mercoledì 17 ottobre 2018

Contrordine, Camerati: l'Università sia aperta!


Per anni berlusconiani, leghisti e pentastellati se la sono presa con i professori, professoroni, professorini, insomma quelli che, sulla pedana della cattedra, li guardavano dall'alto verso il basso.
E, nell'era berluscoleghista, fioccavano tagli all'Istruzione. Non tagli: sfregi. 
E tutti a magnificare il valore del fare sullo studiare. Che cosa vale un titolo di studio quando tu sei bravo a fare qualcosa? Non c'è bisogno dei libri e della carta. La pratica val più della grammatica.
La cultura non dà pane, nevvero?
E giù picconate (da destra e da manca sia chiaro) all'Università di massa, guerra aperta agli studenti lavoratori con tasse universitarie che schizzavano verso l'alto, mortificando chi magari qualche desiderio di elevazione sociale legittimamente l'aveva coltivato.
Dall'Europa s'udì il grido d'allarme: “Avete pochi laureati! Attenti!” e, siccome a non dar retta all'Europa fa fico, ecco l'ideona di rendere il percorso universitario un percorso ad ostacoli: numero chiuso, in primis (ma ci sarebbere molto da discutere sulla riforma di Berlinguer, che nel tentativo di attirare i pesci, li ha fatti agonizzare nelle reti).
Perché la logica del numero chiuso non è quella che ci hanno sempre raccontato (e che è stata smentita dai fatti): non c'erano troppi medici.
La logica, l'unica logica bipartisan, è stata quella del taglio alla spesa (ovviamente solo all'Istruzione; in altri settori i soldi sempre a disposizione, v. aerei militari, condoni, prebende, soldi a pioggia ai singoli e alle banche et similia): tagliamo il numero dei docenti , aumentiamo a dismisura il numero dei precari a vita dell'Università (con retribuzioni vergognose e umilianti) per sopperire alla mancanza di docenti di ruolo (costano e poi hanno la puzza sotto il naso).
Per evitare che si facessero le lezioni nei cinema, nei teatri e negli stadi, dato il numero esiguo dei docenti e numero consistente di studenti, giocoforza bisognava introdurre un correttivo. 
Et voilà: ecco il numero chiuso.
Non solo in ingresso che sa di selezione naturale delle tartarughe appena uscite dall'uovo alla ricerca del mare, ma anche in uscita, con ingressi alle Specialità stretti come la porta del Paradiso.
E ora, improvvisamente, illuminati sulla strada di Damasco, l'ideona di coloro che hanno sempre detto il contrario: togliamo il numero chiuso nelle facoltà scientifiche* e la selezione la farà l'Università con gli esami. Che, detta così e da loro, refrattari da sempre agli studi universitari, ricorda tanto l'“Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi!” del legato pontificio davanti alle mura di Béziers...

* (Sappiano, ma è inutile dirglielo perché non ascoltano, che anche i laureati nelle Facoltà Umanistiche sono pochini e tra poco dovremo cercare i docenti di Lettere per le nostre scuole con la lanterna, come Diogene).

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