Scoppiato il bubbone che rivela che di
peste si tratta (ops!), ecco che succede:
"et ci parevano, – dice il
Tadino, – tante creature seluatiche, portando in mano chi l'herba
menta, chi la ruta, chi il rosmarino et chi una ampolla d'aceto".
S'informarono del numero de' morti: era spaventevole; visitarono
infermi e cadaveri, e per tutto trovarono le brutte e terribili
marche della pestilenza. Diedero subito, per lettere, quelle sinistre
nuove al tribunale della sanità, il quale, al riceverle, che fu il
30 d'ottobre, "si dispose", dice il medesimo Tadino, a
prescriver le bullette, per chiuder fuori dalla Città le persone
provenienti da' paesi dove il contagio s'era manifestato; "et
mentre si compilaua la grida", ne diede anticipatamente qualche
ordine sommario a' gabellieri. Intanto i delegati presero in fretta e
in furia quelle misure che parver loro migliori; e se ne tornarono,
con la trista persuasione che non sarebbero bastate a rimediare e a
fermare un male già tanto avanzato e diffuso”.
Il quadretto che
Manzoni ci offre dei primi uomini che sono venuti a contatto della
peste è chiarissimo. Si affidano al prontuario della nonna, essendo
uomini incivili e selvatici: qual miglior rimedio contro una malattia
infettiva della menta e della ruta? Be', anche se muori perlomeno non
ti puzza l'alito. La menta e la ruta stanno bene con la grappa
(ottimo rimedio di tutti i mali), il rosmarino e l''aceto con il
coniglio e l'insalata. Insomma, la farmacopea popolare non funziona,
ma consola. Chiedere il parere ai medici (che erano scarsini allora,
ma oggi no) è costoso , superfluo e poi bisogna far la fila: meglio
affidarsi alla portinaia o alla Pepetua di turno, sempre disponibili
a fornire consigli inutili e mortali, ma semplici e alla portata di tutti.
Il Tadino e
l'auditore del tribunale fanno, però, il loro mestiere: abbiam
visto, c'è un macello, su, si intervenga! Ma tra il dire e il fare
c'è di mezzo la solita burocrazia. Si sente il rumore dei timbri e
la lentezza della macchina dello Stato quando non vuole funzionare.
Insomma, mentre con calma “si dispone”, si dà qualche
indicazione poco chiara in modo che ogni grado inferiore del
meccanismo scelga a sua discrezione, in una forma di feudalesimo
delle mezzemaniche dove vassalli, valvassini e valvassori decidono a
capocchia. Con la triste consapevolezza che le stalle sono state
chiuse quando i buoi se ne stanno allegramente scorrazzando per le
campagne, liberi come virus.
Piccola notazione:
mentre oggi si isolano le comunità dove si è manifestato il male,
allora si pensava più efficace chiudere le porte della Città in modo da isolare la
Città perché non ci entrassero i villici infetti: che muoiano pure,
ma lontano dalla Città.
Insomma, l'idea di
confini che escludano o includano è correlato alle grandi paure da
infezione. E c'è chi con le paure ci sguazza.
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