Gli aspetti del reale che stridono, la rivolta degli oggetti , delle cose e della lingua... Tutto ciò che dà quell'irritante sensazione di fastidio provocata dal gesso non spezzato sulla superficie nera della lavagna della nostra esistenza. Questo blog è una costola di http://improntedichina.blogspot.com/ Il sito è presente anche su Facebook: http://www.facebook.com/ImpronteDiChinaEGraffiDiGesso.Per il microfinanziamento dell'opera: https://paypal.me/arz62
giovedì 30 giugno 2016
sabato 25 giugno 2016
L'esame di cittadinanza per votare? Tra i politici del nostro Parlamento chi lo passerebbe?
L'idea che chi non è informato ( un
secolo fa si sarebbe detto analfabeta, più recentemente analfabeta
di ritorno e ora , nell'epoca dell'istruzione di massa “debole”,
analfabeta funzionale) non debba votare non è nuova.
Bisognerebbe riflettere, però, sulla
“ics” che è prevista nelle schede elettorali e refendarie:sono
il frutto di una lotta lunga, dolorosa e, diciamolo chiaramente,
perfettamente democratica.
Per rimanere nell'ambito locale che mi
riguarda, il giorno prima delle elezioni apparivano sui giornali
della Curia e sui santini elettorali delle belle schede precompilate
in modo che l'elettore analfabeta non si trovasse in eccessivo
imbarazzo. Sì, qualche malumore c'era, ma a nessuno sarebbe venuto
in mente di accusare l'ingenuo: l'indice, al massimo, indicava il
furbetto che approfittava della dabbenaggine di quest'ultimo.
Mi spiace che anche da sinistra venga
la proposta indecente di tagliar fuori l'elettorato più facilmente
manipolabile dal populista di turno, ora incarnato dal Salvini
rupante e dal Grillo vaffunchilizzante.
La Sinistra con la esse maiuscola si
batterebbe per una migliore informazione, per una scuola che
riuscisse davvero a insegnare l'ABC della Democrazia, per
un'incisività maggiore dei partiti e dei sindacati per indirizzare
con la forza delle idee e non delle suggestioni gli elettori che non
sanno che pesci prendere.
E' un segno dei tempi e del pensiero
debole che vi sia la tendenza a punire l'elettore “ignorante” che
spesso, tra l'altro, non è tale, ma è solo divergente rispetto ad
una posizione che si pensa soggettivamente più ragionevole.
C'è un ma, però: il ruolo dei mass
media nella formazione dell'opinione pubblica e della loro oggettiva
debolezza per mancanza di indipendenza nel panorama italiano.
Ma anche in merito a questo, si
dovrebbe puntare a maggiore pluralismo, a maggiore democrazia.
Insomma, in termini generali, la democrazia dovrebbe rendere
all'allargamento e non alla restrizione dei diritti e delle opinioni
( anche quelle che non piacciono) , mentre oggi alcuni diritti ( e molte opinioni) risultano troppo frequentemente fastidiosi, in particolare in nome di
chi invoca mani libere nel nome della governabilità e dell'indirizzo
verticistico della realtà politica italiana. Ma gli Inferi precedono
i Superi e per riveder le stelle si deve partire necessariamente ( e umilmente) dal
basso.
arz
martedì 21 giugno 2016
Qui non si fa la Storia: si fa lo "Storytelling"!
Be', sappiate che non ho ancora
approfondito il significato dello “storytelling” ( renziano) che
va tanto di moda. Dovrei, ma il tema non mi appassiona.
Certo è che l'espressione“raccontare delle storie”
si presta a interpretazioni maliziose: la storia può andare con la
esse maiuscola ( ”E' ora di fare la Storia!”) o con la esse
minuscola ( “La storia non mi convince!”) sino ad assumere il
significato di “balle, fandonie, fòle” ( “Poche storie! Fa' i
compiti, perdinci!”).
Insomma, con la parola “storia” (
che , porca l'oca!, io scrivo regolarmente “stroia” alla
tastiera! E Savinio mi assista!) bisogna andarci piano.
Metto insieme dei pezzi dello
storytelling del nostro Matteuccio.
Fase 1 ( sive “fase titanica”,
prima delle elezioni locali: l'eroe si rende conto del compito affidatogli e affronta la ricerca del Sacro Graal).
"Il voto vero non è quello locale, che
poco mi cale, ma quello sulle modifiche costituzionali! Se cadrà la
modifica alla Costituzione, me ne vò! Procomberò sol io!"
Fase 2( sive “fase empirista”, in
prossimità delle votazioni locali : l'eroe si accorge che per raggiungere il Sacro Graal bisogna oltrepassare una palude).
"Vedo che c'è un voto di
protesta. Sono quelli che non si rendono conto delle cose grandissime
che ho fatto, ma il voto è locale e se ci sarà una sconfitta, non
cambio idea. Sarà colpa dei sindaci cattivi come Marino e comunque
se non passa la modifica alla Costituzione, forse me ne andrò".
Fase 3 ( sive “fase capponesca”: l'eroe cade nella palude e si inzacchera di cacca come Andreuccio da Perugia. Maledice la Cattiva Sorte, ma il suo animo è puro, immacolato e pronto alla Redenzione).
"Non è un voto di protesta, ma noi amiamo il nuovo e non il nuovismo.
Vogliamo il cambiamento, compreso quella della Costituzione. Ma ,
attenti!, non si tratta di un referendum contro di me. Se perderò la
sfida sul Referendum, mica me ne vado, eh!"
Sono stato troppo didascalico,
d'accordo, ma non vi sembra che lo “storytelling” non sia il
solito e vecchissimo opportunismo politico, il lutulento e
stucchevole scivolare delle idee a seconda del cambiamento del meteo? ;-)
arz
martedì 7 giugno 2016
Il dilemma del Buonista
Il
dilemma del Buonista
Com'è che,
se non salto
gioioso
sulla tomba del
Leghista
ed, en
passant,
tesso le lodi e il
culto
del “Parce sepulto”,
non appare d'improvviso
qualcuno
a brutto muso
ad apostrofarmi
come vil “Buonista”?
Se lo faccio
per il disperato
e il disgraziato
forse l'appellativo è
meritato,
mentre, se risparmio
dai miei lazzi
post mortem
l'uomo che in vita
esaltava la pistola,
dei Rom il rogo,
l'”Uno di meno!”
e Dio Po per tutti,
son uomo di rispetto,
un esser pio,
che ne so? ...un
semidio?
arz
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