Captatio benevolentiae.
L'espressione non è conosciuta da tutti, ma il concetto sì.
La
Captatio benevolentiae si basa su quelle formule che
all'inizio di ogni comunicazione servono ad ingraziarsi la
“benevolenza” dell'interlocutore.
Possono assumere varie forme che vanno
dall'interesse nei confronti del destinatario (nelle lettere: “Non ci
vediamo da un bel po' e non ho tue notizie. Come stai?”),
all'ironia e/o autoironia (“Ora voi sarete obbligati a sopportare
il mio discorso noiosissimo. Vi chiedo solo un po' di pazienza e poi
me ne andrò”) e hanno l'unico scopo di far abbassare le difese di
chi ci ascolta, di metterlo a suo agio, in modo che possa
ascoltare/leggere con attenzione quello che vogliamo comunicargli.
Capitan Findus ha introdotto una nuova
formula della Captatio benevolentiae che denominerei Captatio
malevolentiae dissimulata.
Se mi avete seguito, la Captatio
malevolentiae (senza il “dissimulata”) dovrebbe costituire una
tattica comunicativa che ha il solo scopo di indisporre
l'interlocutore, di fargli girare le scatole, di impedire ogni
confronto. Orbene, ordunque, è la tecnica principe di ingaggio
salviniana: quando inizia ogni sua prolusione deve (sottolineo: deve)
indisporre il proprio (come vedrete, fittizio) interlocutore.
“Sei troppo abbronzato”,
“Non sei un uomo libero” , “Sei una zecca comunista” e così
via ( un'altra costante è, nel bel mezzo di ogni suo intervento, quella di dichiararsi vittima di
insulti da parte degli oppositori dopo averli abbondantemente
cosparsi di merda. Scusate il francesismo.).
Dove sta l'arcano di questa modalità
di comunicazione così deviata? Qual è il fine di una tecnica che ad
una prima analisi sembrerebbe solo controproducente?
L'errore sta nel manico: quando Capitan
Findus parla non si rivolge ai suoi oppositori che sono notoriamente refrattari alla sua tecnica persuasiva, ma parla o
direttamente ai propri fan (uso il termine “fan” volontariamente
perché il fanatismo ha assunto un valore positivo in un certo
momento storico. Intelligenti pauca.) o a quella zona grigia
dell'opinione pubblica che non ha scelto in che campo stare.
Insomma parla a suocera perché nuora
intenda.
L'obiettivo allora diventa chiaro:
rafforzare i bias di conferma dei propri sostenitori e far breccia
attraverso la ripetizione all'infinito delle formule dialettiche che si sono rivelate efficaci in
chi qualche dubbio lo nutre.
L'errore, e grave, di chi ascolta ed è
oggetto delle sue offese è non reagire.
Se qualcuno, nella vita reale,
incominciasse ad offenderti, l'unica tattica utile per uscir dalla
trappola comunicativa, oltre all'istintivo pugno sul naso che non è
generalmente accettato, sarebbe quella di interrompere il
suo discorso per ristabilire una condizione comunicativa meno
sbilanciata. Con le buone o con le cattive.
Se la situazione non lo permettesse,
non sarebbe maleducazione andarsene, lasciando lo sproloquio
offensivo sulla bocca di chi non cerca un confronto, ma solo, sempre
e comunque, la rissa.
E se c'è una cosa che irrita di più i
rissosi a prescindere è parlare ad un muro e vedere le loro parole,
alle loro orecchie virili (solo quelle) e piene di sacro furore, sgonfiarsi e
inflaccidirsi.
Non continuo nella metafora sottesa perché sarei
particolarmente volgare ;-)
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