giovedì 4 giugno 2020

Pissi pissi bao bao (vietato a chi non bazzica gli ambienti scolastici).



Argomento difficile. 
Cercherò di non essere troppo corrosivo.
Riassunto storico (schematico): scoppia l'emergenza, si decide di chiudere le scuole e di tentare la DAD. Gli insegnanti, molti refrattari alle tecnologie, si devono reinventare. Lo fanno, alcuni obtorto collo, ma ci provano.Ci sono zone di eccellenza, altre rimangono al palo e non brillano.

Non è questa l'occasione per parlare della DAD, però.
Si pensa a settembre per un rientro in presenza.
Le aule, così come sono, non permettono il rientro senza un distanziamento.
In media un'aula può contenere dai 10 ai 15 allievi.
Come risolvere il problema del traghettatore, della capra e del cavolo?

Prima soluzione: bisogna raddoppiare le aule e prevedere più insegnanti.
Non è realistico: se finora le classi pollaio erano state la regola, c'è una ragione. Ci vorrebbe un piano straordinario di edilizia scolastica che abitualmente non si fa in un paio di mesi, ma in anni. Raddoppiare gli insegnanti o aumentarne in modo consistente il numero, poi, non è popolare: secondo alcuni, significa raddoppiare i fancazzisti.

In subordine, chi ha disposizione spazi vuoti e di una certa dimensione (aula magna, spazio mensa, locali biblioteca etc...) è salvo: avrà un'aula non attrezzata, ma in grado di contenere tutti gli allievi.
Gli altri si attaccano al tram.

Problematiche conseguenti: bisogna pensare ad allievi ordinati come soldati della Wehrmacht o dell'esercito Nordcoreano , a ragazzi italiani rispettosi del distanziamento e ligi alle disposizioni.
Chi se li immagina così, non è mai stato in una scuola e neanche in una spiaggia.

Seconda soluzione: si prevedono lezioni miste in presenza e in DAD. 
Le entrate sono scaglionate, l'orario viene spezzettato. 
Lezioni di 40 minuti. 
Così si moltiplicano per miracolo le ore dei docenti che si possano spalmare su tutta la giornata. Dalle 18 ore piene, se non sbaglio i calcoli, se ne possono ricavare 27 settimanali di 40 minuti (al netto, more solito, delle riunioni, della preparazione delle lezioni e dei compiti e della correzione degli stessi che non rientrano mai nel computo; parlo ai docenti e so che capiranno).
Spalmatele come la Nutella sul dì, permetteranno una flessibilità non da scherzi ; per stendere un orario plausibile necessitano, però, di un laureato in ingegneria e in statistica o in fisica quantistica.
Gli insegnanti diventerebbero dei lavoratori a marchetta e sarebbero occupati nella scuola dalle 8 alle 20 di sera con la possibilità di fare un po' di scuola a distanza a casuccia.
Sallusti gongolerebbe, ma statene certi, anche così per lui sarebbero dei fancazzisti. 
Perché se aumentassero di un terzo il lavoro di un insegnante, la somma darebbe sempre 0.

(N.B. Senza contare, piccioncini belli e ingenuotti fautori del libbbero mercato senza essere imprenditori, che il modello servirebbe per ristrutturare il lavoro di tutti gli altri: lavori 40 minuti, poi ti riposi per 20 minuti, poi riprendi a lavorare per altri 40 minuti e così via...per ritornare alle magnifiche giornate lavorative di 12 ore con tante belle pause caffè e pipì in mezzo. ;-)).

Problematiche conseguenti: bisognerebbe mettere mano al contratto e lasciare sul piatto della bilancia un po' di soldi in più. Le famiglie dovrebbero gestire una flessibilità dell'orario che non le farebbe punto contente. 
Senza contare che una scuola così sarebbe un casino inverecondo: professori a marchetta e allievi peripatetici.

Terza soluzione: diamo 38000 euro a istituto comprensivo una tantum (circa 25 euro pro capite in istituti di 1500 allievi) e invitiamo i Dirigenti Scolastici ad arrangiarsi.
Li armiamo di metro e li investiamo del Sacro Crisma dell'Autonomia.

Problematiche conseguenti: non si risolverà il problema, ma si dirà che si è fatto qualcosa, non prendendosi il carico morale di qualsiasi inefficienza del sistema.

Indovinate un po' quale sarà la soluzione non igienizzante prescelta per lavarsene le mani?

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