venerdì 18 settembre 2020

I giornali e i fragili meccanismi della scuola.

 Prima i giornaloni che dovrebbero rappresentare il faro della buona borghesia: perepepè, 400 mila insegnanti marcheranno visita, fingendo malattie e dichiarandosi “lavoratori fragili”!

A rimorchio i giornali spazzatura della Destra becera quella che ha garrotato la scuola a suo tempo e che si interessa alle questioni educative solo per dare addosso all'Azzolina.
Poi le cifre calano: i lavoratori fragili saranno 250 mila.
Ora un centinaio.
Se gli insegnanti mancano, zucconi, non è dovuto ai docenti codardoni, ma al fatto che nessuno oggi, se non per ripiego o per vera vocazione (Dio li abbia in gloria!), vuole fare l'insegnante.
Le quintalate di letame costantemente buttate col ventilatore e a spruzzo in vent'anni e più in modo bipartisan su quella che a parole dovrebbe costituire la categoria che dovrebbe curare la formazione della gioventù per la creazione di una società ricca e efficiente stanno dando i loro frutti: non i diamanti auspicati da De Andrè, ma i 150 mila supplenti che tapperanno a fatica il buco nel personale (e bisognerà pensare anche ai non laureati, sorry) e i pochissimi insegnanti di sostegno specializzati (l'equivalente dello sparare alla Croce Rossa).
L'attenzione nei confronti della scuola è simile a quella che molti adulti riservano ai bambini: a parole si commuovono alle lacrime pensando che essi saranno il futuro della società, ma, se rompono troppo, se ne dovranno tornare in silenzio in cameretta a giocare con l'I-Pad, ché i grandi devono scolarsi il contenuto del piano bar.

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