martedì 31 dicembre 2019

SUV, influencer e polli.


Un “influencer” russo prende un SUV di gran costo, ma di scarsa virtù, a suo avviso, e lo aggancia a un elicottero che lo fa cadere da grande altezza.
L'”influencer” assiste allo spettacolo del SUV che si schianta a terra seduto su una sedia regista.
Il filmato dell'idiozia (che vedremo non è tale) è tra i più cliccati nella Rete e rimane in bacheca dei nostri giornali per molti giorni, poiché la regola che la notizia balzana ha la meglio sulle notizie banali viene insegnata nelle scuole di giornalismo.
L'”influencer” non è un'idiota, come potrebbe sembrare: è un “influencer” e il suo obiettivo è quello di essere visto da più persone possibili per poi piazzare qualche pubblicità subliminale e non nei suoi messaggi video.
C'è riuscito? Sì. Perfettamente.
Eppure ha fatto una cosa idiota e sono sicuro che tutti la ritengono tale: chi butterebbe un SUV da 200 mila dollari da grande altezza?
Non offendetevi: gli idioti, ovviamente, siamo noi che abbiamo visto la clip.
E, rullo di tamburi!, il sottoscritto che la commenta.
Ecco un esempio lampante di come funzionano le cose in Internet.
Alcuni furbacchioni che conoscono i loro polli lanciano un'esca. L'esca fa schifo, ma i polli badano più all'apparenza che alla sostanza e il vermiciattolo sembra appettitoso.
Probabilmente è un verme di plastica, indigeribile, potenzialmente dannoso, ma i polli non sono tanto astuti. 
E abboccano.
Sull'abboccamento dei polli i furbacchioni si arricchiscono e probabilmente in cuor loro pensano del loro pubblico: “Che polli!”
Poiché la pollaggine è una malattia molto contagiosa, peggio dell'aviaria,  coloro che ritengono di essere più intelligenti dei polli e che pensano che il verme sia immangiabile lanciano l'allarme: “Attenti, cari polli! Il verme è di plastica: niente proteine, solo idrocarburi sofisticati! Fa malissimo! Vi verrà la cacarella!”
Sull'allarme "vermi plastici" si innesca in Rete una lunga discussione che incentiva chi fino ad allora era ignaro della questione ad andarsi a vedere il video: insomma, ognuno vuole constatare direttamente se il verme è di plastica o è ricco di proteine nobili.
E il numero dei click aumenta.
E l'influencer gode.
Gode ancora di più nel vedere che coloro che non si ritengono polli appartengono anche loro alla stessa specie, contribuendo ad allargare il pubblico dei polli. Pensano: "Che polli al quadrato!"
Insomma, in fin della fiera, noi tutti siamo polli, fortissimamente polli. 
E lo spiedo gira. Inesorabile.

domenica 29 dicembre 2019

Burro o cannoni? Cannoni con un po' di burro.

Ipse dixit: “Scarsa formazione, carente dotazione di conoscenze e di competenze, difficoltà di conciliare vita familiare e vita lavorativa saranno al centro dell’azione di governo.
Scuole e università di qualità, asili nido e servizi alle famiglie, specialmente quelle con figli, saranno dunque le prime leve sulle quali agire".
Facciamo i conti della serva: i 90 F-35 costeranno nel loro complesso 14 miliardi di euro, miliardo più miliardo meno, e costeranno alla fine per il supporto logistico per un trentennio altri 35 miliardi di euro. E Fioramonti se ne va per un miliarduccio. Certo non si sommano le pere con le mele, ma sono opportuni sia un calcolo sia una riflessione su come si utilizzano le risorse quando si sottraggono fondi da quel poco che abbiamo nel portafoglio.
E poi, per onestà intellettuale, se si preferiscono le pere è meglio dirlo apertis verbis, no? E, usando un'altra metafora, se si preferiscono i cannoni e il poco burro serve ad altro che ad imburrare la fetta biscottata non è più corretto avvisare fin dall'inizio chi ne subirà le conseguenze?

domenica 22 dicembre 2019

Merluzzo Findus, pomodori, verdura e applausi. Il piatto indigeribile del Capitano.


Bossi, che rappresenterà pure il “vecchio” della Lega Nord, sul palco della nuova Lega dice senza freni inibitori quello che in cuor loro pensano molti elettori padani ossia che l'unico motivo per aiutare il Sud è quello di evitare che straripino nelle regioni settentrionali come gli africani.
Capitan Findus vuol fare della Lega un partito nazionale e ha 49 milioni di buone ragioni per aver offerto al vecchio leader la poltrona senatoriale, preservandolo dal bagno penale, e per ospitarlo benevolmente sul palco.
Tutto è lecito nella politica italiana.
Meraviglia assai, però, che a sud del Po non lo piglino costantemente a pomodorate; meraviglia ancor di più che non lo facciano coloro che tra gli elettori meridionali hanno affidato il proprio voto a dei leader che apertamente li disprezzano e vilipendono.
Gli Skiantos, negli anni Settanta, durante i loro concerti, si rivolgevano agli spettatori con il loro ironico: “Siete un pubblico di merda!”, ma non si aspettavano applausi: erano attrezzati a evitare frutta e verdura.
La Lega si aspetta ulteriore consenso e i sondaggi le danno ragione.
C'è qualcosa che non torna.


giovedì 19 dicembre 2019

Pubblico ufficiale e dito medio. In medio non semper stat virtus .

Articolo 54 della Costituzione italiana.
" I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il
dovere di adempierle con disciplina ed onore prestando
giuramento nei casi stabiliti dalla legge". Insomma, prima si svolgano le funzioni pubbliche con onore e disciplina e poi si reclami, giustamente, che tutti rispettino il lavoro svolto. L'esempio viene dall'alto. Se non si è in grado di assumere una carica pubblica con un minimo di deontologia legata alla propria funzione ( e i medi sono stati utilizzati abbondantemente e illecitamente nell'esercizio della propria funzione), è inutile pretendere un minimo di rispetto per il ruolo che si sta svolgendo. L'ABC della correttezza istituzionale va ripassato. Demonizzare le derive popolari quando le si incentivano è ridicolo. Punto.

lunedì 16 dicembre 2019

Pissi pissi Bao bao (vietato ai non addetti alla scuola): l'autocannibalizzazione burocratica.


Il “Bonus” per gli insegnanti meritevoli defluirà , si dice, nel Fondo di Istituto.
E' un bene? E' un male? E' sbagliato non premiare i meritevoli?
Partiamo dall'inizio, “ab ovo”, come dicono i Latini.
In termini generali, premiare chi si sbatte di più nella scuola è un bene: come in ogni ambiente di lavoro, anche nella scuola c'è chi proferisce più energie per svolgere al meglio la propria attività e c'è che ne proferisce di meno del dovuto, dunque, in termini di principio, è corretto premiare chi lavora di più.
Il problema è la tipologia di lavoro da premiare.
C'è chi lavora tanto per fare l'insegnante bene e c'è chi lavora tanto per organizzare il lavoro degli altri insegnanti perché lavorino meglio.
Sono da premiare entrambi? Per quanto mi riguarda, sì.
Purtroppo, de facto, l'investimento nella scuola, essendo sempre più asfittico, ha fornito una coperta, che è sempre stata più corta, premiando giocoforza chi olia gli ingranaggi della scuola, purché quest'ultima proceda.
Il “buon” insegnante spesso non è stato premiato, anche perché lo si è sottoposto a una forca caudina umiliante: il “buon” insegnante, infatti, deve fare domanda per essere premiato.
In termini generali (ciò non vale per i geni della didattica incompresi; ce ne sono, ma sono pochi), il “buon” insegnante non crede di essere un buon insegnante: pensa di essere un insegnante come gli altri, anche se non è vero.
Non è falsa umiltà: lavora così perché gli viene di lavorare così, mica si sente speciale.
Glielo dovrebbero dire gli altri coram populo e per acclamazione e/o standing ovation (non è mai successo), ma autocandidarsi a un premio gli pare inopportuno (....non parlo di me, eh! Io sono un insegnante medissimo e ho fatto domanda un anno per impadronirmi della mia fetta).
Quel che spiace di più al sottoscritto è che per mettere in piedi il merito si siano dovute creare della commissioni che hanno lavorato sodo per stabilire i criteri di valutazione e chi ci ha creduto, proferendo impegno a iosa, ha avuto pochi soldi in compenso. 
Ora si butta via tutto: il bambino, l'acqua sporca e la vaschetta blu.
Quando la burocrazia si autoalimenta, creando compiti inutili e che muoiono nello spazio di pochi anni, mi sovviene l'immagine dell'uroboro, il serpente che si mangia la coda e si autocannibalizza, vorace energia che si autoalimenta e si trasforma in polvere muta. O, se preferite, in cacca.

domenica 15 dicembre 2019

Contro "Fortnite".


Io non sono complottista per natura, anzi diffido dei complottisimi in genere perché generano paura indistinta.
E, quando non si vede, il lupo fa più paura di quel che dovrebbe e tutti invocano i cacciatori per fare giustizia.
Però, un dubbio che prevede un supercomplotto ai danni dei giovani ce l'ho.
E' un dubbio da supervecchiaccio: i nuovi videogiochi fanno male e sono il piede di porco per far breccia sulle debolezze dei più giovani.
Non è la prevalenza della concezione bellica di molti videogiochi che circolano che mi disturba (anche se la banalizzazione del dolore altrui e della morte non è del tutto ininfluente nell'immaginario giovanile), né la tendenza alla devianza che spesso viene rappresentata: Umberto Eco nella sua lettera a Stefano ci insegna che giocare con le armi di un tempo, le pistole che facevano sì “Bang”, ma erano solo microesplosioni di microbombette di carta rese fascinose dal magico profumo del demonio che era lo zolfo, potrebbe essere solo uno sfogo del tutto innocuo, anzi terapeutico, per ridurre l'aggressività che giovani e vecchi controllano come possono: i primi sparando agli Indiani e i secondi, se va bene, con la razionalità.
No. No. Quel che preoccupa di più è l'attuale tendenza alla “vetrinizzazione” (v. Codeluppi) del giocatore che per assurgere alla popolarità deve pagare denaro reale per distinguersi dal popolo indistinto dei suoi avversari (che ovviamente compiono la stessa azione nella propria bolla).
E qui chi è più debole e più facilmente circuibile: il preadolescente per natura non è né carne né pesce e la “popolarità” è un catalizzatore che ha un fascino incredibile, poiché fornisce identità e alimenta l'autostima (piccina picciò).
Essere “popolari”, in qualsiasi modo, è un dogma, neppure tanto nuovo, della società consumista.
Ed è qui il veleno dei videogiochi odierni: per essere popolari non esiste etica che tenga. 
Nel mondo virtuale tutto si compra (con le carte di credito dei genitori): identità, immagine sociale e relazioni tra i pari.
Mi sembra ovvio dedurre che il giovinetto uscito dalla centrifuga virtuale pensi che nel mondo reale ci si comporti esattamente così: se hai soldi, ti compri le bitch, hai un ruolo nel mondo e sei un figo al cubo.
La mercificazione dei rapporti umani (e non solo del lavoro) è l'ultima frontiera del consumismo: per i guadagni del futuro è necessario cominciare a corrompere i potenziali compratori in tenera età. 
Sono un vecchiaccio e non gioco ai videogiochi da molti anni. Forse sono disinformato.
Sento nell'orecchio la reazione pavloviana dell' “Ehi, boomer!” dei resistenti alle mie parole, ma che mi suona sempre più il mantra dei tossici eroinomani delle stazioni dei tempi che furono (e che stanno ritornando alla grande): “ Dammi mille lire, che ti costa? Non ho soldi per tornare a casa!” 
Insomma, l'obiettivo è sempre lo stesso: il denaro come unico strumento per la felicità, la bugia come condimento della relazione con il mondo adulto (perché il coglione sei tu che non sai apprezzare i piaceri della devianza) e lo sballo continuo a ruota. 
Certo:"Fortnite" non è una droga, ma spappola lo stesso il cervello.

lunedì 9 dicembre 2019

Vi esorto al disegno, foscolianamente.

Piccola notazione motivazionale per i disegnatori. A tutti noi, dilettanti, esperti e geni del disegno, sarà capitato di vivere questa situazione.
Si disegna qualcosa su un foglio di carta con minimo o massimo impegno, a seconda dell'umore.
Si avvicina il bimbo (o l'adulto, non importa: a fronte dell'operazione grafica l'età non cambia nulla) e dice: “Ma l'hai fatto tu?”.
Ha assistito, dall'inizio alla fine, all'operazione che non è mai semplice e la cui complessità è variabile, dipendendo dallo stile e dall'impegno del disegnatore: prima matita e poi china, prima matita e poi pennarello, direttamente a pennarello, grosso, fine, solo a matita and so on.
In qualsiasi caso, alla fine dell'operazione chi osserva non si capacita: “L'hai fatto tu?”
Ovviamente tu rispondi “Sì”, ma cogli il retropensiero che chi assiste alla realizzazione dell'opera pensi a un barbatrucco: l'hai copiato, l'hai trasferito sul foglio con il teletrasporto. Sorridi. E che tu sia un dilettante o un professionista in quel momento specifico ti stai divertendo. Molto.

domenica 8 dicembre 2019

Ho la giustifica! Garrotare la scuola fa bene!

Il Corriere della Sera non delude mai le mie aspettative. E' un giornale che incarna la miopia della borghesia italiana in modo perfetto.
Eccovi l'articolo:
Scuola

L'articolo è stato postato da un intellettuale e linguista che rispetto e ammiro, Giuseppe Antonelli; mi auguro che non lo condivida,  ma mi è partito come suol dirsi l'embolo, pensando che ne giustificasse in parte le argomentazioni.
Ecco il mio commento:

Mi spiace: leggere questo articolo mi irrita profondamente. Da trent'anni si toglie alla scuola e alla cultura. E si vuole trovare una giustificazione. E' vero che il denaro non è tutto, ma garrotare la scuola e la cultura per poi giustificare ulteriori garrotamenti, affermando che la Svezia, nonostante la profusione di investimenti, non ha ottenuto granché, non è degno di un giornale che incarna gli ideali della buona borghesia. L'esempio diventa la Polonia che nonostante i tagli ha un sistema scolastico che sembrerebbe funzionare. Non c'è bisogno né di un sociologo né di uno storico per capire che il campione indicato non è rappresentativo per mille e una ragione. Quando ci si affida ai dati dei fogli di Excel, senza tenere presente le variabili , si è pessimi ragionieri e pessimi giornalisti.

giovedì 5 dicembre 2019

La maldicenza italiana. Non stiamo andando nella direzione contraria?


Ci saranno mille ragioni per graziare Bossi per aver dato del “terrone” a Napolitano, quando quest'ultimo era Presidente della Repubblica: l'età avanzata del vecchio leone e il fatto che Napolitano non si sia più di tanto risentito. 
E, probabilmente, millanta altre ragioni giuridiche che non conosco.
Però, è un brutto esempio: se chiunque, utilizzando un linguaggio offensivo e degradante, si può permettere di prendere a male parole la massima carica dello Stato, chi gli impedirà di prendersela con il solito linguaggio da troglodita con chi non ha cariche da vantare?
Si parla di svelenire il linguaggio e si va nella direzione opposta, graziando un potente che continua a non pagare per le sue malefatte.

P.S. Al collega giuggiolone che mi rimprovera , per pura maldicenza gratuita, di parlare troppo nei social sottraendo tempo alla lettura, ricordo che nella mia biblioteca c'è anche il libro “Brutti, fessi e cattivi” , un repertorio ampio del modo di offendere nella lingua del sì. L'ho già letto, ma me lo ripasserò per bene. Ci vedremo a Filippi, malandro! ;-)

venerdì 29 novembre 2019

Pissi pissi Bao Bao: vietato ai non addetti ai lavori. Lettera alla Destra in merito all'Istruzione scolastica


Gentili Senatori e Onorevoli della Destra,
Vi scrivo per palesarvi una mia preoccupazione.
Ho la netta percezione che a breve ritornerete al Potere; neanche le Sardine riusciranno a fermarvi e il ritorno agli scranni dell'esecutivo è ormai prossimo.
Non fraintendete: non è questa la mia preoccupazione.
Vi scrivo da umorista e da insegnante; non unisco i due ruoli per convenienza, ma per necessità: oggi chi opera all'interno del sistema scolastico non può avere come ultima ancora di salvezza l'umorismo. La Speranza è già fuoriuscita dal vaso di Pandora qual Skifiltor dalle mani dell'agitato pargolo.
E' inutile che vi inviti a riflettere sul pensiero di Don Milani e sulle intenzioni “buoniste” della Sinistra sulla scuola: inclusione, anticlassismo, attenzione per le fragilità et similia.
So che li rifiutate in blocco o in parte, anche per alcuni oggettivi fallimenti , e che ritenete responsabili dei danni che ora sono evidenti nel sistema di istruzione i professorini e i professoroni (di Sinistra) che hanno strologato di pedagogia.
La mia preoccupazione è un'altra: che, anche con voi al potere, tra breve, non cambi nulla (nelle precedenti esperienze di governo della Destra, de facto, non è successo nulla di significativo, se non lo svilimento dell'attività dei docenti e il sistematico taglio dei fondi per l'Istruzione che ha visto protagonisti entrambi gli schieramenti).
Vi invito foscolianamente, dunque, non alle Storie , ma ad essere voi stessi: quelli che hanno sempre invocato severità.
Orbene, quando ritornerete al Potere e potrete invocare l'inflessibilità della scuola, non trattenetevi: bocciature a gogò, selezione sive decimazione programmatica, ritorno al giudizio definitivo di fronte alla palese ignoranza dei pargoli.
Su una classe di trenta ormai (e ve lo dico per esperienza), seguendo i parametri che voi auspicate siano ristabiliti e che risalgono ai tempi che furono, se ne salveranno due o tre.
I genitori piangeranno, ma non fatevi intimidire. Vi hanno votato e paghino le conseguenze della loro dabbenaggine.
Siete duri e puri, vero? Non siete dei mollaccioni di Sinistra! 
Che la scure cada pesante sulle loro teste: i bravi e gli ottimi sopra gli scudi, gli altri al lavoro servile, alla catena e a raccogliere i pomodori al posto degli extracomunitari!
Per essere credibili, però, poiché il pesce puzza dalla testa, dovreste eliminare alcune ambiguità: dovreste redarguire nel vostro campicello i lodatori delle “zucchine di mare”, i fautori dei macellai che, siccome hanno esperienza nel taglio e nel cucito delle carni, possono svolgere onorevolmente il lavoro dei chirurghi, mettere all'angolo i consultatori compulsivi di Google che deridono gli esperti con doppia laurea e Master nei quattro angoli del mondo, prendere il consigliere comunale di Destra che si meraviglia che Cristo sia ebreo per la collottola e a calci nel culo rimandarlo a catechismo o pretendere per lui dal Papa la scomunica.
Il mio timore è che non farete un bel niente: non ne avrete il coraggio, perché il brodo culturale su cui prospera la vostra forza, oggi, sono l'incompetenza e una buona dose di ignoranza che albergano sovrane tra i vostri quadri.
L'unico cavallo che cavalcherete, e or sono indovino, sarà il vecchio cavallo bolso dell'abolizione del valore legale del titolo di studio, il ronzino asfittico berlusconiano e della P2 di Licio Gelli.
Smentitemi, per cortesia. Ve ne prego.
Arz


Il piatto forte della Nuova Cucina Italiana.

Un nuovo ritrovamento d'armi di gruppi neonazisti operanti in Italia.
Leggete qui: La Repubblica



Mettete un po' di esaltazione della forza, di ignoranza del presente, di culto di un passato inglorioso e vergognoso; aggiungete le carezze dei partiti populisti, condite il tutto con la passione per le armi e per la sopraffazione.
Non un filo d'odio, ma litri a gogò.
Lasciate cuocere a fuoco lento, ed ecco il risultato finale.
C'è ancora qualcuno che si meravigli che il piatto puzzi e sia immangiabile?
Dovremmo buttare il tutto nel cesso, voltando il viso da un altra parte per evitare il puzzo ammorbante, vero?
Eppure ancora c'è chi vorrebbe aprire un ristorante per proporre questa specialità  che, purtroppo, ha fatto parte della nostra tradizione culinaria.
Mandategli i NAS!

giovedì 28 novembre 2019

Le pietre d'inciampo. Quelle per terra e quelle nella testa.

Schio: le pietre d'inciampo che ricordano gli ebrei deportati e morti nei campo di concentramento sono "divisive e portano odio".
Così la Giunta di Destra di Schio sulla mozione che proponeva la collocazione di 14 (!) pietre d'inciampo (credo neanche mezzo metro quadrato) .
E' giunto il momento che "i vostri nati torcano il viso da voi".
Primo Levi diceva anche altro riguardo alle case e alle eventuali malattie che potrebbero funestare la misera esistenza di chi si presta al giochino dei morti contrapposti (in questo caso del tutto inconsistente: da una parte i nazifascisti a caccia degli ebrei e dall'altra le vittime dei campi di concentramento), ma è meglio non insistere: mi aspetto ormai che i solerti difensori dell'amore propongano tra breve la rimozione dagli scaffali di "Se questo è un uomo" dalla Biblioteca Comunale.
Un concentrato di odio e di divisione.

sabato 23 novembre 2019

Licenziare chi sbrocca? No. Ci sia il Secondo grado, se non il Terzo, in nome della Costituzione.


So di tirarmela addosso e confido che il cerchio delle mie amicizie sia sufficientemente piccolo per garantirmi che le botte siano limitate al minimo sindacale.
D'altronde, un post su Internet è un granello di sabbia del Sahara e la memoria da pesce rosso della Rete mi salverà.
Orbene, ordunque, ora lo dico, pur temendo il giudizio di molti che, nonostante l'infermità mentale che galoppa, mi danno ancora ascolto (per ora fingono benissimo e annuiscono per compiacermi): spero che l'improvvido docente di Piacenza che ha minacciato gli allievi che avessero partecipato alle manifestazione delle Sardine di voti (disciplinari) insufficienti non sia licenziato.
L'ho detto. 
Non ho affermato che non debba passare qualche brutto quarto d'ora.
Spero solo che non sia licenziato. Ora argomento, anche se so che non vi convincerò.
Il primo articolo della Costituzione dice che la nostra Repubblica si basa sul Lavoro. Non sulla libertà di pensiero o di opinione. Sul lavoro.
Privare qualcuno di un lavoro, in nome della giustizia sommaria, significa privarlo della sua dignità e non permettergli l'esercizio effettivo della sua cittadinanza.
Insomma, sulla bilancia precaria della nostra Democrazia, costituzionalmente, prima viene il Lavoro e poi la Libertà di pensiero. Il primo dovrebbe pesare di più.
Privare qualcuno del Lavoro per aver mal esercitato la Libertà di pensiero è un eccesso.
E si pensi alla precarietà del lavoro di molti che è sottoposto da tempo a questo vecchissimo ricatto: non protestare altrimenti ti licenzio.
Il docente ha detto e scritto una marea di fesserie e sicuramente ha tradito il dettato costituzionale.
Si inginocchi sui ceci degli articoli costituzionali che non ha rispettato e, solo se si incaponisse a dirsi fieramente razzista e fascista, sia licenziato.
Gli si lasci la possibilità di cedere o procombere lui solo, perché giurar su un testo che si ritiene falso è lecito, pur che se ne paghino le conseguenze.

Non si usa più per i pubblici dipendenti giurare sulla Costituzione. Male, malissimo.
So che la cerimonia del giuramento a molti potrà sembrare oggidì ridicola, ma , per quanto mi riguarda, non lo è affatto.
E quel che sta succedendo è una prova di come questa prassi un tempo in uso, che ad  alcuni sa di vecchio, debba essere ripristinata.
E poi se qualcuno invece di dire: “Lo giuro!”, urlerà: “L'ho duro!” , per ingannare il Dirigente, non solo tradirà la Costituzione, l'Antifascismo che ne costituisce la base, ma ancor di più l'importanza del Lavoro. Del suo e di tutti.
E farà la figura del fesso che non sa che cosa significhi vivere in una Democrazia che tutela la libertà di espressione e non in una Dittatura che di quella libertà se n'è fatta e se ne farà sempre un baffo.




Il professore antisardine: "Abbasso l'Omega 3! Viva il maschio Alpha!"


Un tale, professore di ignoto istituto, nomato Giancarlo Talamini Bisi, sempre che sia di carne ed ossa e non il solito personaggio di carta velina della comunicazione virtuale, avrebbe minacciato via Facebook i suoi studenti: “Vae! Se voi andrete nelle piazze d'Italia con le Sardine, sarete belli e fritti nelle mie materie!”
Ovviamente il suo profilo su Facebook è scomparso in un nano secondo.
Googlando qua e là si trova un Giancarlo Talamini Bisi, ma non si sa se sia omonimia o meno (è l'autore di un libro in cui descrive il dolore per la morte della madre).
Sbroccare capita. E sappiate che gli insegnanti sono più soggetti agli sbroccamenti di tal fatta. Non è una giustificazione: c'è una deontologia professionale da rispettare, eh!
Paventare voti bassi per antipatia ideologica è un grave peccato per un insegnante. Un insegnante così, sia di Destra, di Centro o di Sinistra, sbaglia.
L'accusa però di un'ideologizzazione della scuola è, però, un vecchio e bolso cavallo di battaglia della Destra: la Scuola, secondo la Vulgata, è dominata dalla Sinistra, che è ideologica, scorretta e un po' bastarda.
Spesso (non sempre, eh!) le lamentele per tale sopruso sono espresse in un pessimo italiano, in cui il congiuntivo è sconosciuto e la "Consecutio temporum" è moribonda: viene spontaneo spesso il dubbio che il ciuccio si nasconda dietro al perseguitato e alla vittima.
Franti è sempre dietro l'angolo (anche se l'elogio al mariuolo è stato fatto da Umberto Eco).
Peccato che oggi nella scuola ci sia un po' di tutto, come nel Mondo: c'è il professore di Religione crociato e antiabortista, il Marxista leninista ideologo e rompicoglioni e, ohibò (e c'è sempre stato, al di là dei fantasmi di molti), il professore nostalgico un tempo in pectore e ora in palese che inneggia ai bei tempi che furono in cui tutti gli allievi si alzavano in piedi urlando: “Viva il Duce e viva il Re!” ossia ai due Ladroni, vicino al Crocifisso sopra la lavagna d'ardesia.
Ammetto che un certo spostamento a Sinistra ci sia stato (non ho dati statistici e quindi agisco, in questo caso, da analfabeta funzionale: parlo solo per esperienza personale), ma negli anni Settanta.
Fate i calcoli: son cinquant'anni fa.
Molti cadaveri ideologici sono passati sotto i ponti e vedere nella scuola odierna un covo di Rivoluzionari comunisti è più frutto dell'eccesso di Mojito o di Peyote che di analisi sociologica.
Ecco il fatto che ora compaia, in controtendenza rispetto al pregiudizio, il minaccioso professore antisardine non mi meraviglia punto.
Mi aspetto solo che il suo Dirigente lo chiami in camera caritatis e gli sussurri: 
“Professore, si rende conto che mostrar la coratella davanti a tutti non va bene? Sa che Lei costituisce un esempio per i suoi studenti?”
Poi mi aspetto anche che , in modo un po' meno pacato, lo richiami all'ordine (che lo stesso Professore invoca):
“Ma Lei i voti li distribuisce così a c****, come capperi sulla pizza?”

Aggiornamento: non è di carta velina. Professor Giancarlo Talamini Bisi .

venerdì 22 novembre 2019

Le sardine siano fresche e ricche di omega3. Le sardine vecchie sotto sale.


La mia simpatia alle “sardine” è naturale . 
Le guizzanti e numerose sardine che affollano e affolleranno le piazze italiane affermano di seguire principi che ho predicato, nel mio piccolo, da un bel po' (razzolando qualche volta maluccio per eccesso di bile): non violenza (che poi consiste nel non utilizzare le tecniche dell'avversario: aggressività fisica e violenza verbale), riscoperta della Politica come servizio per il bene comune e, ovviamente, antirazzismo e antifascismo sulla base del dettato costituzionale.
Oltre a questo c'è la politica “movimentista” che parte dal basso. 
Bene benissimo.
Un consiglio, però (l'unico da seguire): i vecchi come me teneteli fuori. 
Son brave persone i paciocconi umarell che guardano con simpatia ogni cambiamento rispetto al lutulento spettacolo degli ultimi trent'anni, ma sono pericolose: inquinerebbero senza volerlo il vostro percorso con le loro aterosclerotiche strutture mentali.
Le sardine, insomma, devono essere fresche e vive. 
I populisti le vorrebbero in scatola e sott'odio, i vecchiacci ne bloccherebbero la vitalità e ne devierebbero il percorso.
Ubriacatevi, ordunque, sardine, nel mar color del vino!

giovedì 21 novembre 2019

A proposito di uomini di Erdam e di odio di scemi vari


Una suora, un po' su di età, decide, visto che si occupa di migranti, di scendere in piazza con le Sardine. Si può discutere sul ruolo dei religiosi nella politica italiana e sulla discrezione che il loro magistero comporta.
Sbatterla in prima pagina, in articolo di apertura di un giornale per pochi infimi, ma tuttavia di portata nazionale, anche se in dosi omeopatiche, per poi sottoporla all'onda fognaria della feccia, travalica, però, e di molto, le regole della deontologia professionale.
Non si tratta di anonimi commentatori di Facebook, di Twitter o di Instagram, magari provenienti dall'Est.
Gi autori del misfatto hanno nome e cognome e un cartellino che attesta la loro professione: giornalista.
La suorina si sarà sporcata con l'olio della protesta sardinesca, ma i giornalisti di Libero di quale materia sono lordi fino alle midolla?
Esiste ancora un Ordine dei Giornalisti?
Esiste ancora una Magistratura che è in grado di arginare e di assorbire forme così infami di odio di scemi vari?

N.B. Solo un ingenuo o chi è in malafede non può cogliere il rilievo osceno, sessista e idiota della "Monaca che ama banche e rifugiati". Non solo non hanno rispetto per una religiosa, ma anche per la donna. E prendersela poi con gli anzianotti, la dice lunga sui personaggi con cui abbiamo a che fare.

giovedì 14 novembre 2019

Diventare uomini di Corten è meglio che essere uomini di Erdam.

Per non passar per l'acidone borbottante che è un po' una maschera dei nostri tempi, riporto una notizia che mi fa ben sperare. In realtà, la notizia è pessima: dei vandali, non si sa se di qualche colore politico, ma c'è da sospettarlo, hanno danneggiato una semplice testimonianza delle Resistenza nelle valli bergamasche. Si tratta di sagome, molto semplici e spartane, di partigiani della 53a Brigata Garibaldi, riproduzione di una fotografia del momento storico. Il materiale utilizzato per le sagome è il Corten. Un sapido commento sul giornale locale , L'Eco di Bergamo, mi ha risollevato l'animo. Il signor Fabrizio Colleoni, di cui nulla so, scrive: Saggia scelta quella di realizzare l'opera in Corten: senza nessun bisogno di interventi l'opera ritornerà al suo stato originale producendo da sé uno strato di ossido rossiccio. Quasi una metafora del fatto che dei vandali ci dimenticheremo senza alcuno sforzo, la memoria di quei giorni persisterà inalterata”.

La straordinaria proprietà dell’acciaio corten è la capacità di autoproteggersi dalla corrosione elettrochimica. Il metallo, infatti, durante il naturale processo di ossidazione rilascia una polvere di ossidi degli elementi in lega che patinano la superficie composta da uno strato esterno porosoe uno strato interno molto sottile e impermeabile, ricco di rame, cromo e fosforo.
Nelle normali condizioni ambientali, questo rivestimento si forma in circa 18-36 mesi e il suo colore varia da un arancio iniziale fino ad una tonalità bruno-rossastra, la tipica colorazione ruggine che conferisce al materiale un effetto non solo estetico ma protettivo. La superficie del materiale è opaca e piuttosto uniforme; generalmente le lastre vengono installate preossidate ma vi sono casi in cui gli elementi vengono montati quando lo stato di ossidazione è nella fase iniziale”.
Ecco, vedo uomini di Corten, anche se non mancano uomini di ben altro materiale, che non scompaiono dopo due tiri di sciacquone.

sabato 9 novembre 2019

Il passaggio all'atto. 9 novembre.




Prima “La pecora elettrica”, poi il “Baraka Bistrot” che aveva solidarizzato con i proprietari del locale vittima del secondo attentato.
Poi c'è sempre “Il Tempo”, il giornalaccio de Roma, che dice che non sono mica i fascionazisti, no no: questioni di droga.
Insomma, il copione è il solito: avvengono fatti e non fattoidi gravissimi.
Liliana Segre sotto scorta per le minacce, i due locali di Centocelle bruciati, l'emersione del razzismo senza asterischi eufemistici.
Dopo appaiono i minimizzatori: sono giornalisti, opinionisti alla Del Debbio, alla Sgarbi e compagnia cantante (e, guarda caso, sempre di mezzo ci sono le televisioni dell'immarcescibile) “ Ma no? Si tratta di altro! Non vedete che è una goliardata? e allora noi? e allora le foibe? e allora le minacce nei nostri confronti?”
Insomma, il solito armamentario al cloroformio per non affrontare i fatti reali, visibili e incontrovertibili: il neonazismo rampante sugli spalti con i “buuuu” ai Balotelli di turno, la violenza fascistoide o nazistoide verso chi si dichiara antifascista, l'omofobia e il razzismo ostentati senza veli e senza vergogna.
“Oggi è il 9 novembre. Nella stessa data nel 1938, gli ebrei, fomentatori di odio, infransero le vetrine dei loro negozi da soli per accusare ingiustamente i Nazisti”.
Tratto dal prossimo Nuovo Libro di Storia Unificato per le Menti Deboli.
Sarà gratuito.

mercoledì 6 novembre 2019

Dal pensiero alla parola, dalla parola all'atto. Come si sdoganano i violenti e i razzisti. Ed uscimmo a vedere gli asterischi.



Va be', sono un vecchiaccio e ripeto le stesse cose, ma magari qualcuno si è perso la spiegazione: era assente giustificato. Lo ripeto anche per i più zucconi, non si sa mai.
Prima si pensa qualcosa (“Sei uno sporco ne*ro”, “Vorrei che tu, ne*ro, galleggiassi in mezzo al mar”, “Vorrei che i comuni*ti fossero fucilati. Viva il Cile e Bolsonaro!”).
Si sa di pensare male, ma, se vediamo che il nostro prossimo, appena proferiamo tali parole, anche edulcorate, ci guarda come guano sotto le scarpe, ci asteniamo.
Facciamo silenzio, anche se mastichiamo amaro.
Poi arriva qualcuno che nel nome dell'odio del “politically correct” dice: “Perché non dovrei chiamare ne*ro il ne*ro e fro*io il fro*io?”
Inizialmente c'è qualche perplessità. Il buon senso si oppone. Non sta bene.
Se chi giustifica queste espressioni è un giornalista o un uomo di governo o persino un partito politico, le cose cambiano.
Ovviamente su tu apostrofi simili personaggi con le espressioni che si meritano: “Emeriti stron*i, fec*ia dell'umanità, razzi*ti di me*da”, si offendono.
Perché il “politically correct” non vale, quando si dice la verità, specialmente su di loro.
Non sia mai! Noi non siamo stron*i, sono i ne*ri che lo sono. Non siamo razzisti, ma... Non siamo intolleranti, ma...
Poi le avversative, lemme lemme, non servono più. 
E Ballottelli è un ne*ro (l'asterisco non c'è, ma se lo scrivo mi bloccano giustamente su Facebook) che italiano non è e mai lo sarà, i comuni*ti sono peggio dei nazisti perché ne hanno ammazzati di più e quindi anche i paralitici col braccio alzato e un danno cerebrale evidente hanno diritto di fare quello che vogliono.
E ci sono “giornalisti” e “intellettuali” (sì, con le virgolette) che avallano queste posizioni che il popolo bue si beve come acqua fresca.
E, alla fine, si bruciano i locali dei comuni*ti, dei fro*i, degli intelletua*i e di chiunque ami leggere un li*ro.
Le "Pecore elettriche" vanno improvvisamente e dolosamente in cortocircuito.
Ci siamo arrivati. Piano piano.
Ed è l'ora di fare di un'erba un fascio, e mi si scusi il facile gioco di parole: chiunque strizzi l' occhio a questo orrore, si ammanti del nome di Leghista, di Forza italico o di Fratello d'Italia, con tutti i “ma” che vuole, è complice.
E personalmente, se non esprime esplicitamente la propria disapprovazione per la degenerazione in atto, non merita il mio rispetto. 
Neanche in dosi omeopatiche.
(“Ecchissenefotte!” diranno. Perfetto, ma lo sappiano, eh, quando mi incontrano: per cortesia, non mi salutino).

domenica 3 novembre 2019

Pissi Pissi Bao Bao. Per i pochi disposti ad accettare gli estremi. Vietato al MIUR e ai docenti deboli di stomaco. Severamente vietato ai non addetti ai lavori.




Orbene, ordunque. Alcune fanciulline scrivono con alcune bombolette frasi offensive nei confronti del Preside di una scuola. Accompagnano il tutto con le svastiche, degnamente riprodotte e nel verso giusto. Un babbo costringe la figliola ad autodenunciarsi. E qui mi inchino: un genitore che ha capito quel che è successo non solo ha capito l'errore della figlia, ma si sta interrogando su come lui stesso ha tirato su la figliolanza ed è una doppia sofferenza che sarebbe stata facilmente evitabile facendo finta di niente. Un eroe positivo c'è. E' lui.
Passiamo oltre: perché le bimbe hanno accompagnato con delle svastiche l'offesa nei confronti della Preside? Nelle scuole si insegna l'uso della svastica? Può essere accusata la scuola di essere promotrice di una cultura vicina al Nazismo?
Sono sicuro che anche il Leghista più invasato non possa pensare a questo: piuttosto penserebbe alla falce e martello o alla “A” cerchiata degli anarchici. No. No. La svastica non viene da lì.
Non procedo oltre per non essere troppo diretto.
Il brodo di coltura è da anni reso vitale da chi non ha fatto i conti né con il Nazismo né con il Fascismo. Male hanno fatto i docenti di Sinistra che secondo la vulgata dominano la scuola (e non è vero) a non stangare con sonore bocciature coloro che non conoscono né l'articolo 2 né l'articolo 3 della Costituzione: bisognava fermarli, non per le ignoranze disciplinari, ma per le ignoranze costituzionali. Io sono tra questi, non mi tiro indietro. E me ne vergogno.
Il danno del Buonismo (e lo dice uno che detesta il termine) è stato proprio quello: giustificare i comportamenti discriminatori di molti ragazzi. Il retropensiero è stato: saranno poco disposti alla tolleranza per la loro povertà socioculturale, anche quando c'è una ricchezza materiale, non c'entrano loro: i colpevoli sono i loro genitori. "Il frutto non cade lontano dall'albero" è la frase formulare di molti docenti accompagnata con l'abituale alzata di spalle.
Vero, verissimo. Fino ai 10 anni però. Poi, basta. Piaget dice che nei fanciulli ben prima si forma la capacità di discriminare il confine tra il bene e il male. Facciamo la tara sul fatto che la maturazione dei prepuberi è un po' ritardata per questioni sociali e storiche, ma a 12 anni, quando dai del “negro” al compagnuccio di colore sai quello che fai. E dovresti pagare. In toto. Se fotografi la compagna in atteggiamento ambiguo e diffondi la sua immagine su Whatsapp, dandole della“troia”, sai di combinare un casino, anche se non sei stato avvisato da genitori distratti.
E dovresti pagare. In toto.
Se poi anche i genitori giustificano tali comportamenti, dovrebbero anche loro pagare in toto.
Un tempo la minaccia di segnalarli ai servizi sociali serviva da deterrente; oggi, dopo il capponamento voluto da molti (da chi?) di ogni ufficio pubblico addetto al controllo e in particolare dei servizi sociali (Bibbiano docet), meno.
Perlomeno, che cambino scuola, che se ne vadano in lidi più tolleranti, ad esempio in quelle scuole private che da tempi immemori si sono sempre occupate dei piccoli disadattati provenienti da famiglia abbiente, immorale, ma danarosa.
Io sono alla fine della mia carriera di insegnante: ho segnalato da anni, pubblicamente, il pericolo di un ritorno di forme dittatoriali nella società, nel linguaggio e nei comportamenti. Vedere alcuni Sindaci partecipare a manifestazioni della X MAS, senza che siano immediatamente sollevati dal loro incarico, e alcuni giovani che con leggerezza utilizzano, sdoganati da politici ignobili , senza vergogna e senza coscienza di ciò che la Storia ci ha insegnato, simboli di un passato da cancellare come onta per tutta l'Umanità, mi fa particolarmente male. 
Anche perché la scuola avrebbe potuto costituire un argine, ma ha fallito ormai in modo evidente il suo compito. E la colpa è anche un po' mia.

sabato 2 novembre 2019

Piccolo momento di raccoglimento.

"Graffi di gesso" nasce come blog con intenti non intimisti. Si fa satira, si parla di politica e di linguistica.
Sta di fatto che oggi è una giornata particolare. Non sono poeta, né ci tengo ad esserlo.
Sono tendenzialmente schivo e poco aduso a mostrar la coratella.
Ciò nonostante, forzando un po' la mia natura, dedico questo elaborato grafico/poetico a chi ha perso qualche caro, perché auguro a tutti, oltrepassata la collina (o il monte) dell'esistenza, lo stesso sorriso dei miei cari che non ci sono più.
Se non ci fosse stato, anche la mia vita e il mio modo di essere sarebbero stati assai diversi.



Pissi pissi Bao Bao: ci troviamo tra la pipì e la popò. Cose di scuola (Vietato l'ingresso ai non addetti ai lavori).

La spiego facile facile, a prova di analfabeta funzionale.
Un bambino, senza sorveglianza, mentre si reca in bagno in una scuola di Milano,
muore tragicamente.
L'opinione pubblica urla a squarciagola: “A chi diavolo affidiamo i nostri figli?”
Le scuole pubbliche da anni sono sotto organico (=sono pochi) e non possono
permettersi un collaboratore scolastico (=bidello) ad ogni piano.
Il docente (=maestra/o o professoressa/professore) ora viene invitato a controllare
che ci sia al piano un collaboratore scolastico prima di mandare il bimbo in bagno. 
Non può accompagnarlo lui perché altrimenti non vigilerebbe sugli altri 99 in classe 
(sono di meno, ma l'autore vuole richiamare la parabola biblica = della Bibbia).
Il docente non trovando il collaboratore dovrebbe impedire al bimbo a cui scappa
la pipì o la popò di andare in bagno.
Se si attenesse alla legge, dovrebbe tenerlo in classe, mentre se la fa addosso.
E' già successo e giustamente l'opinione pubblica, sobillata
(=consigliata di nascosto) da chi vuole distruggere la scuola pubblica da un bel po',
urla: “A chi diavolo affidiamo i nostri figli?”
Il docente che cosa farà? Davanti al bambino che roteerà gli occhi come
Linda Blair nell'Esorcista, si prenderà il rischio di mandarlo in bagno.
Nel 99,9% dei casi non succederà nulla, ma lo 0,1% è quello che conta.
E allora l'opinione pubblica urlerà:”A chi diavolo affidiamo i nostri figli?”
Ovviamente l'idea di finanziare meglio le scuole perché mettano una pezza
alla mancanza di organico (= mancano i bidelli) non verrà in mente a nessuno
poiché non è il caso di finanziare un'istituzione inaffidabile.
I Presidi, per evitare ogni loro responsabilità, scriveranno una bella circolare
in cui diranno che i docenti dovranno sincerarsi che al piano ci sia il collaboratore
scolastico che non c'è.
E la responsabilità del tutto ricadrà sul docente che risponderà in solido
(= con i suoi soldini) con il suo principesco stipendio di Statale per il risarcimento
che giustamente i genitori del bimbo che sarà incorso in qualche incidente 
richiederanno alla Scuola.
Il povero docente, a casa, pensando di essere nel bel mezzo di un paradosso
(=situazione senza via di uscita), imparerà il Latino declinando “Culpa in vigilando”
 e , tra le lacrime, rileggerà le parole di Piero Calamandrei (=un tizio che ha scritto
un sacco di cose sulla Costituzione e sulla Scuola):”Comincia a trascurare
le scuole pubbliche, a creditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino 
(=che le si succhi il sangue) e comincia a favorire le scuole private”. 
Poi andrà in banca a chiedere un mutuo
 e da un'agenzia immobiliare per vendere casa (sempre che ne abbia una).


venerdì 1 novembre 2019

Cose che fanno paura. Sgrammaticature.


Esiste un analfabetismo dei comportamenti che fa paura.
Liliana Segre è una delle scampate all'Orrore del Novecento. Si può essere favorevoli o meno alla sua proposta di istituire una Commissione contro l'antisemitismo e il razzismo ed ognuno ha diritto di essere perplesso e di votare contro, ma davanti a lei ci si alza, come ci si alza davanti al Presidente della Repubblica o a qualsiasi autorità che è un simbolo come, lo scrivo per far felici i nazionalisti farlocchi di oggi che fino ad ieri l'avrebbero usata diversamente *, davanti alla bandiera italiana issata.
Se si sta seduti, se si pensa che l'essere scampati alla Shoa sia una questione di parte, non ha capito nulla del comportamento che si deve tenere come Cittadini.
Cafoni anche quando sono Senatori.
Ci si dovrebbe alzare in piedi anche davanti a loro, visto che rivestono questa carica, ma non quando infangano il loro ruolo con le loro sgrammaticature negli atti, più gravi, a mio modestissimo avviso, di quelle che commettono spesso con le parole.

    * Piccola notazione sull'uso improprio della bandiera che varrebbe un altro post: Mario Giordano per manifestare la sua opposizione all'anticristiana festa di Halloween ha preso una mazza da baseball dipinta con il tricolore per fracassare un po' di zucche di Halloween.
    Un Nazionalista serio dovrebbe cadere fulminato da un infarto alla vista dello scempio di un simbolo come la nostra bandiera utilizzato in questo modo, o no?
    Non vedo l'ora che i Nazionalisti da Operetta si dipingano il pisello di verde, di bianco e di rosso a tre bande verticali per promuovere le virili politiche che pongano un freno al calo demografico degli Italiani.

giovedì 31 ottobre 2019

A chi non stringere le mani nel prossimo futuro.


Per stabilire se stringere la mano o meno a qualcuno, certi atti hanno una notevole importanza.
Non alzarsi in Senato per omaggiare Liliana Segre che ha proposto l'istituzione di una commissione per il contrasto all'odio, al razzismo e all'antisemitismo non è stato, non è e non sarà un comportamento senza conseguenze. 
Si poteva anche non essere d'accordo e astenersi, e, probabilmente, lo si è fatto per mille e una ragione, ma non onorare la persona, per quel che ha vissuto e per quel che rappresenta, è stato uno sfregio alla nostra storia e alle nostre istituzioni. Anche se la sua iniziativa poteva non piacere.
Ovviamente chi non si è alzato non si vergogna né si vergognerà.
Ma per chi non ha la memoria del criceto o del pesce rosso questo atto ha un significato.
Ne siano consapevoli, anche quando andranno al potere.
Non si offendano, dunque, quando, al momento opportuno, qualcuno si rifiuterà di partecipare ad alcune loro manifestazioni, anche istituzionali: non sarà spocchia radical chic non stringere le loro mani.
Oggi hanno sputato negli occhi della nostra Storia e c'è chi non se ne dimenticherà.

venerdì 25 ottobre 2019

Le Prigioni dorate del Capitalismo. Saggio di letteratura fantastica realista.


Il Capitalismo ha promesso più ricchezza per tutti. Fintanto che c'era qualche nemico, ha distribuito il denaro per non scontentare i più, evitando, come diceva Bacone che paragonava il denaro al letame, di cumularlo troppo per evitare che puzzasse tanto: lo ha, per un certo periodo e in piccola parte, distribuito per fertilizzare il terreno dei meno fortunati e creare consenso per convincere i riottosi che il sistema funzionava bene.
Ora che il nemico è morto, il Capitalismo promette ricchezza a pochi e precarietà e povertà a chi non è in grado di entrare nell'esclusivo club dei ricchi.
Gioca col fuoco, però: basta un Garibaldi/Joker qualunque perché salti il tappo e le plebi, compresa la borghesia proletarizzata, scenda in piazza e invada i palazzi. 
E magari massacri qualcuno: il ricco, il campiere, il prete e il figlio del notaio.
Certo, ci sarà sempre a disposizione un Nino Bixio, con la Forza al suo fianco e la Giustizia al seguito, per neutralizzare il pericolo. 
Basta osservare quel che sta succedendo in Cile che da sempre è stata la nave scuola delle Dittature per conto terzi.
Ma agire così non è molto piacevole: il fumo dei fumogeni darà fastidio ai privilegiati, quando vorranno godersi il cocktail in pieno centro. 
Potranno, è vero, sempre nascondersi nelle loro belle villone fuori mano, ma, a pensarci bene, saranno costretti a vivere in prigioni dorate, difese da guardie armate e dotate di mezzi blindati per poter far loro raggiungere in sicurezza altre prigioni degli amici. 
Varrà la pena di vivere così come qualsiasi Pablo Escobar?
E poi puzzeranno tanto.
Tanto da rendere la loro presenza insopportabile anche a chi un tempo li avrebbe ammirati per la loro fortuna e per la loro vita da sogno. 
Saranno merdacce, da evitare perché è evidente che non porteranno alcuna fortuna. 
Anzi: la loro Fortuna costituirà la condanna definitiva alla Povertà degli altri che non vedranno l'ora di levarsi di torno il Prodotto Interno Lordo che è finito sotto le loro scarpe.

lunedì 21 ottobre 2019

Pissi pissi bao bao: considerazioni sulla scuola. (Vietato ai non addetti ai lavori).

Credo che Ernesto (qui, per misteriosi percorsi della mente, nominato "Eugenio", come  mio suocero ;-(; ma io propendo per il retropensiero che mi dice "E' un genio") non si offenderà se riproporrò qui il breve scambio di idee sulla scuola italiana.
Chi non vive il mondo della scuola si astenga dalla lettura: so per certo che interpreterà male quello che qui si propone.

"Domande che pongo a tutti, e principalmente ai miei colleghi e amici insegnanti.
Come mai, se siamo consapevoli che la scuola è da anni sotto attacco e che soprattutto è sotto attacco la categoria degli insegnanti (al pari di quella dei giornalisti), da vent'anni abbiamo smesso di reagire e, se protestiamo, lo facciamo sempre e solo a titolo personale, contenti più di dare testimonianza che di produrre una reale azione di cambiamento, politico?
Forse perché non riusciamo a fidarci più uno dell'altro? o perché per primi non abbiamo fiducia nella categoria, ma solo nel singolo docente? o perché aspettiamo che il sindacato faccia qualcosa, e nel frattempo ci accontentiamo che ci fornisca un po' di servizio di consulenza per le pratiche amministrative? o anche perché in fondo in fondo non crediamo nella democrazia, ma nell'uomo forte, dirigente o ministro che sia, fino a quando non ci rompe troppo le scatole?
Tutte queste domande mi ronzano in testa, mentre penso alla scuola che avevo e a quella verso cui volevo andare, così diversa da questa attuale che corre in direzione opposta alla mia idea di libertà, di ragione e di cultura.
Se vi va, colleghi, parliamone".

Risposta:
" Caro Eugenio, accolgo l'invito a parlarne, sapendo benissimo di mettermi nelle grane.
Parlerò, apertis verbis, con il rischio di offendere molti.
In primis, c'è un dato storicamente oggettivo: dopo un primo momento di investimento nella scuola pubbli
ca, culminato nella scuola media unificata del 1962 e agli investimenti tra gli anni '60 e '70 nell'edilizia scolastica, la spinta verso l'istruzione come strumento di mobilità sociale si è spenta, complice, se non sicario, il liberismo che ha identificato nell'istruzione pubblica un pericolo, esattamente come nell'Ottocento la Destra Storica ha visto nell'istruzione elementare obbligatoria il pertugio per la diffusione del Socialismo tra il proletariato .
Per quasi quarant'anni in Italia, dopo gli anni Settanta, l'investimento nella scuola è stato visto come improduttivo o, nella migliore delle ipotesi, come refugium peccatorum di chi, laureato, non si era inserito, per motivi di varia natura, nel mondo produttivo o di donne che hanno visto nell'insegnamento la possibilità di conciliare capre e cavoli ossia lavoro e famiglia. Non gliene faccio una colpa perché le donne da sempre svolgono un doppio lavoro, uno dei quali da sempre non retribuito.
Non sto parlando male neppure di coloro che, uomini e donne senza distinzione, per scelta hanno investito energie e professionalità nel pubblico (sacrificando tra l'altro spesso la famiglia), ma di chi nel pubblico ha visto, ed è inutile negarlo, l'anello flessibile per le proprie convenienze personali.
Insomma, nel pubblico, hanno convissuto da sempre martiri e opportunisti.
La situazione non è cambiata di molto, se non nel fatto che il carico di lavoro è aumentato e gli aspetti burocratici hanno riempito quegli spazi di libertà fino a un tempo preservati: per i martiri, per l'aggiornamento personale e professionale e per svolgere al meglio il loro lavoro, per gli opportunisti per farsi serenamente i cazzi loro.
Questi tempi si stanno a mano a mano chiudendo. I martiri ne soffrono, perché per predisposizione personale, sono portati a svolgere bene il loro lavoro anche quando si impegnano in lavori inutili (e questo è un motivo di notevolissima frustrazione che comporta depressione e “Burn out”), per gli opportunisti non c'è alcun problema: li svolgono male (e perché condannarli se sono spesso inutili?), contando sul fatto che il controllo è pressocché nullo.
Ecco il motivo per cui ormai si fugge dall'insegnamento, in particolare se c'è un investimento personale nel proprio lavoro. Ecco i germi per una decadenza programmata: premiare chi non ha vocazione e deprimere chi ancora nel proprio lavoro crede.
Pensare a un comune sentire in simili occorrenze è illusorio. Come insegniamo ai nostri bimbi, parlando ndella schiavitù nel mondo antico, gli schiavi privilegiati non desiderano avere molto a che fare con gli schiavi che lavorano nelle miniere.
Divide e impera. Funziona sempre, ma poi arriva il 476 d.C".

sabato 19 ottobre 2019

I Nuovi Patrioti, suvvia, non sono contro le Tasse! Sono solo contrari a pagarle loro!



Oggi scende in Piazza la Destra. E' un bene che succeda perché fa chiarezza. Forse chi ha fornito candidamente l'elemento di unione di questo blocco metamorfico è stato Vittorio Sgarbi. 
Il minimo comune denominatore è rappresentato dal sentirsi Patrioti, ovviamente nella logica del critico d'arte: Patrioti sono coloro che amano la Patria, però, evitando di pagare le Tasse.
Perché uno Stato, nell'ottica della Destra, funziona con le tasse sul macinato che pagano i poverazzi, mentre i ricchi, magari approfittando di cariche pubbliche pagate sempre dai sunnominati poverazzi, brindano a caviale e champagne senza naturalmente sentirsi in colpa, perché la manina di Adam Smith li ha investiti della ricchezza, probabilmente per volere divino.
Nulla di nuovo sotto il sole, sia chiaro, tranne un aspetto, molto sottovalutato dai Nuovi Patrioti : il legame sempre più stretto con l'estrema Destra nazista e neofascista, quel gruppo sparuto, ma pericolosissimo che dello Stato Liberale e Liberista se n'è fatto e se ne fa un baffo, quando ha il sopravvento.
Insomma, chi si vanta di aver sdoganato i Fascisti si guardi bene da cani da guardia troppo aggressivi: gli toccherà finanziarli abbondantemente per tenerli buoni con offe sempre più saporite. 
Ci è abituato, ma i costi salgono. 

giovedì 17 ottobre 2019

Fortnite: come indurre alla dipendenza i minorenni senza pagare pegno.



Lo sapete: nella mia attività su Internet sono al servizio dell'Educazione civica dal Basso.
Rompo assai, ma per poco tempo: il tempo della lettura di un post.
Sono venuto a sapere con raccapriccio che molti preadolescenti e adolescenti per giocare a Fortnite spendono dai 60 ai 1200 euro (e oltre).
Qualche pargolo si fa pagare dalla nonna il balletto più figo e l'armamentario di rito. Per la Comunione. Per la Cresima. I cartolai venditori di penne stilografiche piangono.
Confesso di non avere il gioco e quindi “relata refero”. Prendete tutto con le molle.
Sembra assodato, comunque, che il gioco induca alla compulsività e che spinga i minorenni a spendere quantità di denaro non indifferenti. Tutto ciò dovrebbe preoccupare. 
E preoccupa. I genitori più accorti cercano di allontanare il momento dell'installazione del gioco, ma, come ben si può vedere, ormai si parla di questo videogioco come una droga vera e propria: è desiderato ardentemente dalle fasce più giovani, che lo preferiscono ad ogni altra attività, costa assai, anche se inizialmente è del tutto gratuito, e crea una maledettissima dipendenza, spinta non solo dal meccanismo stesso del gioco, ma anche dallo spirito del gregge degli adepti.
Io sono ormai un vecchio babbione, tendenzialmente avviato al conservatorismo da chiusura aterosclerotica, ma temo che lamentarsi della ludopatia degli anziani che si mangiano mezza pensione, quando va bene, per giocare ai Gratta e vinci e al Bingo e non preoccuparsi per un'intera generazione, la più giovane e indifesa, che si sta avviando a una forma di dipendenza subdola, perché crea meno allarme sociale della cocaina e dell'eroina, sia un po' contraddittorio.
E' vero che l'arco delle dipendenze abbraccia quasi tutti gli esseri umani, ma insufflare nei piccini, per un meccanismo che è prettamente commerciale, il desiderio spasmodico dell'acquisto per un bene immateriale, gettando, com'è logico che sia, le premesse di quantità di sofferenza psichica non indifferente, senza che non ci sia una qualsiasi reazione da parte della società e del mondo politico, è ripugnante; tale tolleranza alle tossine di un mercato malato indica che Bauman ha forse ben individuato la liquidità della nostra società, ma non ne ha ben soppesato la consistenza dissenterica. Parlo alato, ma di cose basse, se non bassissime.

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