venerdì 26 giugno 2015

I Buoni sentimenti che ispirano la Buona scuola...impariamo da loro!

Rondolino, area PD, vuole menare ( o meglio far menare, altrimenti si sporcherebbe le mani) gli insegnanti perché bloccano il traffico, Salvini vuole dar due schiaffoni alle maestre che osino parlare di sesso alle bambine.
Che dire? Gli insegnanti sono proprio cocciuti e non capiscono che l'andazzo è questo. 
Gridi "ruspa", te la pigli con gli ultimi della terra e tutti ti vanno dietro, plaudenti, dici "manganelliamo i poverazzi a mille euro al mese e poco più" e il consenso sale...
Perché, zucconi, non prendete esempio da questa classe politica così lungimirante, cultrice della miglior democrazia e amante della pace e del bene comune?
Non vedete quanto fa figo, tra i ricchi ( o tra i frustrati di ogni risma), riversare bile all'indirizzo del proletariato straccione? Imparate da loro: ricambiate, ricambiate, ricambiate!
arz

Per le esternazioni di Matteo: http://www.huffingtonpost.it/2015/06/26/salvini-maestra-sesso_n_7669988.html

mercoledì 24 giugno 2015

Quando l'intelligente rischia di fare la figura dell'imbecille



La breve (...e poco colta) mia riflessione nasce dalla discussione sull'imbecillità in rete e da questo caustico post di Malvino:

Leggo e ovviamente parteggio per Malvino: Ceronetti è un grande intellettuale ( ...e non prendete alla lettera il giudizio apparentemente severo di Malvino), ma non sempre, anzi qualche volta rischia di far la figura dell'imbecille.

L'articolo di Ceronetti pubblicato su Repubblica ( lo trovate qui senza interpolazioni: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/06/21/samantha-lo-spazio-e-il-signor-freud50.html), spunto per la narrazione contenuta nel post, è un reale concentrato di pessima comunicazione.
Ceronetti è uno scrittore, d'accordo, e lo spazio suo naturale è quello della candida pagina di un libro qua è la fregiata dai geroglifici della sua fervida immaginazione. Essere incomprensibile ai più in un libro è lecito e il lettore di un libro “difficile” può legittimamente pensare di non avere gli strumenti culturali per comprendere i voli pindarici dello scrittore. Che farà? O, meschino, come il sottoscritto, abbandonerà il libro, afflitto dal doloroso senso di colpa di non essere abbastanza intelligente per capire quello che c'è scritto, o cercherà di capire, per lampi confusi, il percorso tortuoso della mente dell'autore. Nulla di male. Il tempo poi stabilirà se il pensiero dell'autore sia diamante inscalfibile o mina friabile e facilmente cancellabile sulle pagine della letteratura nazionale.
Uno scrittore, però, dovrebbe pur cedere a qualche compromesso, se decide di scrivere su un giornale!
Insomma, per farla breve: se Ceronetti avesse espresso il proprio pensiero al Circolo dei Nobili ( fuor di metafora: su una rivista di Letteratura, nelle aule di un'Universita et similia), sicuramente avrebbe meritato più di un applauso ( sia da parte di chi qualcosa è stato in grado di comprendere sia, per timidezza, da parte di chi non ha capito una cippa, ma si vergogna di ammetterlo), ma Ceronetti al bar (ossia sulle pagine di un giornale), commentando il viaggio tra le stelle della Cristoforetti, rischia di fare la figura di chi, innamorato delle proprie parole, segue un filo logico incomprensibile agli altri e, forse, a se stesso.
E il povero avventore, spettatore del profluvio di parole, non potrà che pensare che l'autore degli alati pensieri o sia un imbecille patentato, pur dotato di una supercazzola retorica di tutto rispetto, o, più pietosamente, uno stanco istrione ubriaco a cui offrire generosamente un altro calice perché Morfeo, prendendo il sopravvento , gli permetta un accesso più rapido ai sogni tanto invocati.

arz

lunedì 15 giugno 2015

Il Decalogo dell'imbecille in Rete.


Decalogo dell'imbecille in Rete
di Arz

1- L'imbecille non sa di essere un imbecille. Anche se discuterà con cento persone che gli danno dell'imbecille, egli avrà sempre la ferma convinzione che gli imbecilli siano gli altri.

2- L'imbecille ha granitiche certezze. La prima delle certezze inscalfibili dell'imbecille è quella di non essere un imbecille.

3-L'imbecille è particolarmente aggressivo. Il suo stile è assertivo e il discorso dell'imbecille rifugge l'argomentazione, anche se ha la parvenza di un discorso argomentato.
Messo in difficoltà, egli risponde alzando il tono della provocazione e accusando il suo interlocutore di essere un imbecille.

4- L'imbecille non ha mai torto, non conosce né il “forse”, né il modo condizionale; ha una certa predisposizione per l'imperativo alla fine di ogni discussione, invitando chi lo controbatte con le armi della razionalità a recarsi in un paese che non è segnato in nessuna cartina geografica ( "Vaffanculo”).

5- Raramente l'imbecille , come gli animali, perdente sul piano della discussione intellettuale e chiuso in un angolo, si fingerà morto, sparendo dalla discussione. Mai si darà alla fuga. La capacità di chiedere scusa per la violenza verbale riversata sui loro poveri interlocutori non rientra nelle caratteristiche di base del vero imbecille.

5- L'imbecille in Rete è più verboso dell'imbecille nella realtà quotidiana e, esercitando la sua imbecillità quasi quotidianamente attraverso la parola , farà sempre meno errori di grammatica e di ortografia tanto da non distinguersi, dal punto di vista formale, da una persona intelligente che scrive in Rete. La natura camaleontica dell'imbecille è nota e pericolosissima, perché qualche volta si rischia di confondere la persona intelligente con un imbecille e un imbecille con una persona intelligente.

6-L'imbecille rifugge la mitezza e la moderazione; ha una visione virile della discussione. La misura della sua virilità è data dal restar fermo sulle proprie posizioni, anche quando sono palesemente insostenibili, dal tono sempre sopra le righe e, per i meno astuti tra gli imbecilli, dalla volgarità del linguaggio.
Il “forte sentire”, accompagnato dal “forte urlare” ( che in Rete si rende con l'utilizzo delle maiuscole e con la proliferazione incontrollata dei punti di esclamazione), rafforza nell'imbecille l'idea che quello che sta dicendo è vero e sacrosanto.

7- L'imbecille non riconosce altra autorità che se stesso. L'idea che qualcun altro sia più competente di lui non lo sfiora.
L'etimologia della parola “imbecille” indica colui che è debole e avrebbe bisogno di un bastone.
Se l'imbecille utilizzasse il bastone dell'intelligenza potrebbe anche essere convincente.
Il bastone preferisce, però, darlo sulla testa dei suoi interlocutori, mentre dovrebbe utilizzarlo, come logica vorrebbe, nella migliore delle ipotesi, per sostenersi nel difficile cammino della vita intellettuale e , nella peggiore, per darselo in testa per punirsi per la propria pocaggine.

8- Discutere con un imbecille è inutile. Gli aforismi a riguardo si sprecano.

9- L'imbecille e lo stupido possono confondersi, ma secondo la definizione di C.M. Cipolla lo stupido reca, nel contempo, un danno a sé e agli altri. L'imbecille, a mio modestissimo avviso, è più simile al bandito. Egli crea sì un danno agli altri, ma riesce ad ottenere un vantaggio personale: quello di rafforzare l' idea di essere intelligente, insufflando linfa velenosa nella pianta sana del ragionamento altrui.
L'imbecille è un avvelenatore di pozzi ed è fiero di sé come le Arpie dopo aver insozzato con le loro feci le mense imbandite dove si serve il pan degli angeli .

10- L'autore del seguente decalogo è un imbecille, in primo luogo perché non sa di essere un imbecille come afferma la prima legge del decalogo, in secondo luogo perché ingenuamente pensa che un imbecille, leggendo il decalogo, riconosca se stesso.
In realtà, questi confermerà una sua certezza: gli imbecilli sono gli altri e riderà di loro, di gusto.
Va anche detto che, forse, anche alcune persone intelligenti rideranno, perché, consapevoli che lampi di imbecillità appaiono anche nel cielo sereno di chi usa correttamente la propria testa, rideranno un poco di se stesse.





Il decalogo può essere condiviso liberamente in Rete, “copincollando” il testo sopra riportato. Si chiede solo di citare lo pseudonimo dell'autore “Arz” ed eventualmente i siti di riferimento in cui quest'ultimo pubblica i suoi testi e le sue vignette:
http://graffidigesso.blogspot.it/


Il testo è originale, ma si ispira ad altri testi ( non siamo nani sulle spalle di giganti?) e, in particolare, ad un libro immarcescibile di cui si consiglia vivamente la lettura: “Allegro ma non troppo” di Cipolla C.M., in cui si può reperire il saggio semiserio: “Le leggi fondamentali della stupidità umana”. Il libro è edito da “Il Mulino”.
Chi ha scritto il “Decalogo dell'imbecille in Rete” è un autore satirico e un disegnatore.

Per ogni informazione potete rivolgervi a: arzaletti@tiscalinet.it

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