lunedì 5 giugno 2017

Il suicidio di un Paese. Cronaca di una morte annunciata.

Sarò didascalico ( e quindi, per i più, noiosissimo e anche fastidioso); se si vuole ammazzare un Paese, e noi ci stiamo riuscendo alla grande, bisogna far passare l'idea che il lavoro sia un privilegio e che il pagamento per il proprio lavoro sia una questione ininfluente, tanto più quando si passa da un lavoro solido (l'operaio che produce tondini) a un lavoro liquido ( il lavoro creativo).

E adesso, come tutti i rompiballe saccenti, ma, sappiatelo, assolutamente non buonisti, come potrete constatare, cito per i distratti l'articolo 36 della Costituzione:Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”.

E, se qualcuno mi parlerà , pensando di commuovermi, del piccolo imprenditore che, povero lui, è costretto a pagare poco i propri dipendenti perché strozzato dalle tasse, sappiate che non ho alcuna pietà: questi è uno stronzo che merita di appendersi al primo palo, strozzato dalla sua stronzaggine, non dalle tasse. Il piccolo imprenditore onesto, piuttosto, licenzia, con la morte nel cuore, non garrota i propri dipendenti.
Poi, e spero sempre che sia una bufala della peggior specie, in rete si trova questo annuncio:


E il cerchio si chiude. O, se preferite, il nodo scorsoio.     arz62

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