martedì 30 ottobre 2012

Berlusconi astronauta nel Regno di Topolandia


Non è una novità che gli uomini politici creino una lingua ( dal poeta-politico D'Annunzio allo stesso Benito Mussolini): può piacere o non piacere, ma la politica è innanzi tutto una battaglia di parole ( e, quando la battaglia delle parole non basta, si passa alle vie di fatto...)
Berlusconi ha ora usato una metaforicella riferendosi al trave nell'occhio che gli sta rendendo meno allegri gli ultimi giorni: il pianeta giustizia (che lui intende riformare).
Perché utilizza questa immagine?
Partiamo dall'etimologia:

“ Lat. tardo planeta(m), dal gr. planetes ‘vagante, errante’, der. di planân ‘deviare dalla retta strada’ (d'etim. Incerta) (Cortelazzo-Zolli ,Dizionario interattivo etimologico, Zanichelli)”

 Dubito che il nostro sia anche un presidente-lessicografo, ma certo è affascinante che la radice della parola pianeta, che indica qualcosa che non va dritto, gli sia piaciuto tanto ( e notoriamente i termini retto, dritto, destro/a, “right” in inglese, hanno connotazioni positive, perché attengono alla parte “giusta” opposta a ciò che è sinistro, mancino, ingiusto). Credo, però, con beneficio di inventario ( penetrare nella psicologia degli individui è sempre un mestiere pericoloso), che l'immagine sia nata dal ruolo “eroico” che Berlusconi si vuole spesso attribuire: oltre ad essere stato un presidente-operaio, un presidente-imprenditore, un presidente-muratore ora intende assumere le vesti del presidente-astronauta. La giustizia è qualcosa di lontano, vagamente minaccioso per il cittadino, il pianeta giustizia è abitata da esseri antropologicamente diversi: i magistrati, alieni assetati di sangue umano.
Ci vuole un uomo, anzi un Uomo, che riporti questo pianeta impazzito nell'orbita "giusta", altrimenti il pianeta giustizia può diventare un asteroide, deviare dalla retta via e distruggerci tutti.
A rischio della vita, è suo dovere ( “sono obbligato”) partire.
 Lo vediamo mentre si cala sul volto la visiera del casco da astronauta, sorridendo al pubblico.
Qualcuno , sia chiaro, si augura che si perda come la famosa “scoreggia nello spazio” di bossiana memoria riferita ad un eretico del movimento , ma i fedeli confidano nel suo ritorno ( sono bastate solo 24 ore, infatti): Berlusconi è il boomerang  della cattiva coscienza di un paese che per un ventennio ha preferito credere ad un “favola bella” piuttosto che affrontare la realtà e che ora spera nei tempi supplementari.

 arz©
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sabato 27 ottobre 2012

"Il Giornale" e la perdita della lingua.

La mia non è una notazione particolarmente acuta, anzi è abbastanza banale: quando, nell'agone politico, e non solo, si utilizza il linguaggio del “nemico” è segno che si è giunti alla frutta. 
Finora le mie notazioncelle avevano stigmatizzato l'inquinamento della lingua operata dal berlusconismo.
Ora, inaspettato, il titolo de “Il Giornale” che commenta così la sentenza di ieri che condanna Berlusconi a quattro anni ( in primo grado).



Be', se ora i tifosi del berlusconismo utilizzano il borrelliano “Resistere, resistere, resistere”, confidando nella memoria evidentemente cortissima dei propri lettori, è fatta: stanno perdendo sporcandosi la lingua con un'invocazione che fino a poco tempo fa avrebbe procurato loro solo conati di vomito.
Il popolo che perde la lingua dei propri padri diventa schiavo;-)

Un populo
diventa poviru e servu
quannu ci arrubbano a lingua
addutata di patri:
è persu pi sempri.
(Buttitta, Lingua e dialettu)

arz©
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giovedì 25 ottobre 2012

(Pissi pissi bao bao): Vietata la lettura a chi non insegna 3


Non ci saranno le 24 ore. Forse nemmeno le 21.
Mi par di sentire il profondo respiro di sollievo di molti docenti.
Gentili colleghi, se volete conquistare il Mondo (sia da ora in poi il vostro obiettivo: i più, già ora, vi ritengono una setta parassitaria e malevola, dedita alla tortura dei bimbi e ad ogni forma di aberrazione, compresa la profanazione delle Ostie; perché, dunque, non aggiungere paura a paura?), non cedete alla tentazione di pensare che tutto sia finito.
L'attuale politica dell'annuncio è esattamente quella del precedente governo: prima la si spara grossa, si attende l'effetto che fa (come Jannacci insegna, ma nel suo caso si trattava del proprio funerale) per poi, dopo aver mitridatizzato per bene l'opinione pubblica, ritornare alla carica, quando l'attenzione e la sensibilità al tema, che da caldo diventa inesorabilmente semifreddo, sono minori ( grazie a qualche disgrazia nazionale che opera il noto “effetto alone” o, più semplicemente, alle vacanze estive).
Insomma, docenti di tutto il Mondo, ops...di tutta Italia, è giunto il momento di chiedere ad alta voce uno stipendio europeo!
Se vi risponderanno picche, si meriteranno il minimo sindacale ( non preoccupatevi, nella testa della vostra controparte, inizialmente, la cosa non farà né caldo, né freddo: la divisione per zero, ossia la qualità e la quantità del vostro lavoro, è ai loro occhi un assurdo matematico e logico).
Quando, però, lentamente, sarà netta la percezione che la loro prole imparerà poco ( perché voi detterete tutte le vostre verifiche, lentamente, a passo di formica, e , mentre gli allievi si sbertucceranno, novelli mastro Geppetto e Ciliegia, chiamandosi l'un con l'altro a mo' di offesa “Polendina” , correggerete i loro compitini, risparmiando, è ovvio, sull'inchiostro della Bic che vi siete , more solito,comprati con i VOSTRI soldi, e tabulerete in classe , e mi raccomando con un dito solo!, sulla tastiera del VOSTRO computer i magnifici e regressivi risultati ottenuti dai vostri allievi), quando molti capiranno che non tutti potranno permettersi una scuola privata per la loro figliolanza, bonus o non bonus, e si accorgeranno che l'organizzazione della scuola pubblica senza il vostro lavoro volontario e non retribuito andrà a rotoli e che per le falle ormai enormi di finanziamento della scuola pubblica i loro ragazzi si troveranno sempre più frequentemente senza sorveglianza, come già succede ora, nella migliore delle ipotesi, o, nella peggiore, a pascolare nei parchi cittadini alla ricerca di sostanze psicotrope per riempire il vuoto del nulla che questa società prospetta loro, ecco solo allora qualche borghese illuminato solleverà il ditino e consiglierà di investire un piccola scheggia del PIL per la scuola.
Non illudetevi: nessuno chiederà per voi lo stipendio europeo, ma qualche elargizione finalmente darà sangue e inchiostro alle stampanti , vi permetterà di attrezzare qualche Laboratorio in più e di accedere liberamente alla fotocopiatrice della scuola , sfuggendo agli occhi di Argo di qualche bidello preposto al controllo della docenza sprecona.
Una scuola del Terzo Mondo non piace neanche a loro; il constatare che ormai sforniamo sempre meno laureati e che ci stiamo inesorabilmente avviando al decadimento economico per mancanza di materia prima intellettuale spingerà la borghesia pensante, anche se disorientata ed ebbra per l'ultimo ventennio leghista e liberista, a qualche atto magnanimo, anche se, come è ovvio nella sua natura, paternalistico.
Forse.
Come vedete, cerco, nonostante tutto, di essere ottimista.
                                                                                                                                       arz© 
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lunedì 22 ottobre 2012

(Pissi pissi bao bao): Vietata la lettura a chi non insegna 2

Purtroppo, non mi è passata la rabbia. ( ...ma perché mai leggo i commenti del "Corriere" e de "Il Giornale"? Masochismo? Parafilia?)
(Grazie, Giovanni)

Ci vogliamo fare un pensierino?
http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=40615

20/10/2012
Il Collegio docenti e la componente ATA del liceo Scientifico statale Talete, in collaborazione con altre scuole del distretto e con il Coordinamento cittadino delle scuole di Roma, ha indetto il blocco di tutte le attività.
I professori del Liceo Scientifico Statale Talete di Roma hanno avviato una dura protesta esprimendo ''grave preoccupazione, indignazione e profondo dissenso nei confronti delle scelte politiche del Ministro dell'Istruzione Profumo e, più in generale, del Governo, fortemente punitive della Scuola Pubblica''.
''Queste - spiega il Collegio dei docenti - sono caratterizzate da tagli di risorse e personale, attuati in forme diverse e non sempre trasparenti, nonchè da una martellante svalutazione della professionalità e della libertà di insegnamento''.
Il Collegio Docenti del Liceo romano esprime, dunque ''netta contrarietà'' ai provvedimenti all'ordine del giorno dell'agenda politica del governo.
Il Collegio Docenti e la componente ATA del Liceo Scientifico Statale Talete, in collaborazione con altre scuole del distretto e con il Coordinamento Cittadino delle Scuole di Roma, ha indetto il blocco di tutte le attività del Piano dell'Offerta Formativa (POF): funzioni strumentali, dipartimenti, coordinamenti di vario tipo, consigli di classe, blocco dei viaggi di istruzione e delle uscite didattiche, blocco di tutte le attivita' extracurricolari, antimeridiane e pomeridiane, adozione dei libri di testo e una settimana di ''didattica essenziale'' dal 22/10/2012 al 27/10/2012 con sospensione delle verifiche scritte e orali.
Il personale ATA si atterrà, come azione di protesta, al rispetto rigido del mansionario previsto dalle norme contrattuali.
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(Pissi pissi bao bao): Vietata la lettura a chi non insegna.

“Gli insegnanti sono dei privilegiati”, difendono “il proprio orticello, sovente parassitario”, (commenti tratti dal Corriere), sono”scansafatiche” e “fannulloni” ( da Il Giornale), ma potrei continuare scegliendo fior da fiore
( c'è persino chi è sicuro che a scuola si organizzino orge tra bidelli e professori).
Ai docenti chiedo di evitare di entrare nella polemica: i vostri interlocutori pensano, anche a fronte dell'evidenza, che lavoriate 18 ore effettive, abbiate tre mesi di ferie e che il nostro stipendio arrivi il 27. Ribattere agli imbecilli è scendere al loro livello: rischiate di essere battuti dalla loro esperienza nel campo.E' più facile spezzare un atomo che spezzare un pregiudizio, per continuare nel citazionismo.

L'Italia, è ormai evidente, ha deciso che la distruzione della scuola (pubblica) sia la soluzione giusta: galleggiate, dunque, sopravvivete e, se siete impegnati nel fronteggiare le situazioni di disagio e di fatica dei ragazzi ( l'opinione pubblica pensa che siate al massimo cinque o sei) , nel colmare il vuoto che riempie la testa di molti ragazzi ( i più pensano con in mano “Il Capitale” o il “Libretto Rosso”) , nel rammendare il tessuto sociale, sfilacciato, slabbrato e impresentabile con cui avete a che fare e , nel contempo, le enormi toppe vostre sul sedere , ammainate le vele.
Avete (abbiamo) perso.
L'unica vostra consolazione, mentre potrete beatamente leggere il giornale in classe ( e abbiate finalmente il coraggio di farlo sul serio e, mi raccomando, senza far lezione,correggete la mattina i compiti che intasano i vostri infelici pomeriggi, dettate lentamente tutte le verifiche tanto per perdere tempo, poiché ormai i soldi delle fotocopie non ci sono più e nemmeno per l'inchiostro delle stampanti, e che siano preparate alla cazzo, sia chiaro...), sia quella che chi vi offende, trattandovi da capro espiatorio di ogni male, da novelli parafulmini dell'infelicità collettiva dettata dalla crisi, ossia una borghesia che ha perso la bussola e non sa più che pesci pigliare e una classe operaia imbastardita e rincoglionita dal consumismo, dalla televisone, dal razzismo o dal criptorazzismo ( e rileggetevi Pasolini, perdinci!) sono coloro che hanno votato, per vent'anni, convinti e in massa, i personaggini che oggi tutti, compresi gli idioti che li hanno appoggiati fino ad un'ora fa, giudicano come corrotti e indegni.
Ho scritto questo intervento di pomeriggio ( dal computer di casa, purtroppo): ho tre pacchi di compiti da correggere, una serie di incombenze organizzative da sbrigare, alcune valutazioni da inserire in un griglia, dovrei preparare le mie lezioni e un compito in classe.Provvederò, se riuscirò, domani mattina. Io lavoro 18 ore. Al massimo 24. D'ora in poi.
arz©

P.S. Se qualche non docente ha letto quello che gli è stato esplicitamente vietato, sappia che tra i disegni malvagi della classe docente c'è la Conquista del Mondo; dobbiamo comunicare tra di noi, assicurando la nostra sicurezza con la parola d'ordine "Pissi pissi bao bao"  ;-)
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domenica 21 ottobre 2012

Il Prefetto, il Potere e il Diritto di Parola ovvero il lupo, la capra e il cavolo


L'episodio è gustosissimo, ma , nel contempo, tristissimo: un prete anticamorra si rivolge al Prefetto, donna, di Caserta utilizzando il titolo di “Signora” e non quello di “Signora Prefetto”.
Il Signor Prefetto, uomo, di Napoli, Andrea De Martino, lo rimprovera aspramente: se non si rispettano le istituzioni chissà dove si andrà a finire!
(Per prendere visione diretta del “fattaccio” eccovi uno dei tanti link tratti da “Repubblica TV”: http://www.vip.it/video-don-maurizio-patriciello-parroco-di-caivano-anticamorra-ripreso-dal-prefetto-di-napoli-andrea-de-martino-perche-chiama-signora-il-prefetto-di-caserta-carmela-pagano/)
A me sembra evidente che il tono del Don fosse rispettosissimo (...la Signora lo ha “gentilmente” accolto senza appuntamento) e che forse lo stesse diventando un po' meno ( “...mi voleva convincere che non era vero”).
Il Prefetto di Napoli gioca di anticipo e lo scopo della ramanzina è evidente: ristabilire i ruoli, ma anche ristabilire le distanze, tra il querulo prete anticamorra e il Potere.
Intendiamoci: il Prefetto ha ragione perché la forma ha il suo significato e per quanto possibile va rispettata.
Qui , però, ci si attacca alla forma per svilire il contenuto.
La situazione non è nuova, ed è arma della politica con la p minuscola, se non che, ad un certo punto, il Prefetto se ne esce con un : “Se io lo chiamerei signore, lei che cosa ne penserebbe” ( poi, non è chiaro se imbeccato da qualche collega o se se ne sia reso conto lui, si corregge, imputando la colpa del mancato congiuntivo a chi l'ha spinto all'ira e allo sdegno).
Be', seguendo i parametri del Prefetto della Repubblica, la forma non è stata rispettata, poiché un rappresentante dello Stato ( con la "esse" maiuscola) simili errori non li dovrebbe commettere: la maschera del Potere si sgretola facilmente in un secondo e diventa polvere.
Se utilizzassimo il criterio del Prefetto di Napoli, egli stesso ha recato offesa alle istituzioni, esprimendosi come un cittadino malalfabetizzato.
Non credo, però, sia giusto condannare chiunque per parole mal pensate e mal pronunciate, ma credo che il peccato più grave del Signor Prefetto Andrea De Martino sia stato un altro: svilire e stroncare un intervento (potenzialmente polemico) dallo scranno di un istituzione, ribadendo la natura violenta di qualsiasi potere, quella che impone le regole, le stabilisce a suo piacimento e che non garantisce, invocando la Lesa Maestà, il già debolissimo diritto di parola di “chi voce non ha”.
                                                                                                                                                     arz©
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venerdì 12 ottobre 2012

Profumo, il bastone e la carota. Poca carota, grande bastone.


Metto insieme i pezzi, ma non li incastro: il puzzle mettetelo insieme voi.
Io ho un po' di schifo...Mi risuonano nelle orecchie le parole di una bellissima canzone di Ricky Gianco: "Sento puzza di forza, di vecchie mutande".

Dichiarazione del Ministro Profumo:
"Credo veramente che il Paese dobbiamo un po' allenarlo, dobbiamo usare un po' di bastone e un po' di carota, qualche volta dobbiamo utilizzare un po' di più il bastone e un po' meno la carota, altre volte viceversa ma non troppa carota".
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Dizionario Hoepli:
usare il bastone e la carota
  • Fig.: ricorrere alternativamente alle buone e alle cattive maniere per ottenere un dato fine, come si usa fare con gli asini che un po' vengono allettati con le carote e un po' vengono presi a bastonate quando le carote non bastano a vincere la loro cocciutaggine.
  • Pare che in questo senso la frase sia stata usata anche da Winston Churchill, in due discorsi alla Camera dei Comuni nel maggio e nel luglio del 1943, in merito al modo in cui secondo lui andava trattato il popolo italiano. Nel 1945 Benito Mussolini riprese il tema e la locuzione in una serie di articoli sul Corriere della Sera.
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Il nuovo mondo di Galatea.
 http://nonvolevofarelaprof.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/10/12/lettera-molto-seria-di-una-insegnante-al-ministro-profumo/
 "Per cui, Egregio Signor Ministro, da docente che ogni giorno entra in classe, questo le volevo dire. Approvi pure il nostro aumento di ore di docenza, per altro passando a tutti il messaggio che noi insegnanti siamo degli scansafatiche privilegiati che fino ad oggi han lavorato poco. Avrà il plauso popolare e Le riuscirà di certo, perché la società, dopo anni di martellamento mediatico, ne è già convinta, e la applaudirà. Ma non gabelli questo taglio per uno strumento per aumentare la qualità della scuola, o migliorare l’efficienza di noi docenti. E’ solo l’ennesimo taglio imposto ad una categoria che al momento non ha la forza di opporsi, né i mezzi, perché non facciamo neppure un lavoro considerato socialmente fondamentale, come i tassisti, ad esempio. In fondo siamo solo quelli che formano le prossime generazioni: degli asini che meritano un po’ di bastone e manco la carota, ha ragione Lei".
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giovedì 11 ottobre 2012

Il turpiloquio nel linguaggio politico della Lega


Salvini, un po' fuori giri come tutti gli indignati dell'ultima ora e sapendo di mentire, urla: “Noi con la 'ndrangheta non c'entriamo un c***o!”.
Ovviamente l'espressione triviale ( non inusuale in ambito leghista, anzi "marca" di appartenenza!) serve a rafforzare la negazione.
Un “c***o” significa “per niente”,“nulla”; è un po' più forte di “mica”, di “brisa” e del toscano “punto”.
Ecco il Leghismo muore così.
Diceva di avercelo grosso e duro: e invece era fatto della stessa consistenza del nulla.
                                                                                                                                          arz©
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venerdì 5 ottobre 2012

Vauro, tra Satira e Denaro

Vauro se ne va da “Il Manifesto” e migra a “Il Fatto quotidiano”. 
Molti non glielo perdonano. Tradimento! Insomma, per il vil denaro, tradisce la causa.
La sua vignetta di oggi ( http://eccesatira.blogspot.it/2012/10/dal-manifesto-al-fatto.html) rappresenta in modo egregio il sentimento di chi si occupa di satira oggi: o fai satira “vera”, mal pagata, il più delle volte gratis, o sei servo del Potere che coincide con il Vil Denaro.
La Sinistra, purtroppo, non esce dal suo circolo vizioso: la causa, non c'è speranza, val più degli interessi del singolo.
Purtroppo, l'individuo si deve occupare di alcune questioncelle di non poco conto: deve pagare l'affitto, il telefono, la luce; se ha figli , deve mantenerli agli studi et similia.
Io non conosco Vauro, ma credo, nonostante la notorietà televisiva, che non sia un miliardario: vive, onestamente, del suo lavoro che è quello di disegnare. 
Se c'è un pessimo difetto della Sinistra ( e in questo , mi spiace, è veramente omologa alla Destra e agli strilli di Sallusti), è quello di disprezzare il lavoro intellettuale.
Quando utilizzo il verbo “disprezzare”, non lo uso a caso: il lavoro intellettuale, e lo è anche quello di un disegnatore satirico, non ha prezzo, è un lavoro di Serie B, insomma, un passatempo. Non è infrequente che qualcuno, “si parva licet componere magnis” ( non sono bravo come Vauro e non ho mai fatto del disegno satirico la mia professione), non un mio amico stretto, per intenderci, mi chieda un disegno e una vignetta: gratis sia chiaro. E non fa tante cerimonie come farebbe nel chiedere, che ne so?, un intervento estemporaneo dal conoscente idraulico alla propria “Pucci”.
Quando un mio parente mi incalza:” Perché non provi a diventare come Forattini? ( la cui involuzione umoristica e satirica mi mette solo angoscia, sia chiaro), rispondo onestamente:
1- Non disegno ancora bene come lui ( mi duole dirlo, ma è vero)
2- Non potrei utilizzare la mia visione della realtà contro i miei principi ( tradotto in soldoni: non potrei mai disegnare per un giornale di cui non condivido la linea politica).
E' , comunque,un vero peccato che la cultura di Destra paghi, non so quanto, ma penso bene, mentre quella di Sinistra , sempre e comunque, pensi che la libertà di pensiero sia una attività gratuita e “disprezzabile”.
Quando le opinioni non “valgono” ( anche se il valore di scambio non è l'unico valore in assoluto), è destino, ahinoi, che diventino ininfluenti e inutili. Alla faccia della libertà di pensiero e di opinione, cavallo ( evidentemente bolso) di battaglia di quello che era il pensiero progressista.
arz©
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martedì 2 ottobre 2012

Noie: Lacoonte tra i capelli

Prosegue ( lentamente) il progetto delle Noie.

Ecco un altro capitoletto:

Lacoonte tra i capelli

Chi porta gli occhiali lo sa. Ogni tanto bisogna spostarli dal naso e inforcarli sulla capoccia: le donne per mettersi il Rimmel, gli uomini per schiacciarsi i brufoli davanti a uno specchio.
La casistica è amplissima: dal bacio al pianto, dal tergersi il sudore a leggere uno scritto piccino picciò che le lenti da miope rendono un geroglifico indecifrabile che solo l'occhio nudo e privo di protesi può tentare di interpretare.
Sta di fatto che, quando non ci sia un piano d'appoggio sicuro, il quieto porto delle nostre costosissime lenti è l'apice del cranio e l'azione più spontanea è quella di portare gli occhiali allo zenit della calotta cranica, mantenendo le stanghette ben strette alle orecchie: l'equilibrio, sia chiaro, è instabile e l'occhiale ha una forte tendenza ad assecondare la forza di gravità o ricadendo avanti o, molto più pericolosamente, alle spalle dell'occhialuto con conseguenze in genere catastrofiche.
Questo, però, rientra nella casistica dell'esistenza. Chi porta gli occhiali “sa” che sta rischiando nel portare a termine questa operazione, “sa” che sta giocando una mano pericolosa nella partita truccata con l'esistenza.
Quello che non può prevedere, e che rivela la perfida volontà degli oggetti, è l'incidente che si verificherà quando vorrà riportare gli occhiali nella loro sede naturale.
Ecco, immancabilmente, una piccola ciocca di capelli si attorciglierà qual boa constrictor tra ponte e nasello, lasciando il malcapitato, piccolo Lacoonte tra le spire del serpente, in una situazione veramente imbarazzante.
Vano sarà il tentativo di districare il nodo gordiano con la forza; tirare anche impercettibilmente la ciocca comporterà ( misteri della fisiologia umana!) sul viso un rictus, un sorriso forzato dal dolore. Mollare l'occhiale non si può ( “E se si districa da solo che fine faranno le mie lenti progressive che mi sono costate due occhi della testa?”), tirare con la forza bruta neanche, perché il dolore sarà insopportabile. Dopo un breve lasso di tempo, le dita tenteranno la superficie degli occhiali e con tecniche di scioglimento che metteranno alla prova la manualità fine della vittima, alternando microstrappi e piccole pause per riprendere fiato, alla fine, accompagnato dal sospiro di chi è scampato al disastro, nelle sue mani rimarranno gli occhiali con due, tre capelli strappati, la parte di lui che ha sacrificato per ritornare nel mondo dei vedenti.
Nella Mitologia la Fortuna è rappresentata con una ciocca di capelli, ma calva sulla nuca.
Ho il vago sospetto che portasse occhiali di un certo spessore (la Fortuna è cieca, ma la Sfiga, nostra fastidiosa compagna nel breve viaggio che ci tocca, ci vede benissimo , come ha scritto qualche saggio, e , nel contempo, mi consta abbia una chioma foltissima).
Per chi poi voglia vederci una metafora un po' tirata dei tempi nostri: per asciugarci le lacrime di un ventennio di corruttela, ci siamo ficcati sulla capoccia, per vederci meglio, un Governo tecnico. Ora non si schioda più perché levarlo da lì farebbe assai male...
arz©
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