martedì 1 ottobre 2019

Modesta proposta per i fautori della campagna "Pro Vita".


Uno cerca di essere tollerante: sa che cedere all'aggressività è uno sbaglio e che l'obiettivo di molti provocatori è quello di farti perdere le staffe perché tu sbrocchi.
Predichi lo Zen, il Tao, il Maramao e l'empatia nei confronti di tutti gli esseri viventi, compresi gli organismi unicellulari e unineuronali.
E poi, maledetti loro, ti trovi di fronte un manifesto come questo che lavora subdolamente sui falsi sillogismi per smontare l'avversario, confidando sulla buona fede dei semplici che di sillogismi non si intendono troppo. L'obiettivo è chiaro a tutti: turlupinarli, abusando della loro credulità.
E allora, sì, sei tentato di pensare che l'eutanasia debba essere un diritto per te e per quelli come te, ma che per loro ci vorrebbe, senza possibilità di pentimento tardivo, una malamorte senza morfina e con il dessert di una Madre Teresa di Calcutta che appaia loro in agonia sussurando nell'orecchio, mentre scainano come suini al macello: “Con la sofferenza raggiungerai più facilmente Dio!”.
Poiché sono buonista nel profondo, però, auguro a questi bei tomi solo un dentista sadico che, senza anestesia, estragga i denti di un giudizio che hanno perso.
Ah, consiglio all'odontoiatra di portare a termine l'operazione con tenaglie da fabbro arruginite, irridendo i lamenti dei loro pazienti per farsi quattro risate con le assistenti di sedia. 
Perché questa crudeltà, seppur in fa minore?
Perché questo manifesto irride chi soffre, chi muore nelle sofferenze, irride le donne tradite e non, irride, infine, l'intelligenza, il bene più prezioso dell'Uomo. 
Non si può difendere una Vita priva di Intelligenza e Sensibilità, perché sarebbe idolatria delle pietre e delle cose morte.

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