Una figlia ha tutte le ragioni per
difendere il padre accusato ingiustamente di aver avvelenato una
giovane ragazza e per condannare la cultura del sospetto.
Ma da qui a rivendicare un'innocenza per i 25 anni
di politica torbida, costellata da inchieste, da condanne in giudicato e da
prescrizioni favorite dall'essere sceso in campo in politica per
tempo onde evitare il peggio ce ne passa.
Agli occhi di sua figlia, cui deve
tutto, il papà sarà un eroe e una vittima, ma, dispiace smentirla, per la Storia, e si parla di Storia e non di cronaca, nonostante sia ancora in vita, suo padre è stato, è e sarà un personaggio
controverso e ambiguo che ha fieramente e con astuzia difeso i propri
interessi personali e che solo tangenzialmente si è occupato del bene
comune.
Del male prodotto a livello morale in un Paese non particolarmente virtuoso si tace perché non è materia da Tribunali terreni. E nessuno, tanto meno il sottoscritto, ha l'ultima parola.
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