sabato 31 dicembre 2011

L'infantilismo, malattia senile del Berlusconismo

Il titolo de “Il Giornale” ( e da pochi minuti anche sul sito) di oggi è la spia linguistica del livello culturale e intellettuale della Destra (?) italiana; denota un aspetto preoccupante, l'infantilismo, che inizialmente forse è stato un efficace grimaldello per scassinare il consenso di molti elettori ( v. l'elettore è un ragazzino di seconda media neanche tanto intelligente..), ma che ora sta diventando “anema e core” , come se il giochino fosse impazzito nelle mani del manipolatore occulto.
“E stata la culona” sdogana un'espressione inizialmente negata dal principale artefice di questa deriva. E' espressione accettabile ( lontana dalle orecchie della maestra) nei cortili di una scuola elementare o di una media inferiore o nella sala più nascosta dell'osteria dopo che gli avventori hanno assunto abbondanti libagioni, non certo nella prima pagina di un giornale che dovrebbe rappresentare l'opinione di una fetta non indifferente dei cittadini italiani. Senza contare che si parla di un Capo di Governo a cui qualcuno ha fatto cu-cù.
©arz
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venerdì 30 dicembre 2011

Uno slogan infelice: "Cresci, Italia!"


Spero si sia capito: gli appunti e i disappunti qui trascritti sono dettati più dal "fastidio" linguistico che politico. Personalmente a me spiace che Monti utilizzi uno slogan, "Cresci, Italia!", che , almeno al sottoscritto, suona malino.
E' questione di udito, d'accordo;-)
Lascio alle immagini spiegare il perché...
P.S. Ah,dimenticavo! Nella trascrizione, in molti giornali e in molti siti, manca la virgola tra "Cresci" e "Italia". E' la morte del vocativo!
©arz
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martedì 27 dicembre 2011

Teatro e teatrini. Metterci la faccia.


Felice sintesi di vent'anni di politica.
Non si dovrebbero eleggere in realtà facce ( quelle televisive, quelle col cerone), ma le teste ( quelle con le idee inglobate) ossia le persone (ciccia e idee).
Che poi la "persona" nella sua etimologia ( sia nella versione etrusca sia in quella latina v. http://it.wikipedia.org/wiki/Persona_%28filosofia%29 ) richiami la maschera è un altro discorso, ma la considerazione sopra esposta fa la differenza tra Teatro e Teatrino ( parolina che richiama lo spettacolo drammatico, al di là del diminutivo sminuente, che piace tanto a chi ne è stato protagonista e ”personaggio”, stigmatizzandolo ogni cinque minuti, dopo averlo allestito, organizzato e gestito anche con un certo profitto...)
©arz 
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venerdì 23 dicembre 2011

Saviano, l'apostrofo e il perfezionismo





Saviano scivola su una banalissima buccia di banana: in una comunicazione via Twitter il cinguettio diventa un “cra cra” corvino. Saviano scrive un “Qual'è” con l'apostrofo invece del corretto “Qual è”.
Chi scrive (e scrive tanto) sbaglia , prima o poi, per distrazione, per influsso e reflusso dialettale o semplicemente perché sbaglia e basta.
I filologi che hanno scartabellato nei manoscritti dei più grandi scrittori della Letteratura italiana hanno letto di tutto ( ma l'errore è spesso giustificato, perlomeno per gli scrittori dell'Ottocento, dalla constatazione che una lingua “stabilizzata” non era ancora nata...)
Saviano ha sbagliato: è inutile tirare in ballo Landolfi e Pirandello.
E il suo errore non è nell'apostrofo, ma nell'essersi adeguato al perfezionismo diffuso che impone esseri perfettissimi che non sbagliano mai.
Al punto che la parola “errore” diventa “refuso” perché l'errore, ad avviso di molti, non appartiene all'uomo.
Sarebbe bastato un piccolo rossore ( “...Dovete sapere, la fretta! La velocità della videoscrittura! Non ho dimestichezza con il T9!”) e lo avremmo facilmente perdonato.
E invece no...
©arz
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giovedì 22 dicembre 2011

Fiction


Mills dice che tutto ciò che ha riferito su Berlusconi è una fiction (“It's all fiction”).
La parolina inglese sappiamo tutti com'è entrata nella nostra lingua: la televisione berlusconiana ne ha permesso la penetrazione capillare nel linguaggio di tutti i giorni.
Il significato è noto a tutti: “racconto fantastico, narrazione di eventi immaginari “e così via...
La parola ha un'origine latina nobile: “fingo”, nel senso di “creare”, plasmare con le mani o con la mente 
( vedi il leopardiano “e nel pensier mi fingo" nell' “Infinito”).
La finzione è opera creativa, è il plasmare la realtà con le proprie mani per creare il bello, il sublime.
La parola, dunque, è nobilissima, ma nelle parole dell'avvocato viene usata come foglia di fico per nascondere paroline banali banali: bugia, balla, falsità et similia.
Insomma, siamo nell'ambito linguistico dell'eufemismo dove l'errore diventa refuso e la realtà diventa creta molle, qualcosa di plasmabile rispetto alle nostre opportunità e convenienze.
E il bello ce lo scordiamo, of course.
Gli inquinatori della nostra lingua, anche in questo caso, hanno avuto la meglio.
©arz
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mercoledì 21 dicembre 2011

Il doppio ( Considerazioni sulla proposta tremontiana di far valere doppio il voto dei giovani )


Corollario del post precedente: l'idea di far valere il doppio il voto deve serpeggiare minacciosamente nella società.
Tramonti vuol far valere il doppio il voto dei giovani e c'è chi ( anche un mio carissimo amico...)  intende raddoppiare il voto di chi ha figli ( e lui ne ha quattro e , forse, seguendo il ragionamento fino in fondo, il suo voto dovrebbe valere cinque , il suo e quello dei quattro, tra l'altro simpaticissimi, figlioli).
Altri propongono un voto doppio per chi ha un minimo di cultura politica, penalizzando così il voto delle casalinghe di Voghera.
E' evidente il senso di fastidio nel far pesare il ( proprio) voto consapevole e vòlto alle sorti progressive dell'umanità quanto quello dell'elettorato “berlusconizzato” ( perlopiù anziano e poco scolarizzato, tendenzialmente conservatore e poco attento alle esigenze dei giovani; non è questo ovviamente l'intendimento della proposta di Tremonti).
Tutti i commentatori percepiscono il valore elitario della proposta, ma sembra che ci sia una coazione che spinge molti (anche a sinistra) a questo tipo di ipotesi.
Purtroppo, il tutto ricorda la “seconda riforma di Richelieu” ( non il Cardinale, un suo lontano parente) che dava un peso maggiore al voto degli ottimati (1820); è inutile osservare quanto tale manovra fosse fortemente reazionaria e restauratrice.
E non c'è nobile del tempo fu che, costretto a dare il voto ai contadini analfabeti, non abbia in cuor suo desiderato di dimezzare, non potendolo nullificare, il voto della plebe.
Ecco: tali proposte che a prima vista sembrano dei barbatrucchi per degeriatrizzare la comatosa Italia suonano come i peggiori e incoffessati desideri dell'aristocrazia ( allora terriera e, adesso, intellettuale).
Non sono un politologo per cui aggiungo una nota più leggera per banalizzare il mio intervento, in modo che qualcuno non mi faccia a pezzi con armi argomentative più affilate delle mie.
In terra orobica c'è un paesetto di cui tacere il nome è bello che ha il gusto di raddoppiare tutto.
Viene chiamato il paese dei “dòpe” ( alcuni interpretano il nomignolo come “doppiogiochisti”).
Sia come sia , quando arrivate al paesello, modesto e caruccio, e vi dirigete verso la Chiesa ne trovate una  che, fatte le debite proporzioni tra dimensione del paese e quelle dell'edificio, gareggia con il Duomo di Milano.
Non per sentirsi “doppi”, sia chiaro, ma per fare sentire gli altri “la metà”;-)
©arz
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domenica 18 dicembre 2011

"Giovinezza!Giovinezza!" Tremonti e il nuovo culto giovanilistico

Sentire dalla bocca di Tremonti la proposta di dare un valore doppio dei giovani mi ha fatto una certa impressione. Un vecchio socialista ( ...d'accordo, Pertini si sta rivoltando nella tomba...) che utilizza ancora il tema della giovinezza per vellicare un elettorato ( evidentemente considerato "ingenuo") rammenta a me e presumo a molti altri, anche a chi non ha alle spalle una grande cultura storica, i richiami alla gioventù che costituirono la base del consenso di molti dittatori del Novecento. I giovani sono importanti e tutti sono d'accordo a ritenerli l' "ultima spes" del geriatrico paese denominato Italia, ma, quando sento una sirena avvizzita, dal canto sgraziato e screditato da un passato ormai cancellabile solo da un nuovo orwelliano Ministero della Verità,lodare il valore di una qualità che ormai non le appartiene, sento un estremo bisogno di tappi di cera per le orecchie... Qui trovate una vignettina ( un po' didascalica) relativa alla questione: http://improntedichina.blogspot.com/2011/12/vecchi-nostalgiciil-culto-dei.html ©arz
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giovedì 15 dicembre 2011

Idiozia e razzismo

L'omicida fiorentino ha fatto studi regolari e scriveva benino ( così dicono ); questo ci dovrebbe dire qualcosa sul fatto che la cultura ( ...una media cultura, d'accordo) non ci preserva dal razzismo, dalla follia e dall'idiozia.
Se compito della cultura è aprirci gli occhi, non è detto che quest'ultima non serva a giustificare e ammantare di fascino intellettuale l'emersione degli aspetti più aggressivi della nostra personalità.
Insomma la bestia può coprirci gli occhi quando vuole, specialmente quando l'autorizzazione ad emergere e ad essere padrona di noi è anche in parte un frutto della nostra volontà.
Per esemplificare rimando a questa stupenda vignetta di fabiomagnasciutti:
http://fabiomagnasciutti.blogspot.com/2011/12/chi-ha-spento-la-luce.html
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martedì 13 dicembre 2011

I pensieri sbagliati: a proposito dei fatti di Firenze.

Dopo un giorno vedo che il mio sospetto era fondato: i cattivi pensieri, trasmutati in parole che si concretizzano in azioni. Il ragioniere, simpatizzante di estrema destra, che dopo aver macinato pensieri e parole, prende una pistola a tamburo e si fa giustizia da sé...
Mi auguro solo che la sua pistola abbia il numero di matricola abraso...
©arz  

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lunedì 12 dicembre 2011

I pensieri sbagliati: a proposito dei fatti di Torino

Dopo i fatti di Torino leggo l'articolo penitenziale del giornalista de "La Stampa":
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/433907/
Bene benissimo, ma mi si lasci una piccola notazione; i lapsus linguae di questo genere
segnalano un pensiero che è sempre lì lì per emergere.
Sta lì il pericolo del razzismo di ogni tempo e di ogni popolo.
Il Cerbero che è dentro di noi  bisogna ingozzarlo di focacce perché se ne stia buono.
Perché è facile condannare i Cerberoni altrui ( quelli che non solo lo lasciano latrare, ma che "passano all'atto" come si è verificato a Torino), meno facile è rendersi conto che anche in noi albergano pensieri potenzialmente pericolosi ( ...albergano anche nelle minoranze sottoposte a discriminazione e non c'è da meravigliarsene) .
Insomma, alla base c'è il pensiero che spesso emerge nella parola e poi  si trasforma in atto.
Sarebbe bello sopprimere Cerbero (non è facile), ma facciamo sì che non latri liberamente.
Lasciarlo abbaiare ( e c'è un partito in Italia che da vent'anni se la prende sistematicamente e apertis verbis con ogni gruppo etnico minoritario), pensando che "Can che abbaia non morde" è stato ed è un grave errore intellettuale, poltico, strategico ed etico...

©arz 


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domenica 11 dicembre 2011

Klemperer, "La lingua del terzo Reich".

"20 aprile 1933 Attualmente la parola popolo [Volk] si usa tanto spesso, parlando e scrivendo, quanto il sale nelle pietanze, su tutto si aggiunge un pizzico di popolo: festa del popolo, compagno del popolo, comunità di popolo, vicino al popolo, estraneo al popolo, venuto dal popolo"" ( Ibidem, pag.50)

Per chi si fosse perso qualche puntata:  Klemperer parla dei Nazisti. Ed era un professore di filologia ebreo ( per gli amichetti di Borghezio, è necessario sempre specificarlo...)
©arz 
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venerdì 9 dicembre 2011

Asinus Buridamontis 2


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Lo scippo delle parole: "sacrificio" e "equità".

Leggo e non posso che sottoscrivere le osservazioni di Luca Sappino, sul furto di parole operate dal potere politico: dopo Berlusconi ci si mette anche Monti.
Ho già scritto qualcosa sul termine "sacrificio" ora tocca alla parola "equità": (http://www.lucasappino.com/2011/12/anche-monti-ci-scippa-le-parole.html )

"La prima parola che si sono portati via è, evidentemente, equità. Ce l'hanno scippata senza che ci accorgessimo di nulla. Se la sono presa e l'hanno svuotata, neutralizzata. Anzi, l'hanno resa pericolosa, ostile, vigliacca. Cosa vuol dire "equità" se la usi per descrivere una manovra così? Cosa vuol dire se descrive una manovra che chiede l'1,5% una tantum ai capitali rientrati con lo scudo fiscale mentre taglia 3 miliardi di trasferimenti ai comuni e quindi ai servizi, agli asili, all'assistenza domiciliare degli anziani?"

Il segnale più evidente dello scippo sono le richieste sindacali e politiche: ci vuole "più" equità, "maggiore" equità". Quando il tuo avversario ( non "inimicus", d'accordo) usa le tue stesse parole, sai di aver vinto la partita.
Che diavolo mai significa "maggior equità"? Un provvedimento o è "equo" o è "iniquo" o , aiutandoci col Dizionario etimologico del Cortelazzo (equità,s. f. ‘giustizia, imparzialità’ (av. 1292, B. Giamboni). Vc. dotte, lat. aequu(m) (d'orig. incerta), col der. aequitate(m). Equo non conserva il sign. orig. di aequu(m) ‘uguale, uniforme, piano’, “bensì quello fig. di ‘giusto, conveniente, secondo equità’, già presente nel lat. classico” (LEI I 1055)) , in senso figurato, o è "giusto" o è "ingiusto".
Che poi l'equità sive giustizia non sia manzonianamente di questo mondo, ci porta a ben altre considerazioni che esulano da un discorso, il mio, terra a terra ;-)
©arz
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giovedì 8 dicembre 2011

mercoledì 7 dicembre 2011

Uova e ovazioni...

Dal sito di "Repubblica":
"Contestazioni, un uovo sull'auto del neopremier Monti che poi nel palco con il presidente riceve l'ovazione del pubblico".
Non so perché, ma, falsa etimologia a parte, la frase mi ha fatto sorridere...
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Sacrificio

Come volevasi dimostrare: la parola "sacrificio" non era pronunciabile .
La ministra Fornero si è bloccata qual Fonzie in procinto di proferir la parola "Scusa".
Poi, ha pianto.
Il professor Mario Monti ha dovuto dare un senso al pianto e ha nominato la parola indicibile, ma come glossa al cedimento emotivo della collega.
Siamo ancora nei dintorni del sacro, dell'ineffabile o del non dicibile, se preferite.
Quando si fa un sacrificio, in qualsiasi caso, si sacrifica un altro, animale di albo o nigro pelo o vittima umana che sia.
Non sacrifichiamo noi stessi. Mai.
©arz
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domenica 4 dicembre 2011

Franti 2011: I professori facciano il loro compito. Li giudicheremo noi

"Il Giornale" ospita il commentino dell'elefantino che con la solita grazia si agita nella cristalleria.
Il titolo dell'articolo è:
"I professori facciano il loro compito. Li giudicheremo noi".
Ecco il Sessantottino che odia il Sessantotto, dopo aver incamerato da Sessantottino opportunista tutti gli onori del Franti di turno, che rispolvera uno slogan sessantottino.
I professori, duole far polizia delle parole, non svolgono i compiti: fanno il loro dovere.
I Franti giudichino solo se stessi: si autoassolveranno, è ovvio, ma non salgano su una cattedra che non  spetta loro.
©arz

sabato 3 dicembre 2011

Avere il cervello e non usarlo...

Quando sentiamo uno sproposito, in genere, ci scandalizziamo: se a proferir l'idiozia è un bambino, si sorride e gli si fa un buffetto, se è un adulto, magari con un po' di studi alle spalle, non gliela facciamo passare.
L'articolo che ha tanto scandalizzato è stato letto da molti: la tesi è quella di descolarizzare il mondo femminile perché la donna si dia all'attività procreativa.
Liber versus Puer.
Ecco la ricetta del fervente cattolico:

"Lo so ma l’ho tenuto per la fine dell’articolo perché non avevo fretta di farmi linciare. Ebbene, gli studi più recenti denunciano lo stretto legame tra scolarizzazione femminile e declino demografico. La Harvard Kennedy School of Government ha messo nero su bianco che «le donne con più educazione e più competenze sono più facilmente nubili rispetto a donne che non dispongono di quella educazione e di quelle competenze».
E il ministro conservatore inglese David Willets, ha avuto il coraggio di far notare che «più istruzione superiore femminile» si traduce in «meno famiglie e meno figli». Il vero fattore fertilizzante è, quindi, la bassa scolarizzazione e se vogliamo riaprire qualche reparto maternità bisognerà risolversi a chiudere qualche facoltà.
Così dicono i numeri: non prendetevela con me".

So che senza faticare posso reperire degli studi che provano che la popolazione che porta gli occhiali ha un titolo di studio più alto di chi non li porta e altri ancora che pongono in correlazione il livello degli studi a un reddito maggiore.
Ricetta! Eliminiamo fisicamente quelli con gli occhiali ( compreso il Puffo con gli occhiali ) e ridistribuiamo il reddito.
Polpottianamente.
Ho detto una cosa intelligente? No, ovviamente. Le idiozie spesso hanno la parvenza e un lume di intelligenza, ma sono solo idiozie perché comportano un danno ( a noi stessi, agli altri, al buon senso...)

Un buffettino sulla testa del fervente cattolico. Un sorriso.
©arz

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