lunedì 30 ottobre 2017

La colpevolizzazione del lavoratore (2)

A corollario e completamento del post precedente vi invito a leggere l'articolo qui sotto indicato (che in realtà ho trovato solo questa mattina) che esemplifica perfettamente il tentativo di colpevolizzare il lavoratore che non accetti condizioni di lavoro poco dignitose. E' l'effetto di uno "storytelling" di lunga data che fa leva sul "mito" americano (tutto da verificare per i nati dopo il boom economico) del "self made man" che, con le pezze al culo, grazie alla sua tenacia e sopportazione della fatica e del disagio, è riuscito a diventare miliardario.
Come se la nostra fosse una società caratterizzata dalla mobilità sociale...


giovedì 26 ottobre 2017

La colpevolizzazione del lavoratore.

Scusatemi, ma se c'è un atteggiamento che mi fa uscire dai gangheri è l'incoerenza. E' un trentennio (ad occhio e croce, da quando è caduto il Muro di Berlino) che il neoliberismo , senza alcun obiezione, ci parla della virtuosità del libero mercato, della provvidenza che ci è offerta dallo stesso e della bontà sovrannaturale della legge della domanda e dell'offerta con le sue manine prodigiose (aduse ovviamente ad accarezzare i ricchi e a menare i poveri....ma non lo si dica in giro).
Sia chiaro io non la penso affatto così, ma quando leggo articoli di questo genere mi viene l'orticaria: http://www.linkiesta.it/it/article/2017/10/24/a-questo-annuncio-non-risponde-nessuno-dove-sono-finiti-tutti-i-disocc/35946/.
Orbene, ordunque.
Si offre un posto di lavoro. A detta di chi lo offre, di tutto rispetto. Nessuno risponde. Se si seguisse la logica degli idolatri del libero mercato, pur in tempi di obnubilamento totale della stessa, ci sarebbe solo una risposta: l'offerta di lavoro non è abbastanza appetibile o perché lo stipendio è troppo basso o perché le condizioni di lavoro non sono sufficientemente favorevoli. Non ci sarebbe nulla da scandalizzarsi.
Se si seguisse sempre la logica, ma sappiamo che non è più di moda, la soluzione a questo problema è semplice: si dovrà aumentare lo stipendio o si dovrà operare a un miglioramento delle condizioni di lavoro per attirare la manodopera riottosa.
Evidentemente oggi non funziona più così.
Il neoliberismo, diciamocelo tra di noi, ha una notevole predisposizione per la schiavitù.
Il lavoratore, nell'ottica degli amanti della nuova religione, ha una tabe che dovrebbe essere combattuta: l'aspirazione a uno stipendio dignitoso e a condizioni di lavoro rispettose per la propria esistenza.
Il lavoratore non accetta condizioni di lavoro percepite (?) come sfavorevoli?
La risposta è semplice: trasformiamo il potenziale lavoratore in un indolente, un posapiano, un tipino che rifiuta un lavoro che, guarda caso, gli extracomunitari accettano leccandosi i baffi, un pezzo di cacca che non sa quel che perde.
Osservate il cipiglio di quelli che, dall'alto dello scranno della loro posizione di privilegio, si permettono di cazziare la classe lavoratrice e preparatevi allo sputo.
Nessun rispetto, mi raccomando: non si meritano altro. Oggi, per un miracolo di cui è difficile capire la ragione, sappiatelo, si aspettano degli applausi. Da parte dei carnefici, ma anche dalle vittime.


mercoledì 18 ottobre 2017

Adriano Carnevali mi dona questa poesia sulla scuola. Sono commosso!

La pirite è una sindrome
che porta all’ospedale?
La pedagogia un crimine
che porta in tribunale?
Romolo uccise Remolo
perché tifava Lazio?
Spontex era un satellite
lanciato nello spazio?
Nei testi di grammatica
sta la congiuntivite?
Ed è forse un malessere
canino la “bauxite”?
Se immense moltitudini
di ragazzi smarriti
non sanno più rispondere
a simili quesiti
e se, ahinoi, confondono
“cateto” con “Catone”,
la martora e La Marmora,
Platone con Plutone,
con la platessa, il platino,
e col Rio de la Plata,
l’artrite con l’Antartide,
Moravia con Morata,
il castoro con Castore,
“pòllice” con Pollùce,
ed Omero con l’òmero,
i Daci con il Duce,
e “Gary Baldy” scrivono
credendo sia un cantante,
se il popolo dei giovani
è sempre più ignorante,
voi, genitori italici,
invece ben sapete
chi è il vero responsabile
e infatti ripetete
come un mantra implacabile:
“La risposta è una sola,
netta, incontrovertibile:
la colpa è della scuola!”.
Ma fosse responsabile
solo dell’ignoranza!
Ben altre problematiche
avete in abbondanza:
se i giovani non parlano
altro che al cellulare,
si sbronzano e impasticcano,
solo selfie san fare,
spericolati guidano,
si bucano i calzoni,
se i capelli si tagliano
come Mohicani o Huroni,
se il corpo si farciscono
di piercing e tatuaggi
e in branco si comportano
da bruti e da selvaggi,
se per loro la musica
è soltanto rumore,
se nei fast food s’intrippano
di roba che fa orrore,
se si rincoglioniscono
di videogiochi scemi,
chi mai sarà il colpevole
di questi mali estremi?
Il mantra è inesorabile:
“La risposta è una sola,
chiara e indiscutibile:
la colpa è della scuola!”.
E’ un mantra che vi infliggono
fino all’estenuazione
carta stampata, internet,
radio e televisione.
Lo dicono politici,
esperti, pensatori,
giornalisti, psicologi
e teleconduttori,
industriali e tuttologi,
cantautori, stilisti,
magistrati, filosofi,
rapper, economisti.
E a voi tocca ripeterlo
dentro ai supermercati,
in fila all’ASL, sugli autobus,
e sempre più incazzati,
per le code ed il traffico,
per le troppe amarezze
che ogni giorno distruggono
tante vostre certezze:
“No, non è discutibile:
la risposta è una sola,
netta ed inoppugnabile:
la colpa è della scuola!”.
E voi, “corpus” abulico
voi, che lavoricchiate
nel sistema scolastico,
allora cosa fate?
Sì, voi, insegnanti, presidi,
maestri, professori,
voi, segretari e tecnici
dentro i laboratori,
sia precari che stabili,
supplenti, incaricati,
voi, vecchi cattedratici
o appena nominati,
così indolenti e torpidi,
sempre pronti al lamento
se sol vi trasferiscono
a Cuneo da Agrigento,
voi che, com’è “vox populi”,
non lavorate mai,
che aspettate a correggere
gli universali guai?
Che cos’è indispensabile
nelle scuole insegnare
lo san tutti benissimo:
tanto per cominciare,
ogni idioma possibile,
vivo, morto, acciaccato,
inglese, russo, arabo,
ungherese, croato,
francese, armeno, ebraico,
tedesco, serbo, greco,
urdu, spagnolo, lettone,
latino, turco, uzbeco…
E poi storia, informatica,
tecniche, geografia,
scienze spaziali, musica,
scacchi, filosofia,
arte, teatro, fisica,
cinema, nuoto, danze,
mimo, tennis, ginnastica,
dialetti, antiche usanze,
bricolage, statistica,
finanza, economia,
sessualità, grammatica,
poker, calligrafia,
l’educazione civica
con la Costituzione,
etica e norme igieniche,
la buona educazione…
Così, cari politici,
esperti, pensatori,
giornalisti, psicologi
e teleconduttori,
industriali e tuttologi,
cantautori, stilisti,
magistrati, filosofi,
rapper, economisti,
ecco ben chiaro l’alibi
che potete ostentare
e senza porvi limiti
bla-bla-bla-blaterare.
Non siete responsabili
eh, no, perché una sola
è la vera colpevole:
questa dannata scuola!
E anche voi, consanguinei
dei giovani insipienti,
bando a ogni dubbio o remora:
siete tutti innocenti!
E nessuna inquietudine
possa turbarvi i sonni:
tutti quanti all’unisono,
voi padri, madri, nonni,
fieramente gridatelo
con una voce sola
alta ed inesorabile:
“LA COLPA E’ DELLA SCUOLA!”.
Avanti, in coro unitevi,
gente dello Stivale,
e il mantra ripetetelo
fino a sentirvi male!
Le tasse non si pagano?
“LA COLPA E’ DELLA SCUOLA!”.
I truffatori truffano?
“LA COLPA E’ DELLA SCUOLA!”.
I politici imbrogliano:
“LA COLPA E’ DELLA SCUOLA!”.
I malviventi rubano?
“LA COLPA E’ DELLA SCUOLA!”.
Gli assassini assassinano?
“LA COLPA E’ DELLA SCUOLA!”.
I mostri umani stuprano?
“LA COLPA E’ DELLA SCUOLA!”.
Le alluvioni devastano?
“LA COLPA E’ DELLA SCUOLA!”.
I ghiacciai si disciolgono?
“LA COLPA E’ DELLA SCUOLA!”.
I pianeti si scontrano?
“LA COLPA E’ DELLA SCUOLA!”.
L’Universo si sbriciola?
“LA COLPA E’ DELLA SCUO...
(Adriano Carnevali)

mercoledì 11 ottobre 2017

Il Paese dei pompieri senz'acqua e delle case di carta ( La classe disagiata 2)

Per quanto concerne l'uscita in autonomia dei ragazzi delle scuole medie.
La questione non è nuova e già l'anno scorso c'è stato un putiferio.
Una sentenza della Cassazione rende evidente il vuoto legislativo che espone le scuole, se non seguissero la norma, a un rischio irragionevole e i genitori, nel caso la norma fosse rispettata, a un disagio altrettanto irragionevole.
Ecco in un paese normale se c'è un buco ci si mette una pezza, possibilmente ben cucita. 
E in questo specifico caso spetta al Parlamento legiferare, non ad altri.
Temo che succederà quello che si è verificato l'anno scorso: senza alcun intervento dei pompieri, ci sarà la fiamma, poi i piccoli fuochi e poi il fumo, ma, passata la nottata, sarà tutto come prima, solo con in più gli animi esacerbati dei genitori che se la prenderanno (ingiustamente) con i docenti e i dirigenti e con l'animo in pena di questi ultimi poiché saranno obbligati dalle circostanze a mettere a rischio in una scommessa folle i pochi soldi messi da parte che riescono a raggranellare coloro che guadagnano mille euro o poco più.
Ah, sia chiaro: nessuno glielo riconoscerà e non riceveranno né la gratitudine dei genitori (anche se, de facto, toglieranno loro di mano una patata bollente) né del proprio datore di lavoro che non appena succederà il patatrac inevitabile nelle umane cose li lascerà da soli a combattere con avvocati che, qual avvoltoi, già da ora stanno pregustando, battendo il becco, il pasto (magrissimo) dei loro cadaverici risparmi.


martedì 3 ottobre 2017

La classe disagiata

Un aspetto terribile (qualcuno direbbe formidabile) dei nostri tempi è che persone comuni, con una vita comune, di intelligenza normale siano costrette a presentarsi in questo modo al mondo. Non traspare un cenno di ironia in quel che stanno facendo (e sarebbe la loro salvezza!): il caterpillar della "vetrinizzazione" (ossia del presentarsi agli altri come se si fosse all'interno di una vetrina di un esercizio commerciale) asfalta ogni speranza di riscatto della borghesia impoverita. Se Pasolini piangeva la perdita dell'innocenza della società contadina e operaia, in questo video si può assistere alla morte del senso della dignità di una classe borghese che faceva del decoro un vessillo. Simbolicamente rappresentata, in questo tristissimo video, è l'immagine della cosiddetta "classe disagiata", di cui bene o male molti, volenti o nolenti, fanno ormai parte.
https://www.facebook.com/claudiostefanini/videos/10214666826171023/

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