Sarò
didascalico ( e quindi, per i più, noiosissimo e anche fastidioso);
se si vuole ammazzare un Paese, e noi ci stiamo riuscendo alla
grande, bisogna far passare l'idea che il lavoro sia un privilegio e
che il pagamento per il proprio lavoro sia una questione ininfluente,
tanto più quando si passa da un lavoro solido (l'operaio che
produce tondini) a un lavoro liquido ( il lavoro creativo).
E
adesso, come tutti i rompiballe saccenti, ma, sappiatelo,
assolutamente non buonisti, come potrete constatare, cito per i distratti l'articolo 36 della Costituzione: “Il
lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità
e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a
sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”.
E, se qualcuno mi parlerà , pensando di commuovermi, del piccolo
imprenditore che, povero lui, è costretto a pagare poco i propri
dipendenti perché strozzato dalle tasse, sappiate che non ho alcuna
pietà: questi è uno stronzo che merita di appendersi al primo palo,
strozzato dalla sua stronzaggine, non dalle tasse. Il piccolo imprenditore onesto, piuttosto, licenzia, con la morte nel cuore, non garrota i propri dipendenti.
Poi,
e spero sempre che sia una bufala della peggior specie, in rete si trova questo annuncio:
E
il cerchio si chiude. O, se preferite, il nodo scorsoio. arz62
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