lunedì 19 ottobre 2020

Pissi pissi bao bao (post vietato ai non addetti alla Scuola): Le scarpe e le teste di cartone bagnato.

 Ovviamente la Storia si ripete.

Da sotto gli scudi (“Gli insegnanti diserteranno le lezioni. Codardoni!” , “Gli insegnanti fragili sono 400000! Manderanno tutti il certificato medico!”) a sopra gli scudi ( il ministeriale “Toh! La scuola è ripartita. Grazie a tutti voi!” ), come la capra sotto e sopra la panca (vediamo se crepa), si ritorna al classico: “Di chi lavora nelle scuole poco ci importa; hanno lo stipendio fisso, facciano silenzio e pedalino” ossia al tipico atteggiamento dell'Italietta di sempre, che di scuola, di istruzione e di innovazione si disinteressa, che bada solo alla produzione del tondino e che dell'effetto domino che la chiusura della scuola ha comportato a livello economico non ha capito una cippa.

Non vado oltre, perché rischio di annoiare il lettore e non solo: di annoiare me stesso al suono delle mie stesse parole.

La questioncella che mi interessa ora riguarda la tutela della salute nelle scuole.

Benché i dati siano relativamente confortanti, la scuola comporta per molti motivi qualche rischio.

Convivere in pochi metri quadri con gli alunni non è facile e, nonostante i protocolli di sicurezza, il rischio può essere solo ridotto, non eliminato.

Orbene, ordunque, domanda da 100 milioni: quale categoria non parteciperà alla campagna vaccinale antinfluenzale per diritto?

I docenti delle scuole.

Non ho detto gratis, eh! Ho detto per diritto: perché lavorano per lo Stato in un ambiente potenzialmente pericoloso (i soliti noti che tireranno fuori la questione che anche altri lavoratori rischiano, tacciano, per cortesia, perché il benaltrismo ha scocciato assai: per chi non l'avesse capito, ma gli zucconi sono tanti, non si sta negando affatto la tutela di tanti altri lavoratori del settore privato nei servizi a cui va tutta la nostra riconoscenza: si vuole solo rivendicare il legittimo diritto di tutela di lavoratori come gli insegnanti che svolgono un servizio pubblico essenziale. Chi non capisce la questione può a mio avviso allegramente andarsene a quel paese perché ha le pigne in testa e non ci arriva).

Discriminare rapidamente il Covid-19 dalla banale influenza è vitale, non solo per i docenti, ma in particolare per gli allievi che stanno loro intorno (anche se a 2 metri di distanza).

Nell'articolo riportato si va oltre.

https://www.tecnicadellascuola.it/insegnanti-con-le-scarpe-di-cartone?fbclid=IwAR2EhN1u7I3rPsQQMdVkZJNScR66Y1wvLtxKb1c_A1f4uOgL8JzEDahgCjE

Quando un allievo è infettato, le autorità sanitarie possono imporre la quarantena alla classe, ma l'insegnante titolare non ha diritto nemmeno di sapere se è stato infettato o meno. Niente tampone e niente quarantena.

Peggio: dovrà dichiarare di aver seguito le norme Anti-Covid, come a dire che se l'infezione è avvenuta è per colpa sua, sollevando (?) i DS da ogni responsabilità.

Chi non coglie l'umiliazione sistematica imposta ai docenti da simili comportamenti?

Certo, il paragone con i soldati dell'ARMIR nella campagna di Russia è eccessivo: le scarpe di cartone no, ma le pezze al culo sì, in abbondanza.

Mi scuso per il linguaggio scurrile, ma la diplomazia va utilizzata con le persone intelligenti, ma spesso, purtroppo, alla parola “scuola” si risvegliano i mal di pancia di una frotta di teste di cartone bagnato, molti dei quali laureati (non parlo delle analfacapre funzionali), che vogliono dire, senza che nessuno glielo abbia richiesto, la loro. Tacciano.

Sì, in simili occasioni, non sono democratico. Lo so.

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