mercoledì 30 gennaio 2019

Capitan Findus, inizio di una banale analisi linguistica: il “climax infantilizzato”.


Chi mi segue sa che il sito “Graffi di gesso” nasce dall'irritazione per un certo uso della lingua. Non per gli errori formali (che sembrano il principale oggetto di attenzione degli utenti di Internet e Facebook), ma per l'uso “distorto” della retorica, in specie quando si trasforma in propaganda e esca per pesci.
Il Ministro dell'Interno è libero di usare l'armamentario retorico che desidera: è un politico e, in quanto tale, il suo obiettivo è persuadere.
Compito mio, del tutto ininfluente in termini pratici, ma lo faccio per voltolare un sasso, è quello di evidenziare che cosa ci sia dietro.
Ecco, mi sembra che sia un dato di fatto che ultimamente Capitan Findus (mi scuso per l'uso un po' banale e contrario allo spirito di questo post di questo pseudonimo ironico, ma ho le mie ragioni per non trascrivere il nome dell'interessato) ha scoperto che alcuni slogan d'annata fanno colpo. Sia chiaro: lo fa esplicitamente, perché conosce i suoi polli e, se dovessi giudicare l'intelligenza dell'operazione, non c'è che dire: è una mossa azzeccata.
Nel tentativo di imitare il Mascelluto ha rispolverato un cavallo di battaglia del tempo che fu: il climax. Il più noto motto fascista: “Credere, obbedire e combattere” e altre espressioni mussoliniane si basano su triplette di termini per lo più in climax ascendente.
Il nostro Capitano, in un recente discorso, ostile agli attracchi ai porti italiani, ha parlato , vado a memoria, di “barche, barchini e barconi”. Si può notare lo svilimento della figura retorica, l'abbassamento infantile dovuta all'alterazione del nome, ma credo che tale effetto non sia ingenuo.
Il modello del nostro fabulatore, infatti, non è solo quello stivaluto, ma anche quello plasticato e immarcescibile dell'ex proprietario di Mediaset. Insomma, il Capitano parla alla solita platea, individuata dal plastico plastificato, di undicenni non particolarmente svegli.
Sia chiaro che l'elettorato tutto, anche quello di altro schieramento politico, è vittima degli armamentari retorici e normalmente casca nella trappola e nel visco delle parole senza accorgersene.
Non sto a citare Gustave Le Bon, ma è un dato di fatto che la “democrazia” si configura spesso come una “democrazia recitativa”, dove gli uomini politici scaltri guidano per delega spesso volontaria le masse amorfe, facile preda dei pifferai di turno. 
Se c'è una colpa (ma qui si cade sul piano etico e il terreno è scivoloso), è quella di spingere il proprio elettorato all'infantilismo e alla semplificazione. Una massa infantile, infatti, agirà di conseguenza nei momenti di crisi. A fronte di situazioni di difficoltà, agirà istintivamente, individuando nel capo politico poco prima osannato il traditore. 
Lo svelamento dell'inganno, tanto più in epoca post-ideologica, porterà all'abbattimento non solo dei simboli, ma alla violenza nei confronti delle persone. E il ruolo del politico, tanto più di un Ministro degli Interni, non dovrebbe essere quello di fomentatore dei conflitti, ma quello di conciliatore degli interessi contrapposti della comunità.
Non dico del bene comune, altrimenti mi scappa da ridere ;-)
arz©

Capitan Findus: tutti insieme appassionatamente (nella categoria criminali).


Vogliamo dire una semplice verità, nonostante la martellante propaganda (perché tale è: ripetizione dello stesso concetto ad libitum anche se falso come una moneta romana con stampigliata la scritta III secolo avanti Cristo)?
I porti chiusi non fermano gli sbarchi.
Almeno quelli degli scafisti criminali.
Gli scafisti se ne sono sempre fatti un baffo dei porti aperti ed è loro abitudine dileguarsi il prima possibile prima di essere identificati; hanno sempre preferito lasciare a centinaia di metri dalla spiaggia, con conseguente annegamento dei più deboli, il loro carico umano.
I “porti chiusi” sono una scusa per criminalizzare le ONG. Punto.
E nei discorsi di Capitan Findus l'effetto alone dal punto di vista linguistico è associare per asindeto criminali, scafisti, ONG, clandestini.
Ovviamente, il sonno della ragione vede solo gatti bigi.
In alternativa, bianchi, i buoni ossia noi, e neri, gli altri ossia loro.
arz©

domenica 27 gennaio 2019

Il M5S, il Movimento fascista più liberale che conosco.


Ovviamente solo i polli ci potevano cascare. Non se ne abbiano i pentastellati per questo commento sicuramente altezzoso, ma la barzelletta del non siamo né di Destra né di Sinistra non faceva ridere.
Quando qualcuno afferma, per di più credendoci fermamente, a simili castronerie non ha scia ;-) mnestica della storia politica dell'Italia, in primis di quell'episodio singolare, ma significativo, che fu l'Uomo Qualunque.
E' vero che un Movimento, quando è tale, ha più anime e la divisione con l'accetta tra ciò che è di Destra e ciò che è di Sinistra, nel comporsi magmatico di interessi di vario genere, non è sempre possibile. All'inizio.
Sta di fatto che ora, e senza tema di smentita, il M5S si è adeguato, qual materasso Memorex, alla politica della Lega che, a sua volta, ha imboccato la strada dell'estremismo di Destra senza se e senza ma.
L'uscita antisemita di Lanutti, quello che ha tirato fuori dal cilindro un falso storico accertato come “I Protocolli dei Savi di Sion”, non ha ricevuto nessun severo commento di condanna, la politica della criminilizzazione dei profughi e delle Ong, cavallo di battaglia della Lega, è stata assimilata senza colpo ferire, mentre il Reddito di Cittadinanza, l'unico simulacro di politica sociale e solidale di Sinistra, si sta trasformando in un pastrocchio terribile, perché le premesse da cui parte il Movimento 5 Stelle sono molto confuse.
Il dettato costituzionale è chiaro: il lavoro è un diritto e il lavoratore che non lavora non è un fancazzista, è una persona a cui si sta togliendo dignità. Lo Stato (con la esse maiuscola) ha il dovere di permettere a tutti di accedere non solo a un lavoro quale che sia, ma anche a una retribuzione in grado di garantirne la dignità. Punto.
Se c'è un errore marchiano della Sinistra degli ultimi trent'anni (e ora ne sta pagando giustamente lo scotto) è di aver perso di vista questo semplice concetto, confidando nelle manine sante del Mercato del Lavoro che, lasciate a se stesse, hanno combinato disastri che, more solito, hanno pagato i deboli a favore dei ricchi.
E i dati sulla distribuzione della ricchezza in Italia (e nel Mondo) sono incontestabili, tranne per chi ha qualche problema con le tabelline.
Nella logica pasticciata del Movimento 5S c'è del buono: chi non ha reddito e non può vivere dignitosamente va aiutato.
Peccato che dalle indicazioni sul Reddito di Cittadinanza prevale il sospetto e il pregiudizio destrorso: il potenziale lavoratore viene considerato un divanista professionista a cui può essere concessa sì una possibilità, ma che va controllato come un bambino capriccioso.
Vuoi lavorare? Prima ti offro un lavoro, se rifiuti le mie proposte perdi il reddito di Cittadinanza. Vuoi spendere i soldi del Reddito? Non puoi farlo come vuoi, perché altrimenti ti puniamo pesantemente. 
Insomma il lavoratore diventa un “minus habens” da guidare verso il virtuoso percorso del lavoro, da locupletare con pochi spiccioli, purché si comporti bene e ovviamente stia buono (il “panem e circenses” non è mai morto).
Come si vede, traspare uno statalismo (con la minuscola) paternalista e al contempo autoritario, in perfetta linea con la storia degli ur-fascismi di tutte le epoche.
Ovviamente una volta assunto il lavoratore dovrà accettare, pena l'estinzione del reddito di cittadinanza, qualsiasi retribuzione (si è parlato forse di minimi salariali?), diventando merce molle nelle mani di imprenditori che, incassando tra l'altro bonus fiscali dallo Stato, non si sbracceranno certo a retribuire verso l'alto una manodopera costretta alle Forche caudine del meccanismo che è stato messo in moto.
Sia chiaro: gli imprenditori fanno il loro mestiere e sanno quanto è importante la manodopera, ma anche loro devono fare i conti della serva e, se possono risparmiare, anche illegalmente, risparmiano, anche attingendo al nero, come ben si può vedere dal pasticciaccio brutto del babbo fascio-liberale di Di Battista.
In sovrammercato, c'è qualche cattivello che perfidamente suggerisce che il rendere il nostro Paese la più maleodorante sentina del razzismo spicciolo in Europa farà sì che i lavoratori stranieri, anche quelli stabilizzati, se ne vadano in altri lidi per far posto nelle fabbriche del Nord alla manodopera “stracciona” (nella logica polenton-leghista, ovviamente) del Meridione.
E il M5S che ha ottenuto grande consenso al Sud si troverà col cerino in mano, mentre la Lega non pagherà pegno, anzi raccoglierà consensi dal suo bacino elettorale di riferimento. Non solo. Perché in Italia l'Unità nazionale da Nord a Sud or rappresentata dal “celodurismo honesto”, variante creativa del “familismo amorale”, prevede che gli altri, in ispecie se si tratta di stranieri o diversi da noi, si piglino a calci in culo, se infrangono le regole (se delinquenti, si mandino a morte o si butti via la chiave), mentre noialtri facciamo beatamente gli affari nostri e della Legge ce ne facciamo un baffo.
Perché il mandato popolare, nella logica ingenua delle masse, rende pentastellati e leghisti, e loro si sentono tali, sacrosanti come i Tribuni della Plebe a Roma. Mi duole comunicare per chi è digiuno di Storia romana che coloro che hanno rivestito tale carica  non sempre hanno sempre fatto una bella fine, anche quando proponevano riforme altamente popolari...Uomo avvisato...
arz©

sabato 26 gennaio 2019

Eneide attualizzata: autoctoni vs profughi.



Enea, uno sporco profugo troiano, se ne sarebbe stato a godersi la pacchia con la bella Didone sulle coste africane. E invece, guarda un po', aveva una missione: fondare Roma.
I Rutuli, i locali rossi o biondi che fossero, non erano mica d'accordo. E il loro re, Turno, gli mosse guerra.
L'autoctono contro il profugo, insomma.
La Letteratura ci informa chi ebbe la meglio, ma continuate a non leggere i Classici, ragazzi, mi raccomando! Non sarete obbligati a subire lo spoiler del reale!
Ma ci sono io, forzatamente a riposo, e quindi oziosissimo, a rompervi le uova nel paniere!
Turno muore di mala morte e la sua vita , quella di un Re, del Capitano dei bellicosi Rutuli, fugge sdegnosa tra le ombre: era il suo turno! ;-)
Sic transit gloria mundi.
arz©

domenica 6 gennaio 2019

Paolo Polidori. Dulce et decorum est tacere.


Paolo Polidori, vicesindaco di Trieste, sarà ricordato nella storia con la esse minuscola per aver buttato il necessario per ripararsi dal freddo di un senzatetto in un cassonetto e per essersene vantato pubblicamente.
Sommerso dai pensieri dei benpensanti di cui non gli frega niente, tranne poi pentirsi di averlo scritto, visto che ha rimosso il post, dopo essere stato travolto dalle proteste ( investito, tra l'altro, dagli auguri funesti di qualche malpensante che gli ha prospettato una morte o rapida o lenta e dolorosa, e di questo dovrebbe importargli qualche cosa), si giustifica dicendo che il senzatetto è tale perché lo ha scelto, nonostante gli sforzi dell'amministrazione di dargli un ricovero, e che mediamente il senzatetto rumeno (ne conosce in seconda battuta anche la nazionalità) in un mese guadagna 3000 euro.
Paolo Polidori dovrebbe trattenersi dal proferire parola, tenendo presente il detto non friulano, d'accordo, ma veneto che ben si addice a questa situazione: talvolta è peggio la pezza del buco. Ogni parola che ha scritto o pronunciato dopo il famigerato post è risultata essere un'offesa all'intelligenza, alla coerenza e all'umanità.
Nel suo primo post aveva scritto di non sapere di chi fossero gli indumenti, poi dichiara candidamente di sapere vita morte e miracoli del proprietario degli stessi.
E prendere degli oggetti appartenenti a una persona che si conosce e buttarli in un cassonetto è chiaramente un reato senza se e senza ma.
Decoroso, dopo aver compiuto una scemenza, è stare in silenzio e magari vergognarsene un po'. Mentre in Europa, la tanto vituperata Europa, si lasciano legati ai pali indumenti per coloro che dormono sotto le stelle in pieno inverno per evitare che muoiano assiderati, in Italia un vicesindaco toglie il necessario per coprirsi a un disperato che preferisce, ovviamente solo nella testa di Polidori, dormire all'aperto con temperature vicino allo zero ricoprendosi d'euro per proteggersi dal freddo come un novello Paperone.
 Le idee bacate, evidentemente, danno alla testa più dell'alcol e l'alitosi di chi se ne nutre invita tutti noi a mantenere le debite distanze.
arz©

sabato 5 gennaio 2019

Cara Befana...


Befana,
senza il “cara”. A me non la fai! So chi sei! Lo sanno tutti che nessuno sulla Terra dà nulla per nulla e tu porti regali senza neanche pretendere un rimborso spese!
Chi credi di prendere in giro?
C'è di sicuro del marcio dietro di te. Lo so. Sarà la Folletto che vuole pubblicizzare le scope elettriche o gli spacciatori di carbone dolce ipercalorico. E se non c'è nessuna multinazionale del crimine, farai la cresta per arricchirti sui regali o sfrutterai bambini vietnamiti per fare le calze.
A noi bimbi gialloverdi, comunque, piacciono le giovani biondine o moraccione, meglio se un po' oche, basta che sappiano stirare, fare i tortellini, mica le vecchie incartapecorite col nasone che si danno l'aria da intellettuali. Sì, tu, con quegli occhialetti tondi da professoressa in pensione! 
Tu, è evidente, ci guardi dall'alto verso il basso tant'è vero che non ci vuoi frequentare: entri di notte dai camini come una ladra per non farti vedere perché odi noi bambini, me lo ha detto il mio Capitano. 
Non ci ritieni alla tua altezza e non ci rispetti, vecchia bagascia!
Non mi è chiaro perché poi viaggi su una scopa. Anche questo non mi torna. Chi te la paga? Va a benzina o a metano? Chi ti paga il carburante, eh? Perché non prendi il tram come tutti noi o prendi i voli low-cost?
Basta così, Befanaccia, a mai più rivederci! Io aspetto i Re Magi. Tranne quello nero. Se ne può restare a casa sua quello lì. A me interessa quello che porta la Birra.
                                                                                                                                  Carlo

arz©

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