Sul tema della banalità ha scritto un bel libro, anche
se non di facile lettura, Stefano Bartezzaghi.
Una cosa è la banalità del
“Buonasera” di Papa Francesco il giorno della sua proclamazione
che ti spiazza perché chi usa una formula abusata è un Papa, un'altra è la banalità degli odiatori da tastiera e dei giornalisti
dei soliti giornalacci che non appena viene liberata Silvia Romano di
default DEVONO scrivere: “Quanto ci è costata la sua liberazione?”
Come fossero al bar e dovessero pagare
il conto a qualcun altro.
Poiché sono spocchioso, non voglio
avere a che fare con chi è prevedibile e risponde a stimoli
pavloviani.
Come sa chi mi conosce, mi impongo da
anni la distanza sociale di un milione di Anni luce da persone di tal
fatta.
Non si offendano: non li ritengo dei
beceri retrogradi o degli ignoranti analfabeti o degni di altra qualifica
offensiva non difficile da immaginare.
Do una motivazione che non è politica:
mi annoiano profondamente e non riuscirei a parlare neppure due
minuti con loro perché non sono ai miei occhi i rappresentanti della
Banalità del Male (che qualche fascino perverso hanno), ma alle mie
orecchie appaiono come i Paladini disarmati e disarmanti della Banalità.
Noiosi come acqua sgasata, insapori
come carta di quaderno ciucciata dal bimbo in cerca di un po' di sugo.
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