In queste ore si susseguono notizie
dolorosissime di cronaca nera: dal muratore, incastrato dal DNA,
presumibilmente assassino di una ragazzina nel bergamasco, al
maritino tutto casa e lavoro che uccide moglie e figlioletti perché
si è infatuato di un'altra donna, al ragazzo appassionato di arti
marziali che uccide e ferisce a caso nell'hinterland milanese e poi
urla che finalmente si sente “libero” ( …. ma qualcuno non si
pone mai la domandina di come sia stata utilizzato l' aggettivo
“libero” in questi ultimi anni, a partire da un giornaletto che
si fregia del nobilissimo attributo sulla propria testata?)
Ovviamente i protagonisti sono tutti
italianissimi, anzi, più precisamente, ma non ho indagato a
sufficienza, lombardissimi.
La Lega tace, ma molti suoi adepti
pubblicano appelli per la giustizia di piazza.
“Lasciateli a noi che li impaliamo a
dovere!”
Non c'è alcun bisogno di
scandalizzarsi: i forcaioli ad oltranza sono più coerenti della
parte politica che li ha sostenuti fino all'altro ieri! Erano quelli
che durante le esecuzioni di Luigi XVI e di Maria Antonietta si
portavano il cestino da pic nic per godersi lo spettacolo.
Il “popolaccio” ci sarà sempre e
non scomparirà mai: ama il sangue e le polpette e , suvvia, quando
bisogna tagliar la testa a qualcuno non è il caso di porsi troppi
problemi. Lo spettacolo è assicurato.
Il vero problema sono i loro
“giustificatori politici”, quelli che dovrebbero essere i
mediatori tra la faida privata e la giustizia dello Stato.
In questa occasione sono stati evanescenti,
silenziosi: gli accusati non sono stranieri, sono parte del loro
sangue, del loro DNA.
Ovviamente, si ricorre in questi casi
al paradigma della follia: sì, sono dei nostri, ma sono folli, delirano, fanno parte della nostra etnia, ma hanno deviato dalla norma.
Noi rimaniamo “puri”, sono loro che
si sono contaminati con il germe della follia ( magari indotto
dalla presenza di stranieri fuorvianti, la variante moderna delle cattive compagnie).
Ritorno al tema del post. Nella logica
leghista, che, come è ovvio per chi non è idiota, è una logica
perversa, il male non fa parte dell'etnia: il male è una malattia e
un contagio. La stirpe italiana ( per i fascisti), la stirpe lombarda
( per i Leghisti) è pura: il male ( che conduce all'omicidio, alla
pedofilia, alla crudeltà) è un portato dell'altro, del diverso,
dall'altro da noi.
Nel caso si manifesti nel gruppo
sociale di appartenenza o è un mistero ( che sbigottisce) o è un
effetto di logiche esterne, come dire?, incontrollabili.
L'accusa nei confronti di chi afferma
che il male è connaturato nell'Uomo con la U maiuscola è
automatica: ti sbagli , caro “buonista”, il male è solo quello
degli altri e, quando tu difendi l' altro da noi, eccedi in
compassione.
In realtà, a ben vedere, i
“buonisti” sono loro, pronti a giustificare nel nome del mistero
della natura umana o del “contagio”ogni delitto, anche il più
efferato, quando colpisce la loro comunità, per poi scagliarsi,
senza ritegno e senza vergogna, su un nemico esterno che è l'altro
da loro.
I “cattivisti” , in realtà, sono
coloro che , senza alcuno studio specifico della
teodicea, sanno che il male colpisce tutti indiscriminatamente.
Un'
ecologia delle parole e della mente sarebbe quanto mai necessaria, ma, si
sa, su questioni di tal fatta, conta ancora più la pancia che la
testa.... arz