Si prende spunto da un episodio del
passato, uno dei tanti. L'episodio è stato rispolverato da un
politico del centrodestra.
Si nutrono seri dubbi che la vicenda
sia andata come viene descritta. Vi sono anche delle incertezze
sull'età della giovane. Innanzi tutto, ed è l'aspetto più grave,
si appiccica alla vicenda una fotografia a forte impatto emotivo,
quando esistono foto reperibili di lei, ma di certo meno suggestive.
Peccato, per i novelli adepti della
controstoria contro tutti, che quella foto NON rappresenti la giovane
fascista.
Ed ecco, attraverso questo mezzuccio
persuasivo, montare l'indignazione della Rete con le proposte
bislacche di annientare coloro che hanno ritenuto poco opportuna la
celebrazione di un episodio così controverso.
La risposta di chi scopre che la foto
non c'entra nulla con la giovane in questione è : “La foto è falsa, ma i fatti sono veri”.
Non è così, almeno in questo caso. Le
zone d'ombra prevalgono. Sappiamo benissimo che la guerra tira fuori
il peggio degli uomini e anche i Partigiani, e la vera Storia lo dice
e senza reticenze, si sono macchiati di numerosi delitti. Sono le
storie degli uomini, dei piccoli uomini che albergano equamente in
ogni gruppo umano, non del movimento partigiano.
Sta di fatto che la nostra Repubblica è
nata e si basa sull'antifascismo, alla faccia di chi ancora non si
rassegna.
E chi si presenta con una foto fuori contesto e, com'è molto probabile, il busto di Mussolini in salotto, in
questo caso, non ha voce in capitolo, perché lo “storytelling”
piace molto a Renzi, ma anche a chi, pur di fomentare il malcontento
e i mal di pancia, ricorre ai mezzi (spuntati, finché ci saranno gli
anticorpi) della falsificazione e della manipolazione dei poveri
polli.
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