Quando la Storia romana interessava ancora a
qualcuno (e non si insegnava solo alle elementari di sfuggita e nel
Biennio delle Superiori senza l'ingenua aneddottica del tempo che
fu), l'episodio pecoreccio di Pompea, moglie di Cesare, era
abbastanza noto.
Cesare divorziò da lei non tanto
perché Pompea avesse un amante, Publio Clodio Pulcro (il Belloccio
;-)), ma perché quest'ultimo si era introdotto vestito da donna
durante la celebrazione della Bona Dea, nella casuccia di Cesare, ed
era stato smascherato.
Cornuto sì, ma non coram populo.
Senza tanti latinucci, Cesare ben
sapeva del drudo, ma che ci fosse pubblico scandalo a casa sua non
poteva sopportarlo.
Ora in Longobardia il governatore
Attilius sta passando un brutto quarto d'ora per un affaraccio poco
chiaro riguardante l'impresa della consorte.
C'è pubblico scandalo.
Se seguisse l'esempio di Caio Giulio,
dovrebbe ripudiare la moglie o dimettersi dalla carica.
Caio Giulio Cesare che era un gran
furbetto, messo alle strette, non si dimise dalla sua carica di
Pontifex Maximus, ma optò per il divorzio perché la moglie di
Cesare avrebbe dovuto essere al di sopra di ogni sospetto, anche
quando si chiama Pompea.
Attilius, statene certi, né si
dimetterà dalla carica né divorzierà dalla moglie.
Farà, come ha sempre fatto, il finto tonto.
Farà, come ha sempre fatto, il finto tonto.
Della Storia, non solo di quella
Romana, il Governatore se ne fa un baffo, perché il culto della
Memoria gli avrebbe fatto ricordare subito se i camici fossero al momento della compravendita un
bell'affare o un magnifico esempio di altruismo disinteressato.
La Smemoratezza, la vera Bona Dea d'oggi, però, paga e i due gemellini suoi germani, Morfeo e Morfina, aleggiano sulle coscienze di molti.
La Smemoratezza, la vera Bona Dea d'oggi, però, paga e i due gemellini suoi germani, Morfeo e Morfina, aleggiano sulle coscienze di molti.
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