Premetto: ho il sangue che mi va in
acido e temo che qualche parolina di troppo mi sfuggirà ( e la
sintassi e la coerenza, di conseguenza, andranno a pallino).
Incominciamo con la notizia del giorno
che mi ha fatto andare in bestia: gli enti pubblici cercano laureati
per impieghi a costo zero.
Piano piano ci siamo arrivati. Ecco che
cosa ha significato e significa la flessibilità in Italia: prima ,
obtorto collo, rinunci ai diritti e poi rinunci al salario nel
nome di un lavoro che non ci sarà.
Non c'è da meravigliarsi che la morte
della “Dama di ferro” sia stata accolta da qualche festeggiamento
in terra inglese. L'idea della povertà diffusa che ora annichilisce
anche le classi medie e della difesa all'ultimo sangue del recinto
ben protetto dove i veri ricchi , mentre spacciano alle plebi per
verità biblica il Provvidenziale intervento della manina fatata del
mercato, raccolgono i profitti del più grande furto con destrezza di
una classe sociale nei confronti delle altre è vecchia di
trent'anni, se non più. E se la Tatcher e Reagan ormai non ci sono
più, i germi o meglio il cancro del neoliberismo vive nelle loro
parole d'ordine che non sono finite all'Inferno con loro. Una di
queste paroline è proprio “flessibilità”. Ma ci sono anche
altre paroline avvelenate: “meritocrazia”, “produttività”,
“costo del lavoro” et similia. Usate il tubo magico ( quel tubo
che serviva un tempo per comporre frasi pazze facendo ruotare le
parti di un cilindro) e scoprirete che, con l'aggiunta di qualche
predicato ad hoc, si potranno comporre discorsini che potrebbero star
perfettamente in bocca sia ad un iperliberista, sia a Marchionne,
sia a un membro della cosiddetta sinistra che poi in Italia sarebbe
quell'ircocervo del PD.
Se ci fosse un partito di Sinistra, un
qualsiasi Comune che si fosse permesso di bandire un concorso così
infame sarebbe stato occupato e, in modi non molto gentili, i
promotori del bando sarebbero stati invitati a camminare con le ginocchia
sui ceci.
Il lavoro gratis è pratica comune nel
deserto delle leggi e della legalità che attanaglia gran parte del
Sud Italia: per cumulare un po' di punteggio o per rincorrere il
miraggio di un'occupazione che non diventerà mai stabile, schiere di
giovani si sono sottoposti e si sottopongono ( sotto gli occhi poco
vigili della Guardia di Finanza) al lavoro gratuito o semigratuito,
alla faccia del dettato costituzionale e delle leggi. Tutti sanno e
nessuno interviene.
Tacitamente il Sud è stato abbandonato
e ora, nei morsi della contingenza economica, la crisi ha portato ad un'emigrazione
simile a quella ottocentesca che coinvolge in maniera sempre più
consistente anche l'Italia Settentrionale.
La tabe del lavoro non retribuito sta
montando ed è la spirale in cui si sta avvitando la nostra società
che non sta ritornando ad un neo-medioevo preindustriale, sarebbe
grasso che cola!, ma vuole riproporre il modello delle società
asiatiche, dove al vertice c'è il re o il Faraone, sotto di lui una
casta ristretta di sacerdoti, scribi e militari e sotto la società
dei semischiavi addetti alla costruzioni delle grandi opere civili.
E non c'è da sperare in nessuna
rivolta: i semischiavi o sono analfabeti o si stanno ubriacando con
il linguaggio di Corte, avendo dimenticato del tutto il linguaggio
della rivolta. E non si può non concordare con Michele Serra che
accusa la Tatcher e i suoi accoliti di aver raggiunto l'obiettivo che
i neoliberisti rinfacciavano, come intrinseco nella loro ideologia, ai
socialisti ossia quello di rendere più poveri i poveri. In nome
della paura del socialismo e del comunismo le società industriali
stanno vivendo l'incubo che avevano profetizzato, per raccogliere
consenso, nel mondo comunista: povertà, mancanza di lavoro e di
dignità.
arz©
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