Il neologismo “webete” ( ma sembra
che “neo” non sia del tutto) sta spopolando. E' un termine
efficace, una bella “parola macedonia” e Mentana, l'onomaturgo,
la sta usando in modo acuto per sbugiardare i cosiddetti
“avvelenatori di pozzi”.
Mentana ha molto da farsi perdonare e
verginello sulla correttezza dell'informazione non è;
sta di fatto che la battaglia contro
l'idiozia di coloro che diffondono le tossine delle informazioni
farlocche va combattuta ed è sacrosanta.
Mentana, però, se la prende più coi
singoli, coloro che si bevono qualsiasi informazione sul Web, meno
con i siti acchiappaclick, molti dei quali diffondono idee razziste e
populiste, che non sono altro che grandi collettori di pubblicità:
parlano alla pancia del Paese per riempire la propria, tanto per
essere chiari.
La censura non piace a nessuno e spesso
non è facile districarsi tra siti politici, satirici che veicolano
contenuti discutibili, ma pur sempre leciti; testate come “Imola
Oggi”, “Piove governo ladro” , “Catena umana”e compagnia
bella , però, sono note a tutti ( anche alla polizia postale) come
veicolatrici di bufale a tonnellate. Eppur non si interviene, anche
se gli estremi per la denuncia sono facilmente reperibili nel nostro
codice civile e penale.
Insomma, il Webete è il proprietario
ed è responsabile del proprio pozzo, ma la fonte o la falda freatica
da cui spesso attinge andrebbe presidiata meglio. O no?
arz62
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