sabato 30 gennaio 2016

La vittoria del senso del ridicolo ossia il "De profundis" delle democrazie a suffragio universale.

Si parla spesso di analfabetismo funzionale: sa leggere, sa scrivere, ma non capisce una cippa (riassunto umoristico di una questione ben più complessa, d'accordo).
Lasciamo da parte il sadismo di chi mette alla berlina l'ignoranza altrui, il che non è di per sé una cosa bella. 
E' evidente, comunque, che chi ha ideato e realizzato le interviste-trappola pone in evidenza un problema reale.
Chi esprime un'opinione, e penso che sia un'idea condivisa, dovrebbe avere almeno qualche vago sentore di che cosa si stia discutendo. 
E allora perché gli intervistati si prestano a simili figure da cioccolatai? 
La “vetrinizzazione” di cui parla Codeluppi? Il fatto che apparire in televisione o su Internet è sicuramente meglio che scomparire nella massa indistinta di coloro che voce non hanno? 
Boh, francamente non ho risposte facili. 
Però, queste persone votano e indirizzano la politica di un paese.
Anche se non si fossero fatte intervistare avrebbero fatto danno, sia chiaro. Vederli, però, lì a strologare sul nulla fa una certa impressione. Abbiamo sepolto il senso di colpa e abbiamo perso anche il meno pericoloso senso della vergogna. Ci rimane forse solo il senso del ridicolo? E forse è questo il motivo per cui i comici hanno un così grande successo in politica?
Non è questo un segnale evidente che la democrazia evidenzia ormai crepe che preannunciano qualche pericoloso crollo?

arz62




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