venerdì 23 dicembre 2011

Saviano, l'apostrofo e il perfezionismo





Saviano scivola su una banalissima buccia di banana: in una comunicazione via Twitter il cinguettio diventa un “cra cra” corvino. Saviano scrive un “Qual'è” con l'apostrofo invece del corretto “Qual è”.
Chi scrive (e scrive tanto) sbaglia , prima o poi, per distrazione, per influsso e reflusso dialettale o semplicemente perché sbaglia e basta.
I filologi che hanno scartabellato nei manoscritti dei più grandi scrittori della Letteratura italiana hanno letto di tutto ( ma l'errore è spesso giustificato, perlomeno per gli scrittori dell'Ottocento, dalla constatazione che una lingua “stabilizzata” non era ancora nata...)
Saviano ha sbagliato: è inutile tirare in ballo Landolfi e Pirandello.
E il suo errore non è nell'apostrofo, ma nell'essersi adeguato al perfezionismo diffuso che impone esseri perfettissimi che non sbagliano mai.
Al punto che la parola “errore” diventa “refuso” perché l'errore, ad avviso di molti, non appartiene all'uomo.
Sarebbe bastato un piccolo rossore ( “...Dovete sapere, la fretta! La velocità della videoscrittura! Non ho dimestichezza con il T9!”) e lo avremmo facilmente perdonato.
E invece no...
©arz
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