lunedì 7 ottobre 2019

Dallo zucchero per incrementare gli stipendi, alla riffa di Stato per incentivare l'uso delle carte elettroniche. Fuochi d'artificio dell'intelligenza o petardi della semplificazione?

Dopo un titolo del genere vi sarà già venuto il latte alle ginocchia. E solo i coraggiosi procederanno, ma lo faccio apposta, sappiatelo!
Intendiamoci: non critico il fatto che si cerchi il modo di raccattare denaro per pagare di più gli insegnanti e di far pagare di più le tasse agli evasori. 
Il principio è sacrosanto e, per una volta, si può dire, senza arrossire, che il principio non è di Destra né di Sinistra.
Ho, però, notevoli perplessità sul metodo e sull'aspetto comunicativo: associare l'aumento stipendiale dei docenti alle merendine e alle bibite gasate (e non ad un indistinto drenaggio fiscale) ha un retrogusto dolciastro di presa per i fondelli e ora l'idea di incentivare l'utilizzo della carta elettronica attraverso una riffa nazionale sa di festa paesana e di Palo della Cuccagna.
“Insomma,” dirà qualcuno “ Arz, su, non fare lo spaccacapelli in quattro (vulgo, il rompiballe)! Quel che conta è avere i soldi!”
Siamo, però, reduci dal Trentennio di chi predicava, apertis verbis, che l'elettorato fosse composto da undicenni neanche troppo svegli. 
Probabilmente è vero, visto chi hanno votato fino ad oggi, ma una buona politica (sempre che si voglia farla) vuole che l'elettorato vada preso sul serio e trattato da adulto.
Solo le dittature e le simildemocrazie lo trattano male: nella peggiore delle ipotesi come un minus habens, nella migliore come un soggetto indifeso e soggetto a tutela da parte di chi se ne intende.
Insomma, dopo l'ubriacatura della politica spettacolo e della propaganda tanto al pezzo, se si vuole risalire la china, è necessario ritornare all'ABC della politica: convincere e non intortare il popolo.
 Le mosse ad effetto di tal fatta possono piacere per la loro estemporaneità, ma risultano spesso semplici petardi che si spacciano per fuochi d'artificio spettacolari. Alla fine deludono anche i palati grossolani. 

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