Prima “La pecora elettrica”, poi il
“Baraka Bistrot” che aveva solidarizzato con i proprietari del
locale vittima del secondo attentato.
Poi c'è sempre “Il Tempo”, il
giornalaccio de Roma, che dice che non sono mica i fascionazisti, no
no: questioni di droga.
Insomma, il copione è il solito:
avvengono fatti e non fattoidi gravissimi.
Liliana Segre sotto scorta per le
minacce, i due locali di Centocelle bruciati, l'emersione del
razzismo senza asterischi eufemistici.
Dopo appaiono i minimizzatori: sono
giornalisti, opinionisti alla Del Debbio, alla Sgarbi e compagnia
cantante (e, guarda caso, sempre di mezzo ci sono le televisioni
dell'immarcescibile) “ Ma no? Si tratta di altro! Non vedete che è
una goliardata? e allora noi? e allora le foibe? e allora le minacce
nei nostri confronti?”
Insomma, il solito armamentario al
cloroformio per non affrontare i fatti reali, visibili e
incontrovertibili: il neonazismo rampante sugli spalti con i “buuuu”
ai Balotelli di turno, la violenza fascistoide o nazistoide verso chi si
dichiara antifascista, l'omofobia e il razzismo ostentati senza veli e senza vergogna.
“Oggi è il 9 novembre. Nella stessa
data nel 1938, gli ebrei, fomentatori di odio, infransero le
vetrine dei loro negozi da soli per accusare ingiustamente i Nazisti”.
Tratto dal prossimo Nuovo Libro di
Storia Unificato per le Menti Deboli.
Sarà gratuito.
Sarà gratuito.
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