venerdì 6 settembre 2019

Per un nuovo ingaggio delle prassi comunicative.


Dato il titolo del post, il contenuto dello stesso sarà letto solo dal sottoscritto e non da altri tra un mesetto per correggere le imperfezioni che ogni tanto mi sfuggono. 
Non è per nulla suggestivo, vero? Eppure, a costo di ricorrere al solipsismo comunicativo, insisto: c'è un estremo bisogno di nuove prassi comunicative al fine di ristabilire un criterio democratico e funzionale della comunicazione politica.
Purtroppo, siamo stati sommersi, in questi tempi grami, di messaggi di tal fatta: prima un insulto (zecca rossa, comunista, fascista, fascista tra gli antifascisti, coglione, ignorante, pezzo di merda e così via. Come vedete sono biparitisan, in particolare per il pezzo di merda che ha un colore, ma non  politico), poi segue un breve messaggio (che dovrebbe essere il cuore della comunicazione) e alla fine, per attenuare l'impatto dell'incipit più che del contenuto, come sarebbe più logico, si ricorre ai Bacioni (con la maiuscola e i cuoricini, nella versione destrorsa) o all'ironia sminuente (si scherza, suvvia, nella versione sinistrorsa; e nell'inghippo, ahimè, sappiate, ci casco spesso anch'io).

Ristabiliamo delle regoline semplici semplici: quando si incomincia una comunicazione verso qualcuno (e non per qualche uomo o donna dello schermo in forma deviata e ambigua), si dovrebbe incominciare con un semplice vocativo senza fronzoli (si dovrebbero evitare il “Caro” e l'”Egregio” et similia che sanno già di presa per i fondelli), poi è d'uopo continuare con il messaggio (anche duro e diretto e senza concessioni al bon ton) ed è opportuno poi finire con i saluti, senza ironia e senza affettività fittizia. 
Su, non è difficile, stronzetti! Bacionissimi! ;-)

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