Basta leggere in giro tra la
cyberspazzatura e tra gli scambi di molti docenti e genitori, nel
contenitore variegato dei messaggi motivazionali, ed è tutto un
proliferare dei “come”: non insegnare a tuo figlio (o al tuo
alunno) qualcosa, perdinci, quanto sei arretrato!, ma insegnagli
“come” arrivarci.
Non è solo un difetto degli educatori,
sia chiaro.
Anche i politici non scherzano: è
certamente meglio non mandare pesce ai paesi poveri, eh!, non si sa
mai che si abbuffino e se ne stiano sull'amaca a schiacciarsi un
pisolino per smaltire il bolo, 'sti fannulloni!, ma insegniamo loro prima e soprattutto
come pescare.
Insomma, è la vittoria del “come”
sul “qualcosa”.
L'effetto finale è sotto gli occhi di
tutti: persi nel metodo, nell'apprendere il “come”, si perde di
vista il pesce; l'addestramento sull'uso della canna da pesca si
scontra col fatto o che la canna da pesca non arriva a destinazione o che pescare con le mani, pur con le attrezzature teoriche del metodo, è difficile quando il lago con i pesci è
scomparso.
E il pesce, ovviamente. non glielo
inviamo per principio, perché costa.
In termini educativi, scusate l'eccesso
polemico (e lo è: conosco maestre che, a ragione, perché non lo fanno, mi sputerebbero in un occhio o in entrambi) tutto questo si traduce in: non ti insegno l'ortografia, le aste e il corsivo, ma ti
parlo di Jacobson, ovviamente nel primo anno della primaria.
Sia chiaro: il “come” è
democraticissimo (in apparenza): nessuno ti impone nulla, non ti
obbliga ad essere un contenitore passivo di un qualcosa che non ti
appartiene.
Educare, lo sappiamo tutti, è un
tirare fuori. Rendere chi non ha mezzi, o meglio sembra non averne,
erogatore di contenuti, insegnandogli il “come”, è sicuramente
più bello. Anche esteticamente.
L'effetto è che i bimbetti di fronte
al foglio bianco sanno forse come fare (anche se francamente, per
esperienza diretta, ne dubito), ma non hanno materiale da mettere
nero su bianco.
Insomma, pretendere opere di
architetti, senza laurea, e di operai generici, senza muratori, malta e
mattoni, ai bimbi è un bell'esercizio, ma il culo al caldo di un
edificio costruito con tutti i sacri crismi dell'arte edilizia non
riusciremo mai a mettercelo.
Ah, non fraintendete! So benissimo che
ciò che dico si presta alla solita tiritera che il saper fare è
meglio del sapere. Niente affatto.
Chi sa è fichissimo, a mio modesto parere, ma prima di arrivare al “come” bisogna passare attraverso le forche caudine del “qualcosa”.
Chi sa è fichissimo, a mio modesto parere, ma prima di arrivare al “come” bisogna passare attraverso le forche caudine del “qualcosa”.
Si impara il “come” solo per
imitatio e aemulatio.
Ad esempio, prima di riuscire vergare
le lettere in gotico bisogna essere esperti nel tracciare le aste,
prima di disegnare in prospettiva è utile che i bimbi sappiano
tirare le righe dritte con il righello, e le mie son banalità (sì?).
E' inutile insegnare ai bimbetti le
funzioni di Propp alle primarie , quando non sono in grado di
comprendere e produrre un testo semplicissimo ed è inutile spiegare
il predicativo del soggetto nelle scuole medie quando l'analisi del
verbo dei preadolescenti non sa discriminare né i modi né i tempi.
Il rischio di anticipare il “qualcosa”, e peggio ancora il “come” complesso senza che il “qualcosa”
si sia solidificato, può essere spiegato con un esempio facile facile
e polposetto per l'immaginario collettivo: pretendere che i bambini
apprendano un approccio adeguato alle tematiche sessuali senza
passare dall'ape e il fiore (il “qualcosa”) e avvicinarli
precocemente alle tematiche sessuali espondendoli a immagine di
Pornhub è un'idiozia, no? Riempirgli, inoltre, la testa di come sia
bella relazione tra uomo e donna attraverso delle slide sul concetto
di rispetto reciproco, tutti sanno che è fallimentare, perché ad
una certa età simili questioncelle non possono essere comprese, vero?
Insomma, tirando le somme del mio
delirio di fine settimana: prima i principi fondamentali senza fretta e a passo di
formica, poi qualche contenuto memorizzato anche a pappagallo
(esercitare la memoria, santiddio!, che male c'è?) e poi, solamente
poi, il metodo.
Passo passo, lentamente lentamente.
Avete capito: il mio è un elogio alla lentezza, temperato dalla fretta di non costringere quelli svelti di comprendonio a ripetere le stesse cose.
Festina lente: il delfino attorcigliato all'ancora.
Passo passo, lentamente lentamente.
Avete capito: il mio è un elogio alla lentezza, temperato dalla fretta di non costringere quelli svelti di comprendonio a ripetere le stesse cose.
Festina lente: il delfino attorcigliato all'ancora.
Nessun commento:
Posta un commento