giovedì 29 marzo 2018

Sullo Stato delle cose della scuola e sulle cose del cattivo Stato della scuola.

Quid est veritas? Sono o non sono senza colpa grave i ragazzi che hanno umiliato (e nell'ipotesi peggiore picchiato) una docente disabile? Deliquenti o solo un po' maleducati?

Alt. Fermiamoci un attimo: apriamo la porta della scuola e dirigiamoci in u
na qualsiasi piazza del Bel Paese. 
C'è una disabile su una panchina circondata da un gruppo di ragazzi che la prendono in giro. I teppistelli filmano il tutto (“Poi lo pubblichiamo su You Tube, eh?”) e ridono di lei: “Brutta storpia! Che vuoi?” 
Chi assiste non osa intervenire: ha paura. I ragazzi sono tanti. “Dov'è la Polizia?”

Altro passettino. Voilà: la disabile si trasforma in una Superpoliziotta della Celere, armata di manganello; chiama rinforzi: la vendetta privata è brutta cosa, anche se... 
Vedo manganelli accarezzare le schiene dei monelli e qualche dente saltare. 
Il pubblico astante applaude: “Brava! Brava!” 
Giustizia (sommaria, sia chiaro) sarà fatta.

I mariuoli verranno condotti in caserma malconci in mezzo ad altri Poliziotti sorridenti. 
Se saranno professionisti, non rincareranno la dose. Altrimenti... Li aspetta, comunque, un bel processino con le aggravanti del caso. 
I genitori muti.

Ritorniamo mestamente a scuola.
I pischelli nella migliore delle ipotesi umiliano l'insegnante, con l'aggravante di prendersela con chi è in difficoltà.
Be', la docente a scuola è un pubblico ufficiale nell'esercizio della sua funzione.
La pena per i ragazzi? Trenta giorni con obbligo di frequenza, insomma andranno a scuola lo stesso (e frequenteranno le lezioni) e per punizione, di tanto in tanto, svuoteranno qualche cestino e faranno lavori socialmente utili. 
I denti non saltano. E meno male.

Il pubblico, però, non applaude. 
Il Preside dirà in separata sede alla docente che è incapace di insegnare. 
I genitori si coalizzeranno per far spostare la docente ad altra cattedra (d'altronde, non sa tenere i ragazzi, no?).
E la povera docente piangerà, sola e non aiutata da nessuno. Per l'umiliazione subita e per la rabbia. Nel caso specifico, sembra che abbia ingoiato il rospo e abbia perdonato i carnefici.
Giustizia, in questo caso del tutto sommaria, sarà fatta, perché in questo Paese l'equilibrio tra faida cruenta e palese ingiustizia, purtroppo, non esiste.

E qualche Franti (lo ha elogiato anche Umberto Eco, è vero, ma non credo che il semiologo pensasse che il tipino sarebbe arrivato mai al punto di sputare in faccia al proprio maestro...), apprezzando e capendo perfettamente il senso di una punizione solamente simbolica, infame, sorriderà. 
Quid est veritas?

Nota a margine con il veleno nella coda: in un Paese che si autoproclama “cristiano”, come mai le famiglie non insegnano più a rispettare i deboli?

giovedì 15 marzo 2018

Galimberti, calzini sporchi, posaceneri pieni ed altro ancora...Dello stato della Scuola.

Si parte da qui: Galimberti. Orizzonte scuola


L'articolo di Galimberti non è male, sia chiaro, ma leggermente paraculo: dice cose spiacevoli a insegnanti e a genitori, ma, nel contempo, offre brodo di giuggiole a profusione agli uni e agli altri.
Si sente l'eco della condanna della famiglia amorale che devia il percorso educativo del fanciullo, ma nel contempo la si consola, indicando nella mancanza di fascino degli insegnanti il male oscuro della scuola. Agli insegnanti è offerto il lenimento aromatico della condanna di Galimberti per la quotidiana scocciatura dei genitori giudicanti che sono caldamente invitati ad uscire dall'ambito educativo, all'interno delle aule scolastiche, ovviamente, ma allo stesso tempo li si accusa di essere poveri di fascino e di carisma.
Ovvio che il genitore “medio” che legge sarà gratificato: anche il genitore rompiballe che va cotidie alla ricerca del pelo dell'uovo in ogni azione dell'insegnante difforme dal proprio sentire giammai si sente tale. L'articolo di Galimberti lo sosterrà nella sua convinzione che otto insegnanti su dieci sono coglioni.
L'insegnante poco carismatico (che, sia chiaro, difficilmente si considererà mai così e, se succedesse, è in pieno “Burn out”, datemi retta, e farà uso q.b. di ansiolitici e antidepressivi) sarà consolato dalle parole alate di Galimberti, rafforzando in lui la convinzione che il disastro educativo della scuola sia dovuto all'unica responsabilità della famiglia.
Accuso e mi autoaccuso (da umorista umorale qual sono): ritengo che gli insegnanti siano affascinanti come calzini sporchi o posacenere pieni.
Non per loro colpa, of course, ma per le tonnellate di discredito che la nostra classe politica in toto e Bipartisan ha riversato su di loro da un trentennio a questa parte, umiliandoli in ogni loro azione, riducendoli a burocrati e a punching ball (e gli ultimi episodi di aggressione fisica rendono la metafora meno metafora di quanto voglia essere) delle frustrazioni sociali del popolino. Scusate la banalità in chiusura: pensare oggi che si possa rendere carismatica la classe insegnante attraverso la respirazione a bocca a bocca della comunicazione è un'idiozia.
Oggi, per renderla tale, ma temo che sia improbabile che qualcuno provveda alla bisogna, andrebbe dotata di Ferrari e di denari sufficienti perché i maschietti possano pubblicare foto su Instagram con donnine procaci e bottiglie di champagne Magnum, mentre sguazzano in vasche Jacuzzi, e le femminucce pose da vamp con vestiti all'ultima moda e in località turistiche di lusso. Insomma, realisticamente, non c'è speranza per le docenti e i docenti (italiani).
Fare appello alla loro cultura, alla loro sensibilità, alla loro dedizione alle cause perse è del tutto inutile: cultura, sensibilità, gentilezza e garbo sono merci che il neoliberismo trionfante teme più della peste. Amen. Il carisma, al contrario, che sa di successo e di lotta belluina tra winners e losers, sì. Comunque, al di là delle considerazioni ciniche dello scrivente, Galimberti si merita un grazie: almeno ci ha provato! ;-) arz62

mercoledì 7 marzo 2018

Renzi. Le parole sono pietre o boomerang?

Forse sono troppo sensibile alle parole, ma veramente non riesco a capire quali siano le intenzioni dello “spin doctor” che sta alle spalle di Renzi.
Se Matteo parla a braccio, passi, ma se dietro alle sue parole c'è qualcuno che lo consiglia, credo proprio che quest'ultimo debba cambiare mestiere, per essere gentile: non dico altro, altrimenti potrei incorrere nel reato di istigazione al suicidio.
Orbene, ordunque: Matteo Renzi perde in modo netto.
Non so quali siano le ragioni che lo spingono a rimanere in sella al PD, temo il narcisismo, ma non è questo il tema del mio intervento.
A fronte alle offese sanguinosissime del M5s, Matteo proferisce queste testuali parole:
Se siamo mafiosi, corrotti, se abbiamo le mani sporche di sangue, allora fate il governo senza di noi. Il nostro posto è all'opposizione”.
Ecco, se avesse percepito anche minimamente il clima del Paese, ma bastava scandire più lentamente le parole, non si sarebbe mai espresso in questo modo.
Se qualcuno è mafioso, corrotto e con le mani sporche di sangue, logica vuole che non dovrebbe stare all'opposizione, ma in galera. Punto.
E le parole sono pietre.
Anche perché il discorso che dovrebbe consolidare l'immagine muscolare del leader del PD richiamano non molto alla lontana le parole di un altro personaggio che, dopo essere stato messo alle strette, disse: “Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!”
Insomma, Renzi non si difende, come  dovrebbe, da un'accusa infondata, stupida e eccessiva (Matteuccio non è di certo un mafioso, assassino e, sia chiaro, non fraintendete le mie parole, non ha nulla a che fare con la violenza del Fascismo delle origini che violento era e non ci piove), ma rivendica un ruolo che dovrebbe consolidarsi in base alle accuse: l'opposizione perinde ac cadaver (per il Mascellone, che era più furbo, la permanenza al Governo prima delle leggi Fascistissime). E con parole che richiamano altre esperienze. Fallimentari.   arz62

Translate