domenica 23 gennaio 2022

Le fiabe attualizzate con testo a fronte: "La volpe e l'uva".

 

«Fame coacta vulpes alta in vinea

uvam adpetebat, summis saliens viribus.

Quam tangere ut non potuit, discedens ait:


"Nondum matura est; nolo acerbam sumere."


Qui, facere quae non possunt, verbis elevant,


adscribere hoc debebunt exemplum sibi.» (Fedro)

 

Una vecchia volpe, spinta dalla fame di potere,

aspirava alla più alta carica del bosco,

saltando qua e là tra i gruppi parlamentari in cerca di consenso.

Poiché né le tangenti né le promesse né le lusinghe

avevano effetto, come era successo nei tempi belli,

ritornandosene mesto nella sua tana disse:

“Ah, i tempi non sono maturi! Oh, qual Presidente muore con me!”

La favoletta è stata scritta a mo’ di esempio

per chi non ottiene quel che vuole e si lamenta

dell’incomprensione del prossimo,  

aspettando solo il momento opportuno

per mettergliela in saccoccia.

 

domenica 9 gennaio 2022

La Scuola, ultima Thule.

 Francamente sono un po’ scocciato. Capisco l’urgenza di sostenere una tesi, una linea che si è scelta e che si intende seguire, ma francamente non comprendo alcune argomentazioni che ormai non hanno nulla a che fare col buon senso. Dire, come si sta dicendo, che la scuola è un luogo sicuro per evitare la diffusione del virus è una sciocchezza.

Un luogo sicuro è la propria cameretta. Un luogo sicuro è un alpeggio alpino dove la distanziazione è di almeno un paio di chilometri. 

La scuola è un luogo di potenziale contagio. Punto.

Non ci vengano a prendere per i fondelli. Sia che le auctoritates siano Figliuolo, Speranza o Remuzzi.

Che possa essere un luogo meno pericoloso di una discoteca o di un pub non c’è bisogno di dirlo; è certamente più sicuro di un autobus o di un treno affollato, ma è evidentemente meno sicuro di un cinema o di uno stadio.

Al cinema, però, dove si sta inchiodati al proprio posto, ora si impone la FFp2 e allo stadio, all'aria aperta, si riduce la capienza e si evita che le squadre ospiti siano sostenute dai loro tifosi.

Insomma, in luoghi frequentati da adulti (e in linea teorica più rispettosi delle regole) si prevedono stringenti misure obbligatorie di prevenzione, nella scuola no: le mascherine FFp2 non ci saranno di default (se non in situazioni di emergenza) e il distanziamento non sarà garantito per il sovraffollamento delle aule e per la naturalissima tendenza dei preadolescenti e adolescenti ad avvicinarsi, a sottovalutare le misure di prevenzione per appiccicarsi al compagnuccio per svariati motivi (affettivi, ormonali, glicemici etc…).

Si dice: se i ragazzi non andranno a scuola, si ritroveranno in contesti informali e saremmo punto e a capo, se non peggio. Sembrerebbe, dal ragionamento, che le regole che la scuola impone al suo interno  (con fatica, ma è così) siano nettamente più efficaci di quelle stabilite dalla famiglia. 

Probabilmente è vero, ma, mi si scusi se proseguo per li rami, se fosse così, sarebbe la certificazione coram populo del fallimento della famiglia come fondamento della nostra società.

Insomma, procedendo oltre, l’educazione spartana (fa ridere pensando alla scuola italiana, vero?) a brodetto nero e corsa sulle rive dell’Eurota sarebbe il non plus ultra per la risoluzione di un problema spinoso come il Covid.

Orbene, ordunque, c’è qualcosa che non torna.

La scuola pubblica non è stata (ed è ancora) sotto lo schiaffo dei detrattori della sua utilità da un trentennio a questa parte e di coloro che ne hanno prosciugato autorità, fondi e sostegno sociale?

Solo ora, quando ci si trova alla canna del gas, diventa l’ultima Thule lontana dal dramma del Covid-19? 

Non ho qualche ragione per sentirmi preso per i fondelli?

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