martedì 9 giugno 2020

Essere la moglie di Cesare o essere la moglie di Attilius?


Quando la Storia romana interessava ancora a qualcuno (e non si insegnava solo alle elementari di sfuggita e nel Biennio delle Superiori senza l'ingenua aneddottica del tempo che fu), l'episodio pecoreccio di Pompea, moglie di Cesare, era abbastanza noto.
Cesare divorziò da lei non tanto perché Pompea avesse un amante, Publio Clodio Pulcro (il Belloccio ;-)), ma perché quest'ultimo si era introdotto vestito da donna durante la celebrazione della Bona Dea, nella casuccia di Cesare, ed era stato smascherato.
Cornuto sì, ma non coram populo.
Senza tanti latinucci, Cesare ben sapeva del drudo, ma che ci fosse pubblico scandalo a casa sua non poteva sopportarlo.
Ora in Longobardia il governatore Attilius sta passando un brutto quarto d'ora per un affaraccio poco chiaro riguardante l'impresa della consorte.
C'è pubblico scandalo.
Se seguisse l'esempio di Caio Giulio, dovrebbe ripudiare la moglie o dimettersi dalla carica.
Caio Giulio Cesare che era un gran furbetto, messo alle strette, non si dimise dalla sua carica di Pontifex Maximus, ma optò per il divorzio perché la moglie di Cesare avrebbe dovuto essere al di sopra di ogni sospetto, anche quando si chiama Pompea.
Attilius, statene certi, né si dimetterà dalla carica né divorzierà dalla moglie.
Farà, come ha sempre fatto, il finto tonto.
Della Storia, non solo di quella Romana, il Governatore se ne fa un baffo, perché il culto della Memoria gli avrebbe fatto ricordare subito se i camici fossero al momento della compravendita un bell'affare o un magnifico esempio di altruismo disinteressato.
La Smemoratezza, la vera Bona Dea d'oggi, però, paga e i due gemellini suoi germani, Morfeo e Morfina, aleggiano sulle coscienze di molti.

Nessun commento:

Posta un commento

Translate