Lettura di questi giorni: Giuseppe
Antonelli, Volgare eloquenza. Nel libro si parla di uso della
lingua e di politica. Ne ho parlato spesso nel mio sito da un pulpito
bassissimo, mentre Giuseppe Antonelli, non c'è nulla da fare, vola
alto, più alto di me. Non faccio i complimenti a caso perché il
tema è quello è del principio di autorità che il sottoscritto,
nonostante le pecche delle umani genti, riconosce. Già la parola
autorità ci fa tremare le vene e, ne sono sicuro, c'è già
qualcuno che alzerà il ditino: l'autorevolezza è bella, l'autorità
sa di forza e di vecchie mutande.
Seguitemi, però, anzi seguite il
discorso di Antonelli: “La parresìa è una sorta di libertà di
parola a cui è strettamente legata la nozione di verità. O almeno
di sincerità: l'etica della parresìa prevede che ciascuno dica ciò
che effettivamente pensa, ciò che effettivamente crede vero. Si
tratta di un valore etico e politico per il buon funzionamento della
democrazia [...] Come spiegava bene Lorella Cedroni, la pratica della
parresìa nell'antica Grecia a un certo momento si altera,
rivelandosi così pericolosa per la democrazia: se ciascun cittadino
può dir la sua e tutte le opinioni si equivalgono avendo pari
dignità, l'accesso alla verità diventa problematico e , a volte,
definitivamente precluso”.
Eccovi spiegata, in poche parole, la
Bebele attuale: nella foga di abbattere il principio di autorità (frutto dell'albero della Conoscenza infestato da qualche baco o serpente diabolico,
talora, sia chiaro) si mina con una certa allegria di naufragi il
principio della verità, che sarà pur sfuggente, ma a cui tendono
tutti: ignoranti, dotti, medici e sapienti ;-)
arz62
P.S. Le citazioni di canzoni degli anni Settanta sono un omaggio a Giuseppe Antonelli.
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