prendere a pugni! Ora iscrivo Silvietta dalle Orsoline!”
E in classe, il giorno dopo, Gigetto, in mancanza di Silvietta, darà del frocio al compagnuccio. 
Col sorriso sulle labbra.

* Il linguaggio greve è dovuto solo all'intento mimetico dell'autore.


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