domenica 20 marzo 2022

La Guerra igiene del Mondo. Per gli altri. Noi ce ne laviamo le mani con l'Amuchina.

 Va, be’, lo sappiamo già: chi predica oggi la pace si deve apprestare a raccogliere ogni illazione e offesa.

Divanisti (verissimo!), putinisti, quinte colonne, amici del giaguaro and so on.

Dall’altra parte, però, la Storia ci insegna, ci saranno quelli che predicano la Guerra, ma che, razzolando malissimo, non ci andranno di persona, né manderebbero i loro figlioli a lasciar la coratella sul campo di battaglia: la Guerra la devono combattere sempre gli altri, non solo gli Ucraini aggrediti che pur ne hanno motivo, ma anche quelli che vorrebbero starsene in pace, e, in particolare, si mira alla loro figliolanza (la guerra coinvolge i pischelli non le volpi argentate), anche se non ne hanno voglia. Che mollaccioni!

I panciafichisti (neologismo mussoliniano) in guerra e loro sì sul divano. 

E i loro figli in Svizzera. 

Per gli altri: leva obbligatoria. 

Petto in fuori, perdinci!

sabato 19 marzo 2022

La Guerra Russia- Ucrania e l'atavico desiderio che in Italia prevalga il tradizionale manicheismo tra i Guelfi e i Ghibellini

 Come molti altri, ben prima della guerra Russia-Ucraina, noi ingenuotti ci si è espressi, e in modo chiaro e univoco, contro Putin.

Allora, a difendere il guitto, però, con la mandibola protrusa, col petto villoso in fuori e con la patta aperta, c’erano Meloni, Salvini e Berlusconi. Plaudenti.  

Ora, chi osa fare un distinguo, proferire un interlocutorio e timido “ma”, è un “putinista” al soldo del KGB ed è un venduto ai russi. E, naturaliter, un comunista.

E da chi viene l’accusa? Dai fanatici di allora e ancor più dagli attuali fautori della Realpolitik (apertis verbis: il PD).

Ovviamente si ripropone un cliché della Storia d’Italia ossia l'atavico desiderio che si instauri il tradizionale manicheismo tra  Guelfi e  Ghibellini (che, per chi mastica un po’ di Storia, tra l'altro è un falso storico: i due partiti l'un contro l'altro armati parteggiavano a capocchia e a seconda delle convenienze per il Papa o per l’Imperatore).

Intanto, nella bagarre, senza alcun lamento per lo spreco del denaro pubblico, #13.000.000.000# di euro (tredicimiliardieuro#) saranno destinati con decisione unanime del nostro Parlamento alla Difesa per la Guerra possibile e inimmaginabile (che guerra ci potrà essere con le testate atomiche?), denaro ovviamente sottratto, senza una lacrima, a Ospedali, Scuole e Pensioni. 

Poiché so che la mozione degli affetti non funziona, preferisco, però, una riformulazione  del concetto per renderlo di più semplice comprensione a destra e a manca: i 13 miliardi saranno sottratti alle finanze dello Stato che dovrà inventarsi prima o poi nuove Tasse, magari anche sul Patrimonio e, perché no?, sulla Benzina.

Spendere in Carri armati e non in Ospedali è evidentemente una nuova tendenza dell'Involuzione umana. 

E, oltre alla mandibola protrusa, al petto in fuori e alla patta aperta, si intravede il ghigno della Scimmia soddisfatta della sua idiozia che si batte il petto in procinto di poter combattere, virilmente, con i bastoni e le pietre, la sua Quarta Guerra Mondiale.

lunedì 14 marzo 2022

Le "Fake news" in tempo di guerra.

 La “Fake News” servono a diffondere notizie false. Sì, ma il vero obiettivo delle ”Fake news” in tempo di guerra, in realtà, sta nello sconcertare l’opinione pubblica a tal punto che un lettore medio non possa più credere nemmeno alle notizie vere. E nel caos dell’informazione, un’opinione favorevole alla pace abortisce prima del concepimento, mentre le opinioni estreme, quelle che portano ad uno scontro totale, attingono linfa e vigore dallo sconcerto generale. 

giovedì 10 marzo 2022

Volpi e colombe.

 Vendere armi nel nome della pace è un concetto al di fuori delle mie capacità logiche: non vedo come possano essere soddisfatte allo stesso tempo le volpi argentate della Lobby delle Armi e le candide colombe con il ramoscello d’Ulivo in bocca che predicano diplomazia e pace.

O le prime hanno più pelo sullo stomaco di quanto possiamo immaginare (vulgo: vogliono una guerra totale) o le seconde hanno scambiato l’Ulivo con l’alloro e sono pronte ad essere rosolate in forno nel nome della Realpolitik.

domenica 6 marzo 2022

Pissi pissi bao bao: Apocalypse now ! (Post severamente vietato a coloro che non vivono nel mondo della scuola)

 

(Chiedo scusa preventivamente: si parla di cose di scarso rilevo in un momento particolarmente tragico)

Sono un insegnante ormai sulla via del pensionamento. Dipenderà dalle scelte ministeriali, ma tra 4, 7, 10 anni sarò in quiescenza.

 Non voglio parlare di me, però, anche se lo farò per chiarire un’altra questione: voglio parlare dei nuovi insegnanti.

Il sottoscritto ad inizio carriera (ed ero tra i fortunati) per raggiungere il suo posto di lavoro doveva percorrere una quarantina di chilometri al giorno.

Non erano sedi comode e servite dai mezzi pubblici e doveva utilizzare giocoforza la macchina.

Fino ai cinquant’anni non mi sono potuto permettere un’automobile nuova: ho utilizzato automobili scassatissime che spesso mi hanno lasciato in mezzo alla strada.

La benzina costava anche allora, ma non come oggi.

Ora ho rinunciato ad una macchina perché posso raggiungere la mia sede di lavoro in autobus o a piedi. Una macchina nuova ce l’ho, lo ammetto: è quella di mia moglie.

Fino a tre anni fa non avevo una casa di proprietà.

Grazie ai miei pochi risparmi, indebitandomi fino al collo e con la speranza che il TFR non fosse decurtato in qualche modo, mi sono arrischiato a comprare casa.

Mia moglie lavora e per mia fortuna non è una dipendente statale.

Paga un fottìo di tasse, ma ha un reddito superiore e non di poco al mio.

Altrimenti ciccia.

Non ho figli. 

Direi, scusate la sincerità, per fortuna.

Ora si parla di rinnovo dei contratti e si parla di un aumento a tre cifre. 

Uno pensa a 999 euro. In realtà, sarà, se andrà bene a 105 euro (lorde). Settanta euro ad andar bene.

I giovani insegnanti che non hanno uno stipendio iniziale esaltante dovranno sobbarcarsi le spese della benzina e, se fuori sede, di affitti che dalle mie parti, ad andar bene, sono di circa 400/500 euro.

Comprare casa sarà oggettivamente al di fuori delle loro possibilità.

Non parliamo dei costi del gas e dell’elettricità.

Ovviamente (ho esperienza) qualcuno dirà che altri lavoratori hanno stipendi inferiori e carichi lavorativi superiori. 

Lo so, ma mica sono contenti, eh! 

Ed alimentare la lotta tra poveracci è il grandissimo risultato ottenuto dal neoliberismo imperante.

Qui stiamo parlando di laureati che potrebbero ambire a ben altre gratifiche nel privato e, in specie all’estero, come sta succedendo.

La fuga dei cervelli è nota a tutti.

Arrivo al punto: la proletarizzazione degli insegnanti, la loro colpevolizzazione che li condanna all’ irrilevanza sociale, alimentata da una stampa ormai del tutto succube dai preconcetti confindustriali e leghisti (in nuce: chi si occupa di formazione, educazione e cultura è un mangiapane ad ufo) porterà a breve a una totale incapacità del sistema di provvedere alla formazione delle nuove generazioni.

Di insegnanti non ne troverete più, neanche col lanternino.

Come sta succedendo, nella sanità, per medici e infermieri.

Va be’, ora c’è una guerra in corso.

Magari nucleare.

Sono effettivamente pinzillacchere.

Se non ci estingueremo in un modo, siamo pronti per estinguerci in un altro.


mercoledì 2 marzo 2022

Le derive del nazionalismo: lo specchio riflesso.

 Qualsiasi cosa si pensi della guerra in Ucraina e qualsiasi giudizio si dia all’iniziativa di Putin, non c’è nulla di più pericoloso che chiedere ad artisti, intellettuali, sportivi russi una presa di posizione e niente di più stupido di chiedere l’interruzione di corsi universitari su Dostoevskij o proporre l’abbattimento della sua statua.

Il nazionalismo è portatore, oltra che di tanti aspetti deleteri, di una brutta malattia, quella che identifica lo Stato con la Nazione e il Popolo.

Non c’è nazionalista che non abbia in bocca il secondo più odioso pronome personale, il “noi” (il primo, come insegna Gadda, è l’“io”).

Quando un nazionalista dice “noi” vuole trasmettere il messaggio che il popolo sia compatto, un monolite, mentre i popoli sono notoriamente la composizione di frattaglie per niente compatte e unitarie, perché un popolo che sia popolo (maturo e consapevole) sa che i plebisciti funzionano nelle dittature, mentre nelle democrazie bisogna sempre tenere in conto che qualcuno dissenta, si opponga e non si riconosca nella maggioranza. Eppur, nella diversità, un popolo rimane popolo.

Pretendere di calpestare le individualità e richiedere l’autodafé da parte dei russi all’estero è un’idiozia bella e buona. Già lo sappiamo che molti in Russia non la pensano come Putin e chi la pensa come lui si sta facendo facilmente guidare dal nazionalismo più becero: quello che vede in chi dissente il “traditore della patria”, il rinnegato.

Se non vogliamo cadere nella trappola degli opposti nazionalismi, lasciamo in pace ballerini, sportivi e artisti, lasciando che il loro libero arbitrio li guidi nelle loro esternazioni o nei loro silenzi.

Gli atti di abiura sono stati richiesti solo dal Tribunale dell’Inquisizione che non è stato un esempio brillante di rispetto delle altrui opinioni.

Non cadiamo nel tranello dei nazionalismi l'un conro l'altro armati che si autoalimentano quali specchi di barberia contrapposti, riflettendo un’immagine all’infinito, fino all’inconsistenza.

(Ah, l’aspetto veramente divertente è che la destra becera che si è scagliata veementemente conto il “politically correct” e la “cancel culture”, nel nome della libertà di pensiero e di parola, se ne stia ora zitta zitta o, al più, timidamente preoccupata).

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