mercoledì 14 agosto 2019

Sulle tecniche di ingaggio del linguaggio salviniano.


Non ho provveduto a studi sistematici, e me ne scuso, ma, in particolare in questi ultimi tempi, mi sembra di aver individuato, pur in confuso,una caratteristica linguistica ricorrente del linguaggio di Capitan Findus.
Si può definire con un termine semplice semplice: spiacevolezza.
Non confondetela con l'ironia malintesa, non è “captatio benevolentiae” maldestra.
E' proprio spiacevolezza.
Il motivo per cui il linguaggio si pieghi a questa modalità comunicativa, in particolare negli incipt di ogni discorso, non è complesso: il linguaggio del Capitan Findus parla a suocera perché nuora intenda.
Fuor di metafora: finge di parlare a un interlocutore, l'opposizione, ma in realtà parla ammiccando ai suoi e a chi è sensibile ai suoi messaggi. Ed è meglio rendere chiaro il tutto subito.
L'altro elemento caratterizzante è la sessualizzazione del linguaggio politico.
Definire “contronatura” la convergenza del PD con il Movimento Cinque stelle, non offende solo i partiti indicati, ma strizza l'occhio a chi vede i rapporti tra simili come forme pervertite di sessualità. Non c'è bisogno di ricordare , per chi non ha la memoria del pesce rosso, che “contronatura” è stato, ad inizio di legislatura, l'accordo tra Lega e il Movimento di Grillo.
Usando la stessa tecnica, rispettando il disprezzo per il politically correct dai Leghisti, il governo che ancor, pur boccheggiando, è ancora è in vita, può essere definto sodomia applicata, attiva e passiva.
Ma c'è dell'altro: battere il tasto sulla sessualità è un'altra caratteristica del linguaggio politico odierno. E il M5S non dimentichiamocelo, non è stato da meno nel piegare il linguaggio politico su questo versante: l'espressione Pdofili, legato alla questione sub iudice di Bibbiano, è stato un obbrobrio non solo politico, ma linguistico e, direi, morale.
Ecco, il Capitano, seguito dai suoi sodali, inizia ogni suo discorso provocando l'interlocutore e, se gli è possibile, lo fa con qualche allusione sessuale o razziale (compresa l'allusione “leggera” all'abbronzatura dei suoi interlocutori).
Con Carola è stato evidente, fino all'augurio di stupro da parte dei più esagitati, ma l'ossessione traspare anche quando questo tipo di linguaggio se la prende con i maschietti. O tutte troie o tutti froci, insomma. Tertium non datur.
Lui solo è per quella famiglia che, però, ed è un dato di fatto, non sa costruirsi neanche di straforo.
E piange, da coccodrillo, e si commuove per i boccaloni, perché non vede i figli, essendosi dovuto occupare, povero tapino, per quattordici giorni in questo anno e mezzo alle incombenze del proprio Ministero. Lo dice da papà, eh! Gli altri tutti pedofili e sodomiti. Compresi voi lettori, se gli starete antipatici.

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