Piccola osservazione cinica, anzi cinicissima.
Nella filmografia di quest’inizio anno si distinguono molti
film ambientati nella scuola.
Nel giro di poco tempo ha raccolto molte attenzioni l’“Aula
dei Professori” e ora c’è il film con Albanese “Un mondo a parte” (non ho visto
il film, ma il titolo, come capirete più in là, è perfetto ed è, già di per sé,
un capolavoro).
Qualche ingenuo penserà che sia un bene: parlare della
scuola è sempre un segno di attenzione per la scuola e per i giovani.
Io che, per anni di anzianità e per cinismo pregresso, so
che della scuola ormai non frega proprio niente a nessuno, se non agli
insegnanti stessi e, nella spicciola contingenza, a coloro che hanno un figlio in
età scolare e che sono costretti giocoforza a confrontarsi con l’istituzione (ma
che, usciti dal tunnel, siatene certi, muoia Sansone e tutti i filistei,
sarebbero poi disposti a tagliare la carta igienica nella scuola dell’Infanzia
ai bambini dissenterici, iscrivendosi, ipso facto, al “Partito di Erode”, nel
momento stesso che i loro figlioli siano usciti dall’età del massacro), ho un
sospetto non bello, ma realistico.
(Tirate il respiro. La sintassi involuta del mio periodare è
voluta, voilà anche il calembour!, per tenervi sulle spine).
Poiché gli insegnanti sono ormai tra i frequentatori più
assidui delle sale cinematografiche, prima che il film sia distribuito in streaming,
c’è, da parte di coloro che si occupano del marketing e della distribuzione del
prodotto cinematografico, la necessità di un pubblico di bocca buona, ben
disposto a passar parola.
E il pubblico dei docenti è il più boccalone di tutti (e io
ne faccio parte, eh!) e, guarda caso, è il più vicino ai giovinetti fruitori
delle piattaforme.
Insomma, tornando a bomba e sintetizzando, l’obiettivo è, more
solito, anche per i film di tal fatta, il profitto per la vendita di un
prodotto, non la scuola e il suo bene.
Del “Mondo a parte”, in quanto “a parte” se ne fa
volentierissimo a meno e, se costituisce un qualche interesse, è solo in quanto
strumento per ricavarne altra pilla.
Non dico cose nuove sotto il sole, sia chiaro, e non c’è un
particolare acume intellettuale per svelare simili altarini, ma l’abbondante
melassa che ogni tanto si sparge con parole di elogio nei confronti della
classe insegnante (ahimè , perlopiù da parte della Sinistra; la Destra si sa,
forse più candidamente, ha sempre avuto l’eritema non da contatto ovviamente,
non se lo può permettere, nei confronti dei Maestri, dei Maestrini, dei
Professori e dei Professoroni), per non parlare delle parole flautate nei
confronti delle vittime reali della trascuratezza nei confronti della scuola
ossia i giovani (”Il nostro Futuro”, nevvero?, in periodo di analfabetismo dei
tempi verbali), non è destinata a diventate rum inebriante, ma il
solito pastone (d’accordo, di buoni sentimenti) per consumatori bulimici di prodotti
culturali.
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