L’immagine del gregge è biblica e, come sa bene chiunque,
Cristo è spesso rappresentato dal Buon Pastore.
La metafora (parabola, similitudine, se preferite) che mette
in relazione l’uomo e la pecora non ha nulla di irritante, ma lo sta
diventando.
In particolare, nella versione dove si contrappongono le
pecore bianche (belanti, ingenue e idiote) e le pecore nere (controcorrente,
visionarie e intelligenti).
Si diceva non tanto tempo fa che la "spocchia petulans" di sentirsi migliore
del proprio interlocutore fosse un difetto di fabbricazione della Sinistra, ma vedo ora che la
malattia si sta diffondendo tra no-vax, terrapiattisti, complottisti, movimenti di odi vari destrorsi e
negazionisti.
Contrapporre le masse (sicuramente influenzabili e fragili, ma pur sempre "popolo", quando non diventa popolaccio)
alle superpecore che, gonfiando il petto e urlando "Velli fortissimamente velli" ;-), dicono di godere di doti di preveggenza, remando controcorrente rispetto al placido e buonista fluire del comune sentire, mi provoca ormai pustole ed esantemi di ogni genere.
Il Novecento è stato un secolo di masse fuorviate, ma anche
di pazzoidi del tutto fulminati e per nulla illuminati che hanno provocato qualche genocidio di troppo.
Lasciamo le pecore nei pascoli a fare bee.
E poi, quando arriva, la Livellatrice con la falce messoria
non fa differenze: che siate pecore bianche o pecore nere non ha per lei nessuna
importanza.
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