Argomento difficile.
Cercherò di non
essere troppo corrosivo.
Riassunto storico (schematico): scoppia
l'emergenza, si decide di chiudere le scuole e di tentare la DAD. Gli insegnanti, molti refrattari alle
tecnologie, si devono reinventare. Lo fanno, alcuni obtorto collo, ma ci
provano.Ci sono zone di eccellenza, altre
rimangono al palo e non brillano.
Non è questa l'occasione per parlare
della DAD, però.
Si pensa a settembre per un rientro in
presenza.
Le aule, così come sono, non permettono il rientro senza un distanziamento.
In media un'aula può contenere dai 10
ai 15 allievi.
Come risolvere il problema del
traghettatore, della capra e del cavolo?
Prima soluzione: bisogna raddoppiare le
aule e prevedere più insegnanti.
Non è realistico: se finora le classi
pollaio erano state la regola, c'è una ragione. Ci vorrebbe un piano
straordinario di edilizia scolastica che abitualmente non si fa in un
paio di mesi, ma in anni. Raddoppiare gli insegnanti o aumentarne in
modo consistente il numero, poi, non è popolare: secondo alcuni,
significa raddoppiare i fancazzisti.
In subordine, chi ha disposizione spazi
vuoti e di una certa dimensione (aula magna, spazio mensa, locali
biblioteca etc...) è salvo: avrà un'aula non attrezzata, ma in
grado di contenere tutti gli allievi.
Gli altri si attaccano al tram.
Problematiche conseguenti: bisogna
pensare ad allievi ordinati come soldati della Wehrmacht o
dell'esercito Nordcoreano , a ragazzi italiani rispettosi del
distanziamento e ligi alle disposizioni.
Chi se li immagina così, non è mai
stato in una scuola e neanche in una spiaggia.
Seconda soluzione: si prevedono lezioni
miste in presenza e in DAD.
Le entrate sono scaglionate, l'orario
viene spezzettato.
Lezioni di 40 minuti.
Così si moltiplicano per miracolo le ore
dei docenti che si possano spalmare su tutta la giornata. Dalle 18
ore piene, se non sbaglio i calcoli, se ne possono ricavare 27 settimanali di 40
minuti (al netto, more solito, delle riunioni, della
preparazione delle lezioni e dei compiti e della correzione degli
stessi che non rientrano mai nel computo; parlo ai docenti e so che capiranno).
Spalmatele come la Nutella sul dì,
permetteranno una flessibilità non da scherzi ; per stendere un
orario plausibile necessitano, però, di un laureato in ingegneria e
in statistica o in fisica quantistica.
Gli insegnanti diventerebbero dei
lavoratori a marchetta e sarebbero occupati nella scuola dalle 8 alle
20 di sera con la possibilità di fare un po' di scuola a distanza a casuccia.
Sallusti gongolerebbe, ma statene
certi, anche così per lui sarebbero dei fancazzisti.
Perché se
aumentassero di un terzo il lavoro di un insegnante, la somma darebbe
sempre 0.
(N.B. Senza contare, piccioncini belli e
ingenuotti fautori del libbbero mercato senza essere imprenditori,
che il modello servirebbe per ristrutturare il lavoro di tutti gli
altri: lavori 40 minuti, poi ti riposi per 20 minuti, poi riprendi a
lavorare per altri 40 minuti e così via...per ritornare alle
magnifiche giornate lavorative di 12 ore con tante belle pause caffè
e pipì in mezzo. ;-)).
Problematiche conseguenti: bisognerebbe
mettere mano al contratto e lasciare sul piatto della bilancia un po'
di soldi in più. Le famiglie dovrebbero gestire una flessibilità
dell'orario che non le farebbe punto contente.
Senza contare che una
scuola così sarebbe un casino inverecondo: professori a marchetta e allievi peripatetici.
Terza soluzione: diamo 38000 euro a
istituto comprensivo una tantum (circa 25 euro pro capite in istituti
di 1500 allievi) e invitiamo i Dirigenti Scolastici ad arrangiarsi.
Li armiamo di metro e li investiamo del
Sacro Crisma dell'Autonomia.
Problematiche conseguenti: non si
risolverà il problema, ma si dirà che si è fatto qualcosa, non
prendendosi il carico morale di qualsiasi inefficienza del sistema.
Indovinate un po' quale sarà la
soluzione non igienizzante prescelta per lavarsene le mani?
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