Intendiamoci: non critico il fatto che
si cerchi il modo di raccattare denaro per pagare di più gli
insegnanti e di far pagare di più le tasse agli evasori.
Il
principio è sacrosanto e, per una volta, si può dire, senza
arrossire, che il principio non è di Destra né di Sinistra.
Ho, però, notevoli perplessità sul metodo e
sull'aspetto comunicativo: associare l'aumento stipendiale dei
docenti alle merendine e alle bibite gasate (e non ad un indistinto
drenaggio fiscale) ha un retrogusto dolciastro di presa per i
fondelli e ora l'idea di incentivare l'utilizzo della carta
elettronica attraverso una riffa nazionale sa di festa paesana e di
Palo della Cuccagna.
“Insomma,” dirà qualcuno “ Arz,
su, non fare lo spaccacapelli in quattro (vulgo, il
rompiballe)! Quel che conta è avere i soldi!”
Siamo, però, reduci dal Trentennio di
chi predicava, apertis verbis, che l'elettorato fosse composto
da undicenni neanche troppo svegli.
Probabilmente è vero, visto chi
hanno votato fino ad oggi, ma una buona politica (sempre che si voglia farla) vuole che
l'elettorato vada preso sul serio e trattato da adulto.
Solo le dittature e le simildemocrazie
lo trattano male: nella peggiore delle ipotesi come un minus habens, nella
migliore come un soggetto indifeso e soggetto a tutela da parte di chi se ne
intende.
Insomma, dopo l'ubriacatura della
politica spettacolo e della propaganda tanto al pezzo, se si vuole
risalire la china, è necessario ritornare all'ABC della politica:
convincere e non intortare il popolo.
Le mosse ad effetto di tal
fatta possono
piacere per la loro estemporaneità, ma risultano spesso semplici
petardi che si spacciano per fuochi d'artificio spettacolari. Alla fine deludono anche i palati grossolani.
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