Fumo negli occhi. Sulla scuola, seguendo una tradizione
trentennale, non conta il pollo arrosto, ma il fumo. Perché mentre il primo si
mangia e magari fa bene, ma costa, anche se di batteria e non liberamente razzolante nelle
aie, il secondo è visibile alla pubblica opinione, ma è gratuito, poiché il
combustibile ossia il pollo non è necessario e il comburente, che poi, in fin della fiera, è sempre ossigeno, non costa alcunché.
Ridurranno le classi pollaio? Nix. Ci saranno potenti
impianti di condizionamento per areare le aule e per renderle vivibili in
luglio e d’agosto? Nix. Si eviterà il precariato a scuola? Nisba. Ci sarà un medico
scolastico in ogni istituto (come “negli anni ‘70”, dixit Figliuolo)? Doppio
nisba. Ci saranno tutti gli insegnanti (e insegnanti di
sostegno specializzati) a settembre? Triplo nix.
I milioni che sono stati messi sul piatto in questi giorni non
serviranno a dar una risposta strutturale ai bisogni della scuola (personale
ridotto, aule fatiscenti etc…), ma solamente a dare una boccata d’ossigeno (e
di fumo) al terzo settore che nella scuola pubblica ha messo il
piedino secondo la logica del mix pubblico-privato che ha già dato prova di non
funzionare nella Sanità e, innanzi tutto, a confermare il popolino (o meglio il popolaccio) nel
bias che se gli insegnanti non si prestano all’operazioncina "scuola d’estate", ciò si deve, ed è il solito retropensiero che piace tanto a chi della scuola pubblica vuol
farne strame, ad un solo e semplice motivo: i docenti sono fino alle midolla fantubisti e sanguisughe dell’Italia
produttiva.
Evidentemente il mitridatico smantellamento della sanità
pubblica che ha messo in evidenza la sua utilità strategica per tutti nel
momento del bisogno non ha funzionato come monito.
Il malfunzionamento della scuola non produce morti, solo ignoranza,
ma gli effetti a lungo termine (povertà, crisi, disagio sociale, conflitti,
perché no?, violenza) non preoccupano una classe politica che non vuole (forse
proprio non riesce) a non seguire il tracciato esiziale di un trentennio di disinvestimento bipartisan nell’istruzione, i cui danni, per chi abbia occhi e orecchie, sono evidentissimi
già oggi: una classe politica del tutto inadeguata, tenuta in piedi da qualche tecnocrate di chiara fama, e un’Italia che si avvia a
diventare, al galoppo, se non lo è già diventata, come sospetto, un Paese del
Terzo Mondo.
E basta sentire blaterare qualsiasi pensatore, non per forza leghista, ma aiuta, che si occupi
di scuola (dall’esterno, perché per lavorarci in corpore vivo ci vuole almeno
uno straccio di titolo di studio specifico) sia ai vertici del pensatoio politico sia nella lizza dei Social per
sincerarsene senza alcun dubbio.
P.S. Per cogliere meglio il senso di quel che ho scritto (come al solito in modo contorto e sibillino), invito tutti a vedere il bellissimo film di Michele Placido “7 minuti” dove si
spiega come la flessibilità (anche piccola: che cosa sono 7 minuti?) nasconda sempre
e comunque progetti molto inquietanti.