Mi sono ripromesso di rileggere alcuni brani dei capitoli dei Promessi Sposi relativi alla peste e di commentarli. Non
sono uno studioso del Manzoni (insegno alle Medie inferiori e la sopportazione
degli allievi di quell'età alle raffinatezze manzoniane è
scarsissima; le dosi manzoniane somministrate sono inevitabilmente omeopatiche, a dosi maggiori risulterebbero letali ai più), ma mi sembra opportuno oggi rileggere, in chiave
ironica, nonostante i tempi cupi, i comportamenti dei personaggi di
allora perché ritengo che possano insegnarci qualcosa ancor oggi.
Mi
scuso anticipatamente per gli errori in cui incorrerò, ma
l'intento è ricreativo, mio e, spero, altrui. E scrivo coll'anulare della mano sinistra.
“Il protofisico Lodovico Settala,
chè, non solo aveva veduta quella peste, ma n'era stato uno de' più
attivi e intrepidi, e, quantunque allor giovinissimo, de' più
riputati curatori; e che ora, in gran sospetto di questa, stava
all'erta e sull'informazioni, riferì, il 20 d'ottobre, nel tribunale
della sanità, come, nella terra di Chiuso (l'ultima del territorio
di Lecco, e confinante col bergamasco), era scoppiato
indubitabilmente il contagio. Non fu per questo presa veruna
risoluzione, come si ha dal Ragguaglio del Tadino. Ed ecco
sopraggiungere avvisi somiglianti da Lecco e da Bellano. Il tribunale
allora si risolvette e si contentò di spedire un commissario che,
strada facendo, prendesse un medico a Como, e si portasse con lui a
visitare i luoghi indicati. Tutt'e due, "o per ignoranza o per
altro, si lasciorno persuadere da un vecchio et ignorante barbiero di
Bellano, che quella sorte de mali non era Peste "; ma, in alcuni
luoghi, effetto consueto dell'emanazioni autunnali delle paludi, e
negli altri, effetto de' disagi e degli strapazzi sofferti, nel
passaggio degli alemanni. Una tale assicurazione fu riportata al
tribunale, il quale pare che ne mettesse il cuore in pace”.
Orbene, un medicone, di quelli con
esperienza, ha subodorato qualcosa. Anzi, se il Manzoni scrive
“indubitabilmente” vuol dire che il nostro protofisico ci aveva
visto giusto. Ma perché mai credere agli esperti, prendendo da
subito risoluzioni impopolari?
Non è meglio credere al primo barbiere
che allora si occupava di bassa chirurgia e di estrazione dei denti?
Il commissario inviato ovviamente,
accompagnato da un medico, crede alle parole del vil meccanico praticone.
Il Manzoni non si spiega il loro comportamento: per ignoranza o per
altro?
Eccovi il Don Lisander sibillino e mago del non detto.
E, dopo essersi bevuto un buon vinello
col medico locale (nel testo non c'è questo quadretto, ma me li vedo
davanti al calice: “Perché ficcarci nei guai? Se è ordinaria
amministrazione, ci vediamo il prossimo fine settimana e andiamo in
trattoria, eh?”), riportano il tutto al Tribunale della Sanità.
Già, perché, quando incombe
un'emergenza, credere a una spiacevole verità quando c'è a
disposizione un'ottima bugia confortante?
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