sabato 9 novembre 2019

Il passaggio all'atto. 9 novembre.




Prima “La pecora elettrica”, poi il “Baraka Bistrot” che aveva solidarizzato con i proprietari del locale vittima del secondo attentato.
Poi c'è sempre “Il Tempo”, il giornalaccio de Roma, che dice che non sono mica i fascionazisti, no no: questioni di droga.
Insomma, il copione è il solito: avvengono fatti e non fattoidi gravissimi.
Liliana Segre sotto scorta per le minacce, i due locali di Centocelle bruciati, l'emersione del razzismo senza asterischi eufemistici.
Dopo appaiono i minimizzatori: sono giornalisti, opinionisti alla Del Debbio, alla Sgarbi e compagnia cantante (e, guarda caso, sempre di mezzo ci sono le televisioni dell'immarcescibile) “ Ma no? Si tratta di altro! Non vedete che è una goliardata? e allora noi? e allora le foibe? e allora le minacce nei nostri confronti?”
Insomma, il solito armamentario al cloroformio per non affrontare i fatti reali, visibili e incontrovertibili: il neonazismo rampante sugli spalti con i “buuuu” ai Balotelli di turno, la violenza fascistoide o nazistoide verso chi si dichiara antifascista, l'omofobia e il razzismo ostentati senza veli e senza vergogna.
“Oggi è il 9 novembre. Nella stessa data nel 1938, gli ebrei, fomentatori di odio, infransero le vetrine dei loro negozi da soli per accusare ingiustamente i Nazisti”.
Tratto dal prossimo Nuovo Libro di Storia Unificato per le Menti Deboli.
Sarà gratuito.

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