"È cosa ben triste, per quanti passano per questa grande città o viaggiano per il nostro Paese, vedere le strade, sia in città, sia fuori, e le porte delle capanne, affollate da frotte di idioti, convinti della loro superiorità nei confronti del resto dell'umanità; non si tratta di ingegneri nucleari, chirurghi specializzati, ricercatori meritevoli del Premio Nobel o qualsivoglia persona di valore che porta lustro a un Paese e alla Nazione. No: si tratta di gente semplice, spesso poco avvezza all'uso della scrittura, che vive quel che si suole dire una vita ordinaria, non per forza disonorevole, ma, comunque, simile a quella di gran parte dei suoi simili.
Eppure, il lettore ne sia certo, se li interrogherete sul loro valore, essi gonfieranno il petto e vi diranno, pieni di orgoglio e di passione patriottica, di essere “Italiani”. Orbene, se c'è qualcosa di buono nel Nazionalismo è far sì che ogni cittadino, per essere degno di partecipare alle Glorie del proprio Paese, si renda migliore o attraverso gli Studi o nel campo della propria attività lavorativa. Non mi si accusi di snobismo: non vi è obbligo di eccellere solo nel campo delle Arti intellettuali, ma si può mostrare la propria valentia anche nelle Arti maggiori e Minori, nell'industria e nell'artigianato, purché il vil meccanico e l'artigiano emerga dalla mediocrità, costituisca un esempio per i suoi colleghi o sottoposti e dimostri, insomma, di portare un contributo concreto alla Nazione e al Mondo attraverso l'esercizio delle proprie Opere e del proprio Lavoro.
Sta di fatto che gli idioti di tal fatta, pur essendo esempi viventi e preclari della mediocrità , dell'analfabetismo di andata, di ritorno e funzionale, come si suole dire oggi (i loro scritti sono infarciti di errori grossolani, il loro pensiero ridotto a poche parole ripetute ossessivamente, il loro ragionamento zoppo e non lineare) e, quel che più colpisce nei fanatici dell' ”italianità”, del tutto incapaci di usare in modo proficuo e convincente l'idioma di Dante, nella loro totalità, si dichiarano fieri emuli dei grandi che nel passato resero l'Italia famosa nell'Orbe terracqueo.
Purtroppo, costoro, avendo una cognizione limitata della Storia del loro paese, non conoscono neppure i padri fondatori della Patria, figure sbiadite e confuse di antichi ricordi scolastici, né hanno contezza, se non elementare, delle opere dei grandi Letterati della nostra tradizione né di quelle degli Artisti che si distinsero nella Pittura, nella Scultura e nella Musica e che resero il nostro Paese, pur nelle traversie politiche che lo caratterizzarono, Faro della Cultura nell'Europa e nel Mondo.
Parafrasando il pensiero del filosofo Schopenhauer (di cui è bello, però, tacere il parere sulle donne e sulle popolazioni nere), il Nazionalismo è la coperta dove si nascondono le persone piccine, poiché, se esse fossero realmente di valore, avrebbero a schifo il Mondo e i loro simili, consapevoli della propria superiorità intellettuale e morale.
Purtroppo, come si può ben evincere dagli ultimi episodi di cronaca, nell'idiota contemporaneo convivono la bassezza morale e allo stesso tempo un’illimitata stima di sé.
E qual esempio di più stupida protervia se non quello mostrato da coloro che affermano la loro superiorità morale e intellettuale, disprezzando chi o per il Caso o per la Natura ha avuto in sorte di non godere a pieno di un bene che molti hanno avuto senza alcun merito?
Se chi scrive è costretto a ricorrere alla cronaca spicciola, non se ne abbia a male il lettore di questo scritto, poiché per corroborare la tesi e per rendere chiara la proposta finale è necessario inoltrarsi nel terreno sdrucciolevole della realtà quotidiana con cui anche il Filosofo teoretico deve di tanto in tanto sporcarsi le mani.
In un paese del Milanese che non si nominerà e che si indicherà con gli asterischi ***, in un parcheggio, un tale è stato multato dalle Pubbliche Autorità per aver occupato lo spazio riservato a coloro che hanno delle difficoltà fisiche. Sono episodi che tutti conosciamo poiché l'Uomo spesso diventa uomo con la minuscola e più frequentemente simia o babbuino. A fronte di un episodio di inciviltà ci si vergogna, si torna a casa e si nasconde la macchia di un simile comportamento ai familiari. Nelle Terre del Nuovo Mondo ci si mette un sacchetto di cartone in testa, in modo che il nostro prossimo non possa leggere nel nostro volto il segno della colpa e della vergogna, e nel Cipango qualcuno arriva alla soluzione estrema del taglio della pancia chiamato colà seppuku perché la vista degli intestini del reo e il sangue versato copioso lavi l'onta di un comportamento sì disonorevole.
Purtroppo, nel caso specifico, il reo (confesso, da leggersi paretimologicamente “nello stesso tempo fesso”) ha pensato bene di vendicarsi con chi ha reso palese la sua colpa, denunciando coram populo la sua idiozia.
Ci si scusa di dover riportare le sue parole confuse e mal espresse, ma dovere del Filosofo e dello Storico del Costume che indossa talvolta le vesti di Notaio dei Tempi è riportare fedelmente ciò che accade, in modo che il Lettore possa farsene un giudizio proprio, dopo averlo confrontato con quello che vien proposto dall'Autore, ponderando sulla bilancia della Giustizia quanto pesi il torto e la ragione.
Ecco al Lettore il testo vergato da quell'uomo e affisso, a spregio di ogni regola di sicurezza, sull'armadietto di una lancia per estinguere gli incendi:
"A te handiccappato (sic) che ieri hai chiamato i vigili per non fare due metri in più vorrei dirti questo: a me 60 euro non cambiano nulla, ma tu rimani sempre un povero handiccappato (sic)... Sono contento che ti sia capitata questa disgrazia!!!".
Da tale testo si deducono le seguenti caratteristiche dell'idiota contemporaneo (si sarà schematici, per amor di chiarezza):
1- L'idiota manca completamente di empatia nei confronti delle vittime della propria aggressività. Essendo rimasto a un livello di percezione della realtà infantile (v. punto 4), l'idiota non riesce a cogliere il dolore dell'altro. Aduso a tirare la coda al gatto da piccino senza immaginare il dolore dell'animale, da adulto si diverte a tormentare il prossimo, purché ovviamente quest'ultimo non possa reagire (v. punto 9).
2. L'idiota ha un solo centro del mondo: il suo ombelico. L'esperienza altrui non conta nulla: egli non la vive ergo non esiste.
3. L'idiota è, spesso, ma non sempre, un analfabeta. In senso stretto, sa leggere e sa scrivere, ma frequentemente non correttamente. Chi glielo fa notare è uno sporco intellettuale che lo guarda dall'alto verso il basso. Più che l'analfabetismo funzionale, in qualche modo emendabile, preoccupa l'analfabetismo dei comportamenti, la sgrammaticatura degli atti (v. punto 6) e qui più che la Grammatica varrebbe, se ne avesse possa, l'Educazione Civica, disciplina negletta nei programmi scolastici per la particolarità di sanzionare colla riprovazione morale quel che vien oggi inneggiato come comportamento naturale, espressivo e, aggettivo particolarmente insidioso nelle odierne temperie, “sincero” .
4. L'idiota è un bambino cresciuto. Si sente invulnerabile (“Credi di avermi fatto del male facendomi pagare la multa?”) ed è vendicativo (“Sono ben contento della tua disgrazia”).
5. L'idiota misura il mondo solo attraverso il denaro. Quando si rivolge al portatore di handicap con “povero handiccappato (sic)” lancia due offese in una. E, forse, la peggiore è “povero”.
6. L'idiota disprezza le regole: l'idiota è colui che non capisce che i suoi atteggiamenti sono inappropriati e si meraviglia che gli altri glielo facciano notare. Negando ogni principio di autorità, anche se il suo interlocutore si appiglia alle Leggi e ai Regolamenti vigenti, l'idiota non muterà il suo comportamento. È nel giusto perché è nel giusto come una rosa è una rosa...Solo quando gli si notifica una denuncia si preoccupa: non per la denuncia in sé o perché si sia pentito, ma per il denaro che dovrà spendere per l'avvocato (v. punto 5).
7. L'idiota odia un linguaggio rispettoso nei confronti degli altri: chiama “handicappato”, utilizzandolo come un'offesa, il diversamente abile, “frocio” l'omosessuale, e“mongolo” il bambino con la sindrome di Down. Se qualcuno gli farà notare l'indelicatezza, l'idiota dirà che è la stessa cosa e che cambiare nome non cambia la sostanza. Però, quando gli darete dell'idiota, si offenderà. E molto.
8. L'idiota pensa di essere virile. Lo sfoggio di aggressività, l'utilizzo di un linguaggio volgare e il ricorso frequente a minacce di aggressione fisica, il culto delle armi e dell'esercito come istituzione dove dar sfogo al proprio istinto aggressivo sono caratteristiche frequenti e, direi, distintive, dell'idiota contemporaneo. Spiegargli che l'uomo si distingue dall'animale perché pensa e limita le proprie pulsioni sessuali e aggressive è inutile: in primis, perché non è consapevole che la forza è l’ultima “spes” dell’umanità per raddrizzare il legno storto che è l’uomo e che, quando si pensa di utilizzarla, il miglior modo è quella di rivolgerla verso se stessi, in secondo luogo, perché non capisce quello che avete detto, in terzo luogo, perché avergli mosso qualche critica attraverso la vostra osservazione vi colloca , nel migliore dei casi, tra le mammolette buoniste, pur avendoli invitati esplicitamente al suicidio, altrimenti, nella categoria più temuta: quella dei pericolosi intellettuali sovversivi.
9.L'idiota ama l'anonimato ed è generalmente un vigliacco. Sembrerebbe in contraddizione con il punto 8. Non è così. Si è fintamente virili solo quando la vittima della loro aggressività non può rispondere o perché è più debole, priva di aiuto dalla Forza Pubblica che talvolta è timorosa a fronte della diffusione di tale sfoggio di idiozia, o perché è isolata o, semplicemente, perché l'aggressore si nasconde dietro alla protezione del gruppo o all'anonimato, frequentemente favorito dalle numerose diavolerie tecnologiche dei tempi nostri.
Gentile Lettore, si potrebbe continuare a lungo, ma non c'è intenzione di tediarti oltre. L'Autore sa che qualche parte del suo intervento ti avrà irritato perché quest'ultimo non parla solo degli idioti, ma anche di noi stessi. E l’autore ne è consapevole.
Noi uomini, tutti e senza eccezione, siamo soggetti a momenti di idiozia: quanto infantilismo nelle nostre parole, quanto egocentrismo, quanto disprezzo delle regole, quanta vigliaccheria nei nostri atti!
Per non parlare del fascino da Sirena del Denaro che ci ammalia con la sua voce incantevole e pestifera e che diventa metro di ogni nostro agire e giudicare! Quante volte siamo stati offensivi! Quanto spesso abbiamo sottovalutato la sofferenza altrui!
Il signore di ***, però, sembra riassumere quasi tutte le caratteristiche dell'idiota. Si può definire il Prototipo dell'idiota, la quintessenza dell'inciviltà e dell'abiezione umana.
Come emendare simili comportamenti? Come riportare a ragionevolezza simili individui che sembrano aver abiurato per sempre alle loro facoltà superiori? Qual è, insomma, la modesta proposta accennata nel titolo di questo scritto?
Partiamo da un assunto: l'idiota è un uomo. Si comporta da scimmia e da babbuino, come si è scritto, ma è sempre un uomo. Per cui la soluzione più semplice e che in genere viene prospettata in simili casi ossia l'eliminazione fisica, non vale. Tale soluzione indubbiamente avrebbe qualche vantaggio: si potrebbero fornire proteine di qualità agli animali carnivori, istituendo grandi parchi naturali dove lasciare inermi gli idioti per essere dati in pasto a ghepardi, leoni e altri grandi felini. Morirebbero, tra l'altro, virilmente, mostrando il loro coraggio e la loro forza. Andrebbero incontro, insomma, ad una “bella morte”, la più desiderabile delle morti. Senza contare l'aiuto offerto al controllo della popolazione: quel che non fa il profilattico o la guerra, lo farebbe la selezione naturale tra coloro che hanno piene facoltà e coloro che ne hanno di ridotte.
Vedete, però, ed il discorso è stato fatto apposta, che si ricadrebbe nella barbarie di vedere in qualcuno che fa parte della nostra specie un essere inferiore, indesiderabile e in quanto tale eliminabile.
Insomma, chi propone l'eliminazione degli idioti dovrebbe essere eliminato con gli stessi, facendo parte, honoris causa, della categoria. Né valgono le altre funeste soluzioni proposte dai portatori più fieri di ideologie morte e sepolte del Novecento (ma ammiratissime da pletore di idioti contemporanei che ne sarebbero state le prime vittime) che prevedevano la deportazione, indi lo sterminio degli esseri inferiori.
Insomma, con gli idioti dobbiamo convivere, nel senso etimologico del termine. Ci piaccia o non ci piaccia.
Possiamo emendarli? Possiamo renderli migliori? Possiamo, perlomeno, neutralizzarli per far sì che non nuocciano? Colui che scrive crede di sì, ma le soluzioni nelle umane cose non sono semplici.
C'è chi crede nel potere salvifico della Scuola. La Scuola dovrebbe potenziare l'Educazione Civica in modo che i Cittadini conoscano a menadito le Regole del Vivere civile. Purtroppo, è esperienza quotidiana di chi vive nel mondo della scuola che l'enunciazione dei principi di convivenza civile non corrisponde automaticamente a un miglioramento della stessa. E c’è chi propone la cosiddetta “cittadinanza attiva”, insomma non parole, ma fatti. Purtroppo, nelle aule scolastiche si assiste a patetiche pacificazioni imposte da solerti maestre tra bimbi fieramente razzisti per tradizione familiare e bimbi di colore (che spesso rivolgono a coloro che condividono cromie simili alla loro epiteti altrettanto odiosi dei loro compagnetti depigmentati).
Sappiate, per esperienza, che le offese continueranno non appena fuori dalla vista delle educatrici e che l’unico collante tra vittime e carnefici sarà il giudizio negativo rivolto alla dabbenaggine delle velleitarie raddrizzatrici di zampe canine e spremitrici di sangue da rape esangui.
Se dunque né la legge, né la vergogna, né l’istituzione scolastica nulla possono chi o che cosa potrà, dunque, contenere l’esuberanza degli idioti contemporanei?
L’uomo è un essere sociale e si aspetta dal proprio simile accudimento e, nella migliore delle ipotesi, affetto; nel caso dell’idiota, come in quello del bulletto di scuola media, prevalentemente la sua approvazione.
Bruciare il terreno intorno all’idiota è fondamentale.
In primis, la modesta proposta prevede, dunque, di isolare l’idiota: concretamente volgere le spalle all’idiota e non rivolgergli la parola.
Non si chiede di comportarsi così duramente con i propri parenti o amici che talvolta cadono nella trappola dell’idiozia. Anche voi in quanto uomini ci cadrete, involontariamente. Uno scivolone nella banalità e nell’errore, capita a tutti e anche Omero qualche volta schiaccia un pisolino.
Incominciate a eliminare da Facebook le persone che conoscete poco e che pervicacemente insistono nel postarvi notizie tratti da siti fidedegni come potrebbero essere quelli ideati dal Gatto e dalla Volpe (un elenco, ahinoi, incompleto, è reperibile qui:http://www.bufale.net/…/the-black-list-la-lista-nera-del-w…/).
L’importante è non diffondere il loro messaggio degradato (in particolare, nell’ambito telematico dove il riverbero della voce e spesso dell’immagine dell’idiota gode dell’effetto dello specchio di barberia ossia la diffusione all’infinito che simula un aspetto di profondità illusorio del pensiero).
Approfittano di tale Fata Morgana, pur non essendo annoverabili nella categoria, godendo i benefici di ricchezza che i veri idioti neanche si immaginano, personaggi mediatici come Sgarbi, Vacchi e simili.
Poiché non sempre è facile distinguere l’idiota da un essere senziente, data la premessa che anche l’idiota merita di essere annoverato tra gli esseri umani, non è lecito non rispondergli, ma, constatata la ferale condizione di idiozia del nostro interlocutore, è inutile continuare la discussione. Vale in questo caso il noto assunto: “Mai discutere con un idiota, ti trascina al suo livello e ti batte con l’ esperienza “.
Un aspetto che distingue voi da loro è la gentilezza, è cosa nota, ma si ricordi che tale predisposizione che fa di voi degli esseri umani verrà scambiata per debolezza e scarsa virilità. Cercare empatia con un idiota è inutile, poiché l’idiozia ha il suo fascino e ne rimarrete ammaliati, poiché l’idiozia ha molti ammiratori e la gentilezza pochi estimatori.
La modestissima proposta arriva a soluzione un po’ più drastiche: poiché il denaro è un aspetto ineludibile nell’immaginario dell’idiota contemporaneo è necessario colpirlo economicamente. Forme di boicottaggio anche per via telematica sono efficacissime e, se ne avete possibilità, o se avete qualche parente avvocato, adottate la politica della denuncia facile che insista su risarcimenti stratosferici.
Multe, ritiri della patente, sequestri di beni, pignoramenti, e nei casi più gravi la detenzione, nel caso in cui siano coinvolte le Istituzioni, sono fortemente auspicabili.
Se tutti questi strumenti risulteranno ininfluenti agli occhi dell’idiota, bisogna ricorrere a forme di persuasione, poco simpatiche formalmente, ma estremamente efficaci. Tra queste è odiosa, ma efficace l'azione di colpire, ad esempio, le comunità, in particolare quelle piccole ( nelle grandi, l’intervento risulterebbe un po’ annacquato), che annoverino tra i loro membri un idiota.
Un commerciante di *** caccia dal proprio negozio un uomo di colore con epiteti razzisti?
La soluzione migliore sarà invitare i nostri amici, reali e virtuali, a boicottare (temporaneamente o continuativamente) l’intera comunità in cui vive l'idiota di cui sopra.
Si cade, lo so, nella “generalizzazione” tipica dei discorsi degli idioti: una comunità non dovrebbe rispondere dei comportamenti dei propri membri quando si macchiano di peccati di idiozia, ma la colpa principale di una comunità ingenua, e l’Italia non ne è esente, è anche quella di tollerare la presenza di un idiota di tal fatta al suo interno senza proferire verbo.
L’ultima mia proposta sono i 15 minuti di gogna mediatica (che, solo illusoriamente, richiamano i due minuti di odio di “1984”).
È abominevole, è vero, moralmente, ma molto efficace ed equivale, rovesciata, ai 15 minuti di celebrità ventilati da Andy Warhol.
Ogniqualvolta l’idiota si esprima con gli atti o con le parole in modo improprio, scovato dalla Pubblica Autorità o dalla comunità dei cittadini, sia esposto sulla pubblica piazza o su quella mediatica alla pubblica riprovazione: pioveranno parolacce, offese, minacce di morte et similia.
L’unico rischio è costituito da un altro idiota in Rete che, tra l’incudine e il martello tra l’atto locutorio e perlocutorio, combini qualche serio guaio passando dall’enunciato ai fatti, attentando all’incolumità del colpevole (ed è il motivo per cui la Polizia, ad esempio, nel caso specifico del posteggiatore abusivo ha deciso di non rivelarne il nome).
L'Autore della modesta proposta, però, confida sulla scarsa memoria di chi accede ai nuovi media (meno, in realtà, sull’oblio delle grandi società che controllano tutto ciò che circola in Rete).
Nel giro di pochi giorni tutto sarà finito: l’idiota con nome e cognome, esposto al pubblico ludibrio, sbertucciato dagli amici, schifato dai cari, evitato qual peste bubbonica dai colleghi di lavoro, per una decina di giorni, nascosto il suo volto con una sciarpa in piena estate, se ne andrà piangente per le vie della piccola città in cui vive, privo dell’appoggio dei sodali dell’idiozia, timorosi che prima o poi la catastrofe possa ricadere su di loro, o più probabilmente, chiuso nel claustro della propria cameretta, proferirà la frase che tutti noi ci aspetteremmo a fronte di un’azione mal riuscita: “Che idiota sono stato!”.
Arz62
Eppure, il lettore ne sia certo, se li interrogherete sul loro valore, essi gonfieranno il petto e vi diranno, pieni di orgoglio e di passione patriottica, di essere “Italiani”. Orbene, se c'è qualcosa di buono nel Nazionalismo è far sì che ogni cittadino, per essere degno di partecipare alle Glorie del proprio Paese, si renda migliore o attraverso gli Studi o nel campo della propria attività lavorativa. Non mi si accusi di snobismo: non vi è obbligo di eccellere solo nel campo delle Arti intellettuali, ma si può mostrare la propria valentia anche nelle Arti maggiori e Minori, nell'industria e nell'artigianato, purché il vil meccanico e l'artigiano emerga dalla mediocrità, costituisca un esempio per i suoi colleghi o sottoposti e dimostri, insomma, di portare un contributo concreto alla Nazione e al Mondo attraverso l'esercizio delle proprie Opere e del proprio Lavoro.
Sta di fatto che gli idioti di tal fatta, pur essendo esempi viventi e preclari della mediocrità , dell'analfabetismo di andata, di ritorno e funzionale, come si suole dire oggi (i loro scritti sono infarciti di errori grossolani, il loro pensiero ridotto a poche parole ripetute ossessivamente, il loro ragionamento zoppo e non lineare) e, quel che più colpisce nei fanatici dell' ”italianità”, del tutto incapaci di usare in modo proficuo e convincente l'idioma di Dante, nella loro totalità, si dichiarano fieri emuli dei grandi che nel passato resero l'Italia famosa nell'Orbe terracqueo.
Purtroppo, costoro, avendo una cognizione limitata della Storia del loro paese, non conoscono neppure i padri fondatori della Patria, figure sbiadite e confuse di antichi ricordi scolastici, né hanno contezza, se non elementare, delle opere dei grandi Letterati della nostra tradizione né di quelle degli Artisti che si distinsero nella Pittura, nella Scultura e nella Musica e che resero il nostro Paese, pur nelle traversie politiche che lo caratterizzarono, Faro della Cultura nell'Europa e nel Mondo.
Parafrasando il pensiero del filosofo Schopenhauer (di cui è bello, però, tacere il parere sulle donne e sulle popolazioni nere), il Nazionalismo è la coperta dove si nascondono le persone piccine, poiché, se esse fossero realmente di valore, avrebbero a schifo il Mondo e i loro simili, consapevoli della propria superiorità intellettuale e morale.
Purtroppo, come si può ben evincere dagli ultimi episodi di cronaca, nell'idiota contemporaneo convivono la bassezza morale e allo stesso tempo un’illimitata stima di sé.
E qual esempio di più stupida protervia se non quello mostrato da coloro che affermano la loro superiorità morale e intellettuale, disprezzando chi o per il Caso o per la Natura ha avuto in sorte di non godere a pieno di un bene che molti hanno avuto senza alcun merito?
Se chi scrive è costretto a ricorrere alla cronaca spicciola, non se ne abbia a male il lettore di questo scritto, poiché per corroborare la tesi e per rendere chiara la proposta finale è necessario inoltrarsi nel terreno sdrucciolevole della realtà quotidiana con cui anche il Filosofo teoretico deve di tanto in tanto sporcarsi le mani.
In un paese del Milanese che non si nominerà e che si indicherà con gli asterischi ***, in un parcheggio, un tale è stato multato dalle Pubbliche Autorità per aver occupato lo spazio riservato a coloro che hanno delle difficoltà fisiche. Sono episodi che tutti conosciamo poiché l'Uomo spesso diventa uomo con la minuscola e più frequentemente simia o babbuino. A fronte di un episodio di inciviltà ci si vergogna, si torna a casa e si nasconde la macchia di un simile comportamento ai familiari. Nelle Terre del Nuovo Mondo ci si mette un sacchetto di cartone in testa, in modo che il nostro prossimo non possa leggere nel nostro volto il segno della colpa e della vergogna, e nel Cipango qualcuno arriva alla soluzione estrema del taglio della pancia chiamato colà seppuku perché la vista degli intestini del reo e il sangue versato copioso lavi l'onta di un comportamento sì disonorevole.
Purtroppo, nel caso specifico, il reo (confesso, da leggersi paretimologicamente “nello stesso tempo fesso”) ha pensato bene di vendicarsi con chi ha reso palese la sua colpa, denunciando coram populo la sua idiozia.
Ci si scusa di dover riportare le sue parole confuse e mal espresse, ma dovere del Filosofo e dello Storico del Costume che indossa talvolta le vesti di Notaio dei Tempi è riportare fedelmente ciò che accade, in modo che il Lettore possa farsene un giudizio proprio, dopo averlo confrontato con quello che vien proposto dall'Autore, ponderando sulla bilancia della Giustizia quanto pesi il torto e la ragione.
Ecco al Lettore il testo vergato da quell'uomo e affisso, a spregio di ogni regola di sicurezza, sull'armadietto di una lancia per estinguere gli incendi:
"A te handiccappato (sic) che ieri hai chiamato i vigili per non fare due metri in più vorrei dirti questo: a me 60 euro non cambiano nulla, ma tu rimani sempre un povero handiccappato (sic)... Sono contento che ti sia capitata questa disgrazia!!!".
Da tale testo si deducono le seguenti caratteristiche dell'idiota contemporaneo (si sarà schematici, per amor di chiarezza):
1- L'idiota manca completamente di empatia nei confronti delle vittime della propria aggressività. Essendo rimasto a un livello di percezione della realtà infantile (v. punto 4), l'idiota non riesce a cogliere il dolore dell'altro. Aduso a tirare la coda al gatto da piccino senza immaginare il dolore dell'animale, da adulto si diverte a tormentare il prossimo, purché ovviamente quest'ultimo non possa reagire (v. punto 9).
2. L'idiota ha un solo centro del mondo: il suo ombelico. L'esperienza altrui non conta nulla: egli non la vive ergo non esiste.
3. L'idiota è, spesso, ma non sempre, un analfabeta. In senso stretto, sa leggere e sa scrivere, ma frequentemente non correttamente. Chi glielo fa notare è uno sporco intellettuale che lo guarda dall'alto verso il basso. Più che l'analfabetismo funzionale, in qualche modo emendabile, preoccupa l'analfabetismo dei comportamenti, la sgrammaticatura degli atti (v. punto 6) e qui più che la Grammatica varrebbe, se ne avesse possa, l'Educazione Civica, disciplina negletta nei programmi scolastici per la particolarità di sanzionare colla riprovazione morale quel che vien oggi inneggiato come comportamento naturale, espressivo e, aggettivo particolarmente insidioso nelle odierne temperie, “sincero” .
4. L'idiota è un bambino cresciuto. Si sente invulnerabile (“Credi di avermi fatto del male facendomi pagare la multa?”) ed è vendicativo (“Sono ben contento della tua disgrazia”).
5. L'idiota misura il mondo solo attraverso il denaro. Quando si rivolge al portatore di handicap con “povero handiccappato (sic)” lancia due offese in una. E, forse, la peggiore è “povero”.
6. L'idiota disprezza le regole: l'idiota è colui che non capisce che i suoi atteggiamenti sono inappropriati e si meraviglia che gli altri glielo facciano notare. Negando ogni principio di autorità, anche se il suo interlocutore si appiglia alle Leggi e ai Regolamenti vigenti, l'idiota non muterà il suo comportamento. È nel giusto perché è nel giusto come una rosa è una rosa...Solo quando gli si notifica una denuncia si preoccupa: non per la denuncia in sé o perché si sia pentito, ma per il denaro che dovrà spendere per l'avvocato (v. punto 5).
7. L'idiota odia un linguaggio rispettoso nei confronti degli altri: chiama “handicappato”, utilizzandolo come un'offesa, il diversamente abile, “frocio” l'omosessuale, e“mongolo” il bambino con la sindrome di Down. Se qualcuno gli farà notare l'indelicatezza, l'idiota dirà che è la stessa cosa e che cambiare nome non cambia la sostanza. Però, quando gli darete dell'idiota, si offenderà. E molto.
8. L'idiota pensa di essere virile. Lo sfoggio di aggressività, l'utilizzo di un linguaggio volgare e il ricorso frequente a minacce di aggressione fisica, il culto delle armi e dell'esercito come istituzione dove dar sfogo al proprio istinto aggressivo sono caratteristiche frequenti e, direi, distintive, dell'idiota contemporaneo. Spiegargli che l'uomo si distingue dall'animale perché pensa e limita le proprie pulsioni sessuali e aggressive è inutile: in primis, perché non è consapevole che la forza è l’ultima “spes” dell’umanità per raddrizzare il legno storto che è l’uomo e che, quando si pensa di utilizzarla, il miglior modo è quella di rivolgerla verso se stessi, in secondo luogo, perché non capisce quello che avete detto, in terzo luogo, perché avergli mosso qualche critica attraverso la vostra osservazione vi colloca , nel migliore dei casi, tra le mammolette buoniste, pur avendoli invitati esplicitamente al suicidio, altrimenti, nella categoria più temuta: quella dei pericolosi intellettuali sovversivi.
9.L'idiota ama l'anonimato ed è generalmente un vigliacco. Sembrerebbe in contraddizione con il punto 8. Non è così. Si è fintamente virili solo quando la vittima della loro aggressività non può rispondere o perché è più debole, priva di aiuto dalla Forza Pubblica che talvolta è timorosa a fronte della diffusione di tale sfoggio di idiozia, o perché è isolata o, semplicemente, perché l'aggressore si nasconde dietro alla protezione del gruppo o all'anonimato, frequentemente favorito dalle numerose diavolerie tecnologiche dei tempi nostri.
Gentile Lettore, si potrebbe continuare a lungo, ma non c'è intenzione di tediarti oltre. L'Autore sa che qualche parte del suo intervento ti avrà irritato perché quest'ultimo non parla solo degli idioti, ma anche di noi stessi. E l’autore ne è consapevole.
Noi uomini, tutti e senza eccezione, siamo soggetti a momenti di idiozia: quanto infantilismo nelle nostre parole, quanto egocentrismo, quanto disprezzo delle regole, quanta vigliaccheria nei nostri atti!
Per non parlare del fascino da Sirena del Denaro che ci ammalia con la sua voce incantevole e pestifera e che diventa metro di ogni nostro agire e giudicare! Quante volte siamo stati offensivi! Quanto spesso abbiamo sottovalutato la sofferenza altrui!
Il signore di ***, però, sembra riassumere quasi tutte le caratteristiche dell'idiota. Si può definire il Prototipo dell'idiota, la quintessenza dell'inciviltà e dell'abiezione umana.
Come emendare simili comportamenti? Come riportare a ragionevolezza simili individui che sembrano aver abiurato per sempre alle loro facoltà superiori? Qual è, insomma, la modesta proposta accennata nel titolo di questo scritto?
Partiamo da un assunto: l'idiota è un uomo. Si comporta da scimmia e da babbuino, come si è scritto, ma è sempre un uomo. Per cui la soluzione più semplice e che in genere viene prospettata in simili casi ossia l'eliminazione fisica, non vale. Tale soluzione indubbiamente avrebbe qualche vantaggio: si potrebbero fornire proteine di qualità agli animali carnivori, istituendo grandi parchi naturali dove lasciare inermi gli idioti per essere dati in pasto a ghepardi, leoni e altri grandi felini. Morirebbero, tra l'altro, virilmente, mostrando il loro coraggio e la loro forza. Andrebbero incontro, insomma, ad una “bella morte”, la più desiderabile delle morti. Senza contare l'aiuto offerto al controllo della popolazione: quel che non fa il profilattico o la guerra, lo farebbe la selezione naturale tra coloro che hanno piene facoltà e coloro che ne hanno di ridotte.
Vedete, però, ed il discorso è stato fatto apposta, che si ricadrebbe nella barbarie di vedere in qualcuno che fa parte della nostra specie un essere inferiore, indesiderabile e in quanto tale eliminabile.
Insomma, chi propone l'eliminazione degli idioti dovrebbe essere eliminato con gli stessi, facendo parte, honoris causa, della categoria. Né valgono le altre funeste soluzioni proposte dai portatori più fieri di ideologie morte e sepolte del Novecento (ma ammiratissime da pletore di idioti contemporanei che ne sarebbero state le prime vittime) che prevedevano la deportazione, indi lo sterminio degli esseri inferiori.
Insomma, con gli idioti dobbiamo convivere, nel senso etimologico del termine. Ci piaccia o non ci piaccia.
Possiamo emendarli? Possiamo renderli migliori? Possiamo, perlomeno, neutralizzarli per far sì che non nuocciano? Colui che scrive crede di sì, ma le soluzioni nelle umane cose non sono semplici.
C'è chi crede nel potere salvifico della Scuola. La Scuola dovrebbe potenziare l'Educazione Civica in modo che i Cittadini conoscano a menadito le Regole del Vivere civile. Purtroppo, è esperienza quotidiana di chi vive nel mondo della scuola che l'enunciazione dei principi di convivenza civile non corrisponde automaticamente a un miglioramento della stessa. E c’è chi propone la cosiddetta “cittadinanza attiva”, insomma non parole, ma fatti. Purtroppo, nelle aule scolastiche si assiste a patetiche pacificazioni imposte da solerti maestre tra bimbi fieramente razzisti per tradizione familiare e bimbi di colore (che spesso rivolgono a coloro che condividono cromie simili alla loro epiteti altrettanto odiosi dei loro compagnetti depigmentati).
Sappiate, per esperienza, che le offese continueranno non appena fuori dalla vista delle educatrici e che l’unico collante tra vittime e carnefici sarà il giudizio negativo rivolto alla dabbenaggine delle velleitarie raddrizzatrici di zampe canine e spremitrici di sangue da rape esangui.
Se dunque né la legge, né la vergogna, né l’istituzione scolastica nulla possono chi o che cosa potrà, dunque, contenere l’esuberanza degli idioti contemporanei?
L’uomo è un essere sociale e si aspetta dal proprio simile accudimento e, nella migliore delle ipotesi, affetto; nel caso dell’idiota, come in quello del bulletto di scuola media, prevalentemente la sua approvazione.
Bruciare il terreno intorno all’idiota è fondamentale.
In primis, la modesta proposta prevede, dunque, di isolare l’idiota: concretamente volgere le spalle all’idiota e non rivolgergli la parola.
Non si chiede di comportarsi così duramente con i propri parenti o amici che talvolta cadono nella trappola dell’idiozia. Anche voi in quanto uomini ci cadrete, involontariamente. Uno scivolone nella banalità e nell’errore, capita a tutti e anche Omero qualche volta schiaccia un pisolino.
Incominciate a eliminare da Facebook le persone che conoscete poco e che pervicacemente insistono nel postarvi notizie tratti da siti fidedegni come potrebbero essere quelli ideati dal Gatto e dalla Volpe (un elenco, ahinoi, incompleto, è reperibile qui:http://www.bufale.net/…/the-black-list-la-lista-nera-del-w…/).
L’importante è non diffondere il loro messaggio degradato (in particolare, nell’ambito telematico dove il riverbero della voce e spesso dell’immagine dell’idiota gode dell’effetto dello specchio di barberia ossia la diffusione all’infinito che simula un aspetto di profondità illusorio del pensiero).
Approfittano di tale Fata Morgana, pur non essendo annoverabili nella categoria, godendo i benefici di ricchezza che i veri idioti neanche si immaginano, personaggi mediatici come Sgarbi, Vacchi e simili.
Poiché non sempre è facile distinguere l’idiota da un essere senziente, data la premessa che anche l’idiota merita di essere annoverato tra gli esseri umani, non è lecito non rispondergli, ma, constatata la ferale condizione di idiozia del nostro interlocutore, è inutile continuare la discussione. Vale in questo caso il noto assunto: “Mai discutere con un idiota, ti trascina al suo livello e ti batte con l’ esperienza “.
Un aspetto che distingue voi da loro è la gentilezza, è cosa nota, ma si ricordi che tale predisposizione che fa di voi degli esseri umani verrà scambiata per debolezza e scarsa virilità. Cercare empatia con un idiota è inutile, poiché l’idiozia ha il suo fascino e ne rimarrete ammaliati, poiché l’idiozia ha molti ammiratori e la gentilezza pochi estimatori.
La modestissima proposta arriva a soluzione un po’ più drastiche: poiché il denaro è un aspetto ineludibile nell’immaginario dell’idiota contemporaneo è necessario colpirlo economicamente. Forme di boicottaggio anche per via telematica sono efficacissime e, se ne avete possibilità, o se avete qualche parente avvocato, adottate la politica della denuncia facile che insista su risarcimenti stratosferici.
Multe, ritiri della patente, sequestri di beni, pignoramenti, e nei casi più gravi la detenzione, nel caso in cui siano coinvolte le Istituzioni, sono fortemente auspicabili.
Se tutti questi strumenti risulteranno ininfluenti agli occhi dell’idiota, bisogna ricorrere a forme di persuasione, poco simpatiche formalmente, ma estremamente efficaci. Tra queste è odiosa, ma efficace l'azione di colpire, ad esempio, le comunità, in particolare quelle piccole ( nelle grandi, l’intervento risulterebbe un po’ annacquato), che annoverino tra i loro membri un idiota.
Un commerciante di *** caccia dal proprio negozio un uomo di colore con epiteti razzisti?
La soluzione migliore sarà invitare i nostri amici, reali e virtuali, a boicottare (temporaneamente o continuativamente) l’intera comunità in cui vive l'idiota di cui sopra.
Si cade, lo so, nella “generalizzazione” tipica dei discorsi degli idioti: una comunità non dovrebbe rispondere dei comportamenti dei propri membri quando si macchiano di peccati di idiozia, ma la colpa principale di una comunità ingenua, e l’Italia non ne è esente, è anche quella di tollerare la presenza di un idiota di tal fatta al suo interno senza proferire verbo.
L’ultima mia proposta sono i 15 minuti di gogna mediatica (che, solo illusoriamente, richiamano i due minuti di odio di “1984”).
È abominevole, è vero, moralmente, ma molto efficace ed equivale, rovesciata, ai 15 minuti di celebrità ventilati da Andy Warhol.
Ogniqualvolta l’idiota si esprima con gli atti o con le parole in modo improprio, scovato dalla Pubblica Autorità o dalla comunità dei cittadini, sia esposto sulla pubblica piazza o su quella mediatica alla pubblica riprovazione: pioveranno parolacce, offese, minacce di morte et similia.
L’unico rischio è costituito da un altro idiota in Rete che, tra l’incudine e il martello tra l’atto locutorio e perlocutorio, combini qualche serio guaio passando dall’enunciato ai fatti, attentando all’incolumità del colpevole (ed è il motivo per cui la Polizia, ad esempio, nel caso specifico del posteggiatore abusivo ha deciso di non rivelarne il nome).
L'Autore della modesta proposta, però, confida sulla scarsa memoria di chi accede ai nuovi media (meno, in realtà, sull’oblio delle grandi società che controllano tutto ciò che circola in Rete).
Nel giro di pochi giorni tutto sarà finito: l’idiota con nome e cognome, esposto al pubblico ludibrio, sbertucciato dagli amici, schifato dai cari, evitato qual peste bubbonica dai colleghi di lavoro, per una decina di giorni, nascosto il suo volto con una sciarpa in piena estate, se ne andrà piangente per le vie della piccola città in cui vive, privo dell’appoggio dei sodali dell’idiozia, timorosi che prima o poi la catastrofe possa ricadere su di loro, o più probabilmente, chiuso nel claustro della propria cameretta, proferirà la frase che tutti noi ci aspetteremmo a fronte di un’azione mal riuscita: “Che idiota sono stato!”.
Arz62
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