La mia non è una notazione particolarmente
acuta, anzi è abbastanza banale: quando, nell'agone politico, e non solo, si utilizza il linguaggio del “nemico”
è segno che si è giunti alla frutta.
Finora le mie notazioncelle
avevano stigmatizzato l'inquinamento della lingua operata dal
berlusconismo.
Ora, inaspettato, il titolo de “Il
Giornale” che commenta così la sentenza di ieri che condanna
Berlusconi a quattro anni ( in primo grado).
Be', se ora i tifosi del berlusconismo
utilizzano il borrelliano “Resistere, resistere, resistere”,
confidando nella memoria evidentemente cortissima dei propri lettori,
è fatta: stanno perdendo sporcandosi la lingua con un'invocazione
che fino a poco tempo fa avrebbe procurato loro solo conati di vomito.
Il popolo che perde la lingua dei
propri padri diventa schiavo;-)
Un populo
diventa poviru e servu
quannu ci arrubbano a lingua
addutata di patri:
è persu pi sempri.
(Buttitta, Lingua e dialettu)
diventa poviru e servu
quannu ci arrubbano a lingua
addutata di patri:
è persu pi sempri.
(Buttitta, Lingua e dialettu)
arz©
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