domenica 21 ottobre 2018

Il sottile filo della discriminazione diventa in Italia gomena: il caso di Lodi e non solo.


Ricordo la trafila che, in base alle evidenze storiche, porta al genocidio.
Non dico che si debba ripetere, ma è bene che tutti sappiano che la via che conduce alla barbarie è abbastanza larga.
Il primo passo è DENIGRARE una minoranza e preparare il terreno per il resto attraverso stereotipie e generalizzazioni.
Si prosegue col non concedere PARI OPPORTUNITÀ al gruppo colpito, in nome della sicurezza e dell'ordine.
Poi si pensa a qualche forma di APARTHEID per passare a qualche forma di DEPORTAZIONE.
La conclusione del percorso prevede lo STERMINIO e il GENOCIDIO.

Impedire l'apertura ad una certa ora di negozi solo su considerazioni di carattere etnico è un'evidente mancanza di pari opportunità. Il carattere pretestuoso della chiusura forzata è evidente in questo breve articolo del 1935. Eh, ci saranno pure dei nazisti a Berlino! ;-)



Si avanzano motivazioni di ordine pubblico, ma il vero timore, ed è chiaro, è la concorrenza economica.
Un altro modo per discriminare è rendere impossibile la vita ad un gruppo etnico: un esempio lampante è la richiesta di certificazione di beni posseduti nei paesi di origine che è alla base dell'esclusione dei bambini extracomunitari nelle mense di Lodi dalle tariffe agevolate.
Sempre che sia possibile ottenerla, il costo per poter raggiungere l'obiettivo per qualcuno ( e non per altri), ossia un pezzo di carta, è sicuramente superiore allo sconto per poter usufruire a prezzo convenzionato alla mensa scolastica.

Scusate il paragone irrispettoso (ovviamente umoristico, anche se si tratta di cose serie), ma è per chiarire le idee: richieste come quelle di cui sopra equivalgono a chiedere improvvisamente, in un giorno a caso, magari di venerdì, come prerequisito per poter entrare il giorno successivo in aula agli insegnanti stagionati come me di certificare le vaccinazioni fatte non con un fogliettino di autocertificazione, ma con un documento ufficiale delle Mutue del tempo che furono.
Se riuscissi a sapere dell'esistenza del cartellino verde, se riuscissi ipoteticamente attraverso qualche barbatrucco a convincere, più probabilmente non a parole, ma in solido, qualche impiegato a sfidare strati di polvere da film horror di qualche archivio, maledirei in cuor mio l'ottusità di tale richiesta, giusta in termini di principio (un insegnante untorello? Giammai!), irragionevole nei fatti. 
So probabilmente anche quale sarebbe la mia reazione se qualcuno della Segreteria, vedendo nei miei occhi la remota possibilità di raggiungere l'obiettivo, avesse il coraggio di chiosare con il sorrisino tra le labbra: “Professore, il documento lo vogliamo qui per domani, mi raccomando! Sennò, nisba: lei sarà espulso dalle Scuole del Regno!”
Probabilmente, partirei, come mi vien facile, sì dalla denigrazione, dilettandomi a parlare del mononeurone della burocrazia italiana, ma passerei direttamente al tentativo di sterminio ipso facto del personale della Segreteria, saltando a pié pari i passaggi intermedi!
Con le miei mani, ovviamente, ché aborro le armi!;-)
arz62

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