domenica 5 aprile 2020

Pissi pissi bao bao (post sulla Scuola. Severamente vietato ai non addetti ai lavori): Versus la scuola dematerializzata.




Cari colleghi, sappiamo di vivere un dramma. Io sono di Bergamo che è stata ed è, di fatto, l'epicentro con Codogno del contagio da Coronavirus in Italia e ne so qualcosa.
Posso ben capire, dunque, che i problemi e le rogne esistenti siano molto, ma molto più grandi delle questionzuncole relative alla scuola.
Primum (soprav)vivere, deinde philosophari.
Sono qui, però,come molti di voi, seduto sul divano, non inoperoso, comunque, come pensano i più; anzi abbastanza stremato da queste settimane convulse nel tentativo di mettere in piedi una scuola virtuale, che sappiamo benissimo non essere quella "vera" (perché la Scuola è in praesentia, non ci sono storie), ma che potrebbe averne la parvenza.
La DAD (Didattica a Distanza) forse non è stata chiamata DOL (Didattica on Line) solo perché l'acronimo richiama il verbo latino “doleo” ossia “soffro” e“mi dolgo” (faccina dell'Uomo ammiccante)
Be', di riffa e di raffa, nel giro di un mese abbondante la scuola è stata ribaltata: non funziona come un orologio svizzero, ma, se devo essere sincero, sta funzionando meglio delle mie aspettative.
Un contatto è stato riallacciato e i ragazzi stanno partecipando, pur con l'umore sotto le scarpe, ma si sono prestati al gioco. Hanno, come è giustissimo, manifestato qualche fragilità (per imparare ci vorrebbe un po' di serenità e non c'è: ogni famiglia ha una qualche fatica da affronatere: affettiva, se è mancato qualche caro, psicologica, se vi è qualche parente in difficoltà, e non ultimo economica, perché i soldi non crescono sugli alberi e sono forieri di cali d'umore consistenti in una popolazione non molto propensa a farsi aiutare), e, vabbe', hanno approfittato dell'occasione per dormire qualche ora in più e fare qualche compito in meno.
Però hanno tenuto. Ora, dopo che gli insegnanti hanno cercato le pecorelle smarrite, volontariamente e involontariamente, e averle radunate nel recinto della classe restituita, profondendo in questo notevoli energie in termini pratici, arriva la notizia (che notizia non è, il che è peggio) che il Ministero si sta orientando verso la promozione generalizzata.
Siamo tra insegnanti: lo sapevamo già.
I DS già si stavano mettendo le mani nei capelli pernsando agli aspetti normativi e ai ricorsi per le eventuali bocciature. Nemmeno i docenti più severi sarebbero intervenuti di machete.
Però, però, c'è qualcosa che non convince. O forse non convince me.
Innanzi tutto i tempi. Perché ad aprile a due mesi dalla fine della scuola, quella ufficiale, già si comunica che tutto andrà in cavalleria? I Lucignolo che magari a telecamere spente e musica a palla fingono di assistere alle lezioni che cosa faranno ora? I ragazzi che per ragioni economiche non avevano un computer e, collegati con i cellulari, dovevano sfracassare gli zebedei ai genitori per avere più Giga se la sentiranno ancora di persistere e togliere credito a qualche videogioco succiabanda?
Sarebbe il meno, mi vien da dire.
Quel che mi preoccupa è l'arietta che si sta respirando di smantellamento della Scuola Pubblica, di dematerializzazione dei rapporti docenti-allievi che tanto costa alle casse pubbliche.
Mentre ora, drammaticamente, si scopre l'utilità della Sanità pubblica e dei presìdi che sono stati erosi da anni di politica scellerata, al contrario, ora si fa avanti l'ideuzza di una Scuola leggera, magari senz'aule da pulire e manutenzione da fare. 
Magari privatizzata.
Ed ecco, provvida come un avvoltoio in presenza di molte carogne, la solita Aprea propone il punto b1 del Piano di Rinascita di Licio Gelli (punto che piace assai a Forza Italia, Lega e a vasti settori dei M5S): l'abolizione del valore legale del titolo di studio.
Non solo: molti docenti, come tutti i neofiti di una nuova tecnologia, vedono nelle modalità di insegnamento della DAD aspetti positivi. Non sbagliano, eh!, ma si dimenticano, e scusate la grevità dell'Umorista che è in me, che la DAD sta all'insegnamento come il porno telematico al sesso.
Si può fare in assenza, ma non è la stessa cosa.
Ci sono professioni che per statuto non possono essere dematerializzate perché nascono dal rapporto diretto tra esseri umani: l'insegnamento, la psicologia e, come possiamo vedere anche oggi, la medicina.
E poi nessuno considera con un minimo di profondità l'aspetto discriminatorio della DAD, fenomeno che tutti i docenti possono osservare in queste prime fasi.
In questo modo di interpretare la scuola, rimangono inevitabilmente indietro i più fragili e i più deboli delegando alle loro famiglie un compito di sostegno che spetta allo Stato.
Perché, da docente e da animatore digitale, ohibò, ad euro zero perché così inquino meno, diffido di questa improvvisa passione per queste modalità di insegnamento?
Perché temo che prevalga, com'è successo criminosamente in ambito sanitario, un ulteriore disinvestimento (anche economico) non solo sulle strutture , ma anche su quegli insegnanti magari meno attrezzati tecnologicamente, ma più validi nella relazione umana e nell'aiuto ai più deboli, nelll'ottica di una scuola efficientista che privilegerà i già privilegiati, in salute e in economia. 
Curare i sani è facile e costa poco (e permette di smantellare gli Ospedali), curare i malati è difficile e costa tanto.
Intelligenti pauca.


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