martedì 30 agosto 2016

Webete: per un'ecologia della Rete.



Il neologismo “webete” ( ma sembra che “neo” non sia del tutto) sta spopolando. E' un termine efficace, una bella “parola macedonia” e Mentana, l'onomaturgo, la sta usando in modo acuto per sbugiardare i cosiddetti “avvelenatori di pozzi”.
Mentana ha molto da farsi perdonare e verginello sulla correttezza dell'informazione non è; 
sta di fatto che la battaglia contro l'idiozia di coloro che diffondono le tossine delle informazioni farlocche va combattuta ed è sacrosanta.
Mentana, però, se la prende più coi singoli, coloro che si bevono qualsiasi informazione sul Web, meno con i siti acchiappaclick, molti dei quali diffondono idee razziste e populiste, che non sono altro che grandi collettori di pubblicità: parlano alla pancia del Paese per riempire la propria, tanto per essere chiari.
La censura non piace a nessuno e spesso non è facile districarsi tra siti politici, satirici che veicolano contenuti discutibili, ma pur sempre leciti; testate come “Imola Oggi”, “Piove governo ladro” , “Catena umana”e compagnia bella , però, sono note a tutti ( anche alla polizia postale) come veicolatrici di bufale a tonnellate. Eppur non si interviene, anche se gli estremi per la denuncia sono facilmente reperibili nel nostro codice civile e penale.
Insomma, il Webete è il proprietario ed è responsabile del proprio pozzo, ma la fonte o la falda freatica da cui spesso attinge andrebbe presidiata meglio. O no?

arz62

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