Decalogo dell'imbecille
in Rete
di Arz
1- L'imbecille non sa di essere un
imbecille. Anche se discuterà con cento persone che gli danno
dell'imbecille, egli avrà sempre la ferma convinzione che gli imbecilli
siano gli altri.
2- L'imbecille ha granitiche certezze.
La prima delle certezze inscalfibili dell'imbecille è quella di non
essere un imbecille.
3-L'imbecille è particolarmente
aggressivo. Il suo stile è assertivo e il discorso dell'imbecille
rifugge l'argomentazione, anche se ha la parvenza di un discorso
argomentato.
Messo in difficoltà, egli risponde
alzando il tono della provocazione e accusando il suo interlocutore di essere un
imbecille.
4- L'imbecille non ha mai torto, non
conosce né il “forse”, né il modo condizionale; ha una certa
predisposizione per l'imperativo alla fine di ogni discussione,
invitando chi lo controbatte con le armi della razionalità a recarsi
in un paese che non è segnato in nessuna cartina geografica ( "Vaffanculo”).
5- Raramente l'imbecille , come gli
animali, perdente sul piano della discussione intellettuale e chiuso
in un angolo, si fingerà morto, sparendo dalla discussione. Mai si
darà alla fuga. La capacità di chiedere scusa per la violenza
verbale riversata sui loro poveri interlocutori non rientra nelle
caratteristiche di base del vero imbecille.
5- L'imbecille in Rete è più verboso
dell'imbecille nella realtà quotidiana e, esercitando la sua
imbecillità quasi quotidianamente attraverso la parola , farà
sempre meno errori di grammatica e di ortografia tanto da non
distinguersi, dal punto di vista formale, da una persona intelligente
che scrive in Rete. La natura camaleontica dell'imbecille è nota e
pericolosissima, perché qualche volta si rischia di confondere la
persona intelligente con un imbecille e un imbecille con una persona
intelligente.
6-L'imbecille rifugge la mitezza e la
moderazione; ha una visione virile della discussione. La misura della
sua virilità è data dal restar fermo sulle proprie posizioni, anche
quando sono palesemente insostenibili, dal tono sempre sopra le righe
e, per i meno astuti tra gli imbecilli, dalla volgarità del
linguaggio.
Il “forte sentire”, accompagnato
dal “forte urlare” ( che in Rete si rende con l'utilizzo delle
maiuscole e con la proliferazione incontrollata dei punti di
esclamazione), rafforza nell'imbecille l'idea che quello che sta
dicendo è vero e sacrosanto.
7- L'imbecille non riconosce altra
autorità che se stesso. L'idea che qualcun altro sia più competente
di lui non lo sfiora.
L'etimologia della parola “imbecille”
indica colui che è debole e avrebbe bisogno di un bastone.
Se l'imbecille utilizzasse il bastone
dell'intelligenza potrebbe anche essere convincente.
Il bastone preferisce, però, darlo
sulla testa dei suoi interlocutori, mentre dovrebbe utilizzarlo, come
logica vorrebbe, nella migliore delle ipotesi, per sostenersi nel
difficile cammino della vita intellettuale e , nella peggiore, per
darselo in testa per punirsi per la propria pocaggine.
8- Discutere con un imbecille è
inutile. Gli aforismi a riguardo si sprecano.
9- L'imbecille e lo stupido possono
confondersi, ma secondo la definizione di C.M. Cipolla lo stupido
reca, nel contempo, un danno a sé e agli altri. L'imbecille, a mio
modestissimo avviso, è più simile al bandito. Egli crea sì un
danno agli altri, ma riesce ad ottenere un vantaggio personale:
quello di rafforzare l' idea di essere intelligente, insufflando
linfa velenosa nella pianta sana del ragionamento altrui.
L'imbecille è un avvelenatore di pozzi ed è fiero di sé come le
Arpie dopo aver insozzato con le loro feci le mense imbandite dove si serve il pan degli angeli .
10- L'autore del seguente decalogo è
un imbecille, in primo luogo perché non sa di essere un imbecille
come afferma la prima legge del decalogo, in secondo luogo perché
ingenuamente pensa che un imbecille, leggendo il decalogo, riconosca
se stesso.
In realtà, questi confermerà una
sua certezza: gli imbecilli sono gli altri e riderà di loro, di
gusto.
Va anche detto che, forse, anche alcune
persone intelligenti rideranno, perché, consapevoli che lampi di
imbecillità appaiono anche nel cielo sereno di chi usa correttamente
la propria testa, rideranno un poco di se stesse.
Il decalogo può essere condiviso
liberamente in Rete, “copincollando” il testo sopra riportato. Si
chiede solo di citare lo pseudonimo dell'autore “Arz” ed
eventualmente i siti di riferimento in cui quest'ultimo pubblica i
suoi testi e le sue vignette:
http://graffidigesso.blogspot.it/
Il testo è originale, ma si ispira ad
altri testi ( non siamo nani sulle spalle di giganti?) e, in
particolare, ad un libro immarcescibile di cui si consiglia vivamente
la lettura: “Allegro ma non troppo” di Cipolla C.M., in cui si
può reperire il saggio semiserio: “Le leggi fondamentali della
stupidità umana”. Il libro è edito da “Il Mulino”.
Chi ha scritto il “Decalogo
dell'imbecille in Rete” è un autore satirico e un disegnatore.
Per ogni informazione potete rivolgervi
a: arzaletti@tiscalinet.it