giovedì 22 giugno 2017

Sbagliando si impara. Forse.

La notizia è qui: Oggiscuola

Non è l'errore in sé. Tutti sbagliano. Chi ha lavorato nell'editoria lo sa bene: anche i migliori scrittori, anche gli esimi professori, in ispecie quando erano  costretti a scrivere tanto e di fretta, incorrevano in qualche sfondone, in qualche concordanza malriuscita e finanche in qualche errore ortografico.
Poco male: c'era sempre qualcuno nella casa editrice che riprendeva il manoscritto o il dattiloscritto e correggeva, pazientemente e senza smadonnare, il lapsus calami del dotto, scivolato qua e là su qualche accento e su qualche (c)acca ortografica.
Poi l'editor, ma allora non si chiamava così, mandava in stampa, dove, giocoforza, i tipografi incorrevano in altri errori ( diversi dall'originale) e, solo alla fine del farraginoso processo, il più scalcagnato e il più sottopagato dei correttori di bozze rimediava nel 99% dei casi all'idiozia vera e propria, all'errore marchiano e a quello che tutti ora chiamano “refuso” , ma che in realtà appartiene spesso alle categorie precedenti.
Qualche volta, va detto, il povero correttore di bozze provvedeva a correggere la “lectio difficilior” con la “facilior” ( e in questo caso raccoglieva supino, a stampa avvenuta, gli improperi dell'autore che si precipitava come un falco presso la casa editrice, lanciando alte grida per l'attentato al suo onore intellettuale)...
Comunque, alla disperata, insieme al libro già stampato compariva l'”errata corrige”, il fogliettino che ricordava al lettore l'imperfezione insita nella trasmissione dei testi, soggetta ai dispettosi diavoletti che inducono all'errore chiunque si sporchi le mani con l'inchiostro.
Come vedete, la sagra dell'errore, dunque, non è nuova, ma, come ho descritto, attraverso il filtro del controllo di più persone, l'errore spesso non compariva a stampa.
Che cosa sta succedendo ora?
Com'è possibile che le “tracce” diventino “traccie” e che il singolare di “batterio” diventi “battere”?
I casi sono tre: o si è tagliato sul personale a tal punto da saltare ogni forma di controllo o , ed è l'ipotesi peggiore, chi è preposto ai compiti di controllo non è più all'altezza dell'incarico che gli è stato affidato o questi ha lavorato troppo di fretta  ( ma una prova di maturità si stabilisce un bel po' di tempo prima, o no?).
La soluzione, a mio avviso, è semplice: o gli occhi di Argo di cento persone provvederanno d'ora in poi alla “scansione” del testo delle tracce di maturità sin nei minimi dettagli o i pochi , per questione di segretezza della prova, dovranno rileggersi il tutto con cura, dimostrando di non essere faciloni e distratti ( e magari chiedere alla moglie nel segreto del talamo quale sia il singolare di “batteri”; è tra l'altro un ottimo metodo anticoncezionale! ;-)).

Auspico che il MIUR adotti , dopo la figuraccia rimediata quest'anno, gli standard delle riviste di enigmistica: gli errori in queste redazioni sono visti come fumo negli occhi e confessare di aver sbagliato può portare al seppuku del colpevole, seduta stante, davanti a tutti i collaboratori!  arz62

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