lunedì 16 dicembre 2019

Pissi pissi Bao bao (vietato ai non addetti alla scuola): l'autocannibalizzazione burocratica.


Il “Bonus” per gli insegnanti meritevoli defluirà , si dice, nel Fondo di Istituto.
E' un bene? E' un male? E' sbagliato non premiare i meritevoli?
Partiamo dall'inizio, “ab ovo”, come dicono i Latini.
In termini generali, premiare chi si sbatte di più nella scuola è un bene: come in ogni ambiente di lavoro, anche nella scuola c'è chi proferisce più energie per svolgere al meglio la propria attività e c'è che ne proferisce di meno del dovuto, dunque, in termini di principio, è corretto premiare chi lavora di più.
Il problema è la tipologia di lavoro da premiare.
C'è chi lavora tanto per fare l'insegnante bene e c'è chi lavora tanto per organizzare il lavoro degli altri insegnanti perché lavorino meglio.
Sono da premiare entrambi? Per quanto mi riguarda, sì.
Purtroppo, de facto, l'investimento nella scuola, essendo sempre più asfittico, ha fornito una coperta, che è sempre stata più corta, premiando giocoforza chi olia gli ingranaggi della scuola, purché quest'ultima proceda.
Il “buon” insegnante spesso non è stato premiato, anche perché lo si è sottoposto a una forca caudina umiliante: il “buon” insegnante, infatti, deve fare domanda per essere premiato.
In termini generali (ciò non vale per i geni della didattica incompresi; ce ne sono, ma sono pochi), il “buon” insegnante non crede di essere un buon insegnante: pensa di essere un insegnante come gli altri, anche se non è vero.
Non è falsa umiltà: lavora così perché gli viene di lavorare così, mica si sente speciale.
Glielo dovrebbero dire gli altri coram populo e per acclamazione e/o standing ovation (non è mai successo), ma autocandidarsi a un premio gli pare inopportuno (....non parlo di me, eh! Io sono un insegnante medissimo e ho fatto domanda un anno per impadronirmi della mia fetta).
Quel che spiace di più al sottoscritto è che per mettere in piedi il merito si siano dovute creare della commissioni che hanno lavorato sodo per stabilire i criteri di valutazione e chi ci ha creduto, proferendo impegno a iosa, ha avuto pochi soldi in compenso. 
Ora si butta via tutto: il bambino, l'acqua sporca e la vaschetta blu.
Quando la burocrazia si autoalimenta, creando compiti inutili e che muoiono nello spazio di pochi anni, mi sovviene l'immagine dell'uroboro, il serpente che si mangia la coda e si autocannibalizza, vorace energia che si autoalimenta e si trasforma in polvere muta. O, se preferite, in cacca.

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